Compagnie tecnologiche indiane: il governo vuole imporre il controllo

Il Primo Ministro indiano Narendra Modi vuole imporre il controllo delle compagnie tecnologiche. È successo martedì 12 marzo nel mezzo di una conferenza per le elezioni che si terranno tra aprile e maggio. È dal novembre 2023 che il paese sembra essere in balia dell’intelligenza artificiale. Creazione di numeri telefonici finti e finti ologrammi, i partiti che si contenderanno la guida del paese si stanno sfidando sul web, sabotandosi a vicenda. È per questo motivo che il Primo Ministro Modi ha chiesto di introdurre delle restrizioni. Ma a differenza dei pacchetti legislativi che sono stati approvati in Europa la richiesta indiana sembra avvicinarsi di più alla Cina.

Le richieste

Il governo indiano vuole approvare i contenuti delle compagnie tecnologiche generatrici di AI prima che questi siano resi pubblici. La richiesta del Primo Ministro è stata criticata sia a livello nazionale che a livello internazionale. Tanto che Modi è stato anche accusato di fascismo. La richiesta appare strana, soprattutto perché ad aprile 2023 il governo aveva scelto di non introdurre alcuna restrizione all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Per questo motivo, anche se l’intelligenza artificiale ha intaccato la campagna elettorale, la decisione del Primo Ministro non si spiega. Se la legge dovesse passare sarebbe una vera marcia indietro per il paese. L’India si avvicinerebbe alla visione del governo cinese. In Cina ogni compagnia o azienda generatrice di AI deve inviare al governo le attività svolte e i contatti presi.

Primo Ministro Modi e il controllo sulle compagnie tecnologiche

In questo caso il problema non risiede nella legislazione. Ma nel controllo. Le compagnie tecnologiche hanno già delle leggi a cui attenersi, come l’India’s Information Technology Act. Ma volere che ogni prodotto sia approvato dal governo significa pretendere il monopolio dell’informazione. Se la richiesta venisse soddisfatta non esisterebbe più la pluralità dei contenuti tecnologici. La questione è delicata. Da un lato il paese non riesce a gestire l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, dall’altro lato rischia di sopprimere le libertà dei cittadini.

La geopolitica

L’India è uno dei paesi più all’avanguardia del mondo in ambito tecnologico. I software esportati dall’India hanno un valore di quasi 10miliardi l’anno. Quindi, il suo atteggiamento nei confronti dell’intelligenza artificiale verrebbe seguito anche da altri paesi. L’ha affermato Shruti Shreya, uno dei manager della piattaforma The Dialogue. C’è il rischio che lo sviluppo tecnologico di un gigante com’è l’India venga rallentato da un ipotetico controllo dell’intelligenza artificiale. Il vero problema è che l’intelligenza artificiale continua ad evolvere. È difficile lasciare una completa libertà alle aziende o alle compagnie. Ed è complicato per i governi gestire tutto questo.

Si è visto con la campagna elettorale in Pakistan, quando l’ex Primo Ministro Imran Khan ha portato avanti la sua campagna dal carcere attraverso la creazione di ologrammi. E il caso dell’India è emblematico in questo senso. L’Europa ha cercato di giocare d’anticipo. Ha introdotto il primo pacchetto legislativo per prevenire i danni dell’AI. Quasi tutto il mondo sta cercando di intervenire e di monitorare sia la libertà dei cittadini sia la sicurezza dei governi.

Francesca Neri

Laurea triennale in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Orientalistiche all'Università di Bologna, con Master di I Livello in African Studies all'Università Dalarna.

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