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Scontro a fuoco in India: morti 31 ribelli maoisti e due militari indiani

Scontro armato nell’India centrale attorno alla città di Bijaipur, nello stato di Chhattisgarh.
Secondo quanto dichiarato dall’ufficiale di polizia Sundarraj P., durante il conflitto armato di domenica 10 febbraio, oltre alle decine di morti, sarebbero rimaste ferite anche diverse persone.

Un conflitto che va avanti dal 1967

Il conflitto armato fra l’esercito indiano e i ribelli maoisti, noti come naxaliti, è iniziato nel maggio del 1967. Gli scontri sono iniziati da una grossa rivolta contadina contro i proprietari terrieri nella cittadina di Naxalbari, nel Bengala Occidentale, guidati da Charu Majumdar, Kanu Sanyal e Jangal Santhal. L’obiettivo era di migliorare il tenore di vita delle comunità delle aree più povere dell’India, chiedendo più posti di lavoro e una maggiore equità nella distribuzione della ricchezza derivata dalle risorse naturali.

Il movimento si ispira alla visione del comunismo di Mao Zedong, leader comunista cinese, e riconoscono come fondatore il leader comunista Charu Mazumdar, appartenente alla CPI (Communist Party of India), morto in India in carcere.

“Corridoio rosso” dei ribelli maoisti indiani

Nonostante il governo abbia negli ultimi anni intensificato la repressione nei confronti dei ribelli naxaliti (soltanto l’anno scorso sono stati uccisi più di 280 ribelli), il movimento è tutt’ora presente in diverse aree del cosiddetto “corridoio rosso” che si estende dall’India centrale a quella settentrionale.

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