
Continuano gli attacchi lungo la Linea di Controllo, la linea de facto che divide la regione contesa del Kashmir tra India e Pakistan, in un’escalation che vede l’impiego massiccio di droni da combattimento. Entrambi i Paesi hanno annunciato di aver sventato attacchi condotti con missili e droni. Gli obiettivi presi di mira dall’India si trovavano all’interno delle due città più popolose del Pakistan, Karachi e Lahore. Colpita anche Rawalpindi, dove hanno sede i vertici delle Forze armate. Gli attacchi pakistani si sono concentrati nelle zone più vicine alla Linea di Controllo. Nell’attacco l’India ha lanciato tra i 25 e i 29 droni Harop di fabbricazione israeliana.
La ricostruzione
Il governo indiano ha annunciato che 13 civili sono stati uccisi e altri 59 sono rimasti feriti sul proprio territorio a causa del fuoco dell’artiglieria pakistano. Il ministero degli Esteri ha affermato che tutte le vittime sono state registrate nel villaggio di Poonch (nord-ovest), lungo la Linea di Controllo. Nello stesso villaggio si contano 44 feriti.
Ricostruzione respinta dal Pakistan. «Una storia inventata» ha replicato il ministro degli Esteri del Pakistan, Muhammad Ishaq Dar. Un drone indiano avrebbe danneggiato un sito militare vicino alla città, un altro è stato distrutto nei pressi dell’aeroporto.

L’Operazione Sindoor
La tensione tra i due Paesi resta ai livelli più alti mai toccati negli ultimi decenni, dopo l’Operazione Sindoor, l’attacco missilistico condotto nella notte del 7 maggio dall’India su nove siti in territorio pachistano, definiti da Delhi «campi di terroristi». In un appello alla Nazione il primo ministro pachistano Shehbaz Sharif ha detto che Islamabad «vendicherà» chi è stato ucciso dall’India. I morti accertati sinora su entrambi i lati della frontiera sono 43: Islamabad afferma che 31 civili sono rimasti uccisi dall’attacco indiano e dagli scontri lungo il confine, mentre New Delhi parla di almeno 12 vittime colpite dagli ordigni pachistani.
Le ragioni storiche
Ma lo scontro degli ultimi giorni è solo l’ultimo capitolo di tensioni tra le due potenze nucleari. Dalla loro separazione alla fine del dominio britannico nel 1947 hanno combattuto diverse guerre per il territorio del Kashmir. Almeno 45 morti sono stati segnalati da entrambe le parti in seguito all’escalation di mercoledì.
Gli appelli del mondo a deporre le armi
L’alto rappresentante Ue Kaja Kallas ha ribadito l’invito a «dar prova di moderazione». Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in visita a New Delhi ha chiesto «calma». Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha riferito di aver avuto due colloqui telefonici con gli omologhi dell’India e del Pakistan a cui ha espresso «profonda preoccupazione» per la grave escalation.