Stati Uniti, Trump abbassa i dazi per le auto e apre all’India

Trump annuncia alleggerimento dei dazi sulle auto

Nel centesimo giorno della sua presidenza, Donald Trump ha deciso di alleggerire i dazi sul settore automobilistico. Il piano del Tycoon, annunciato durante un comizio nel Michigan, è quello di riportare la produzione delle auto negli Stati Uniti. Intanto dalla Casa Bianca fanno sapere di un’intesa commerciale con l’India e di «accordo equo» con la Cina.

Le modifiche introdotte da Trump

Ieri, 29 aprile, Trump ha firmato un ordine esecutivo a bordo dell’Air Force One che lo portava in Michigan. Il decreto esentava le case automobilistiche dal pagamento di doppie tariffe. Ciò significa che i dazi introdotti il 2 aprile e quelli sulla componentistica previsti per il 3 maggio rimarranno in vigore. Mentre sono annullate quelle legate all’import di alluminio e acciaio.

Altre novità riguardano le imposizioni doganali sulle componenti straniere delle auto: a Ford, General Motors e ad altri verrà rimborsato fino al 3,75 per cento del valore dell’auto su quanto spendono in dazi. La quota scenderà al 2,5 per cento nel 2026. Inoltre, saranno libere da misure restrittive le case che rispetteranno Usmca, l’accordo che regola gli scambi tra Stati Uniti, Messico e Canada.

L’apertura all’India e i possibili spiragli con la Cina

Sempre nella giornata di ieri, Trump ha dichiarato che i negoziati tra Stati Uniti e India sui dazi «stanno andando alla grande, credo che avremo un accordo, loro vogliono fare un accordo». Quella con Nuova Dehli è la prima intesa legata ai dazi raggiunta dagli Stati Uniti da quando il Tycoon è alla Casa Bianca.

Nuove prospettiva anche nel rapporto con Pechino. «Avremo un accordo equo con la Cina», ha detto ai suoi sostenitori durante il comizio di Michigan. Per il momento dal Dragone non sono arrivate repliche alle dichiarazioni del presidente americano.

 

Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

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