Come si compone il prezzo dei carburanti? Si devono tenere in considerazione tre fattori nel prezzo finale: il costo della materia prima, la componente fiscale – vale a dire l’Iva e le accise – e il margine lordo che determina i guadagni di distributori, intermediari e venditori.
Tutti i costi sulla materia prima
Si parte dal valore effettivo per tonnellata del prodotto raffinato fissato dalla Platts, agenzia specializzata nel far convergere domanda e offerta di compagnie petrolifere, società di trading e banche d’affari. Tra i produttori e i venditori finali c’è un labirinto di broker e grossisti, specializzati nel piazzare agli acquirenti il prodotto finale assicurandosi un margine di profitto tramite una commissione d’intermediazione. Altri fattori che influenzano il prezzo di acquisto sono le quotazioni internazionali e l’effetto del cambio euro/dollaro.
Si calcola che tali passaggi pesino sulla benzina per circa 0,78€ al litro per il self-service, basandosi sui 1,905 euro per litro odierni. Invece per il gasolio self-service, oggi a 1,956 euro per litro, il costo della materia prima agisce per 0,956 € al litro
Cosa sono le accise?
Le accise sono un’imposta fissa che grava sulla quantità dei beni prodotti. Nella storia del nostro Paese, il suo ammontare è variato una ventina di volte allo scopo di fronteggiare finanziariamente diverse emergenze provocate da eventi naturali e non.
L’elenco (quasi) completo comprende:
- 1,90 lire (0,000981 euro) per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
- 14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
- 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
- 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
- 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
- 99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
- 75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
- 205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
- 22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
- 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
- 0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
- 0,0051 euro per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
- da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
- 0,04 euro per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
- 0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
- 0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
- 0,02 euro per far fronte ai terremoti dell’Emilia del 2012.
- 0,005 euro per il finanziamento del “Bonus gestori” e la riduzione delle tasse alle vittime dei terremoti in Abruzzo 2012
- 0,0024 euro per il finanziamento di alcune spese del decreto Fare “Nuova Sabatini”
Ruolo delle accise
Le accise in origine avrebbero dovuto essere adeguamenti temporanei. Eppure non sono state mai abolite, anzi si sono accumulate. Nella legge di stabilità del 2013 – varata durante il governo Letta – le accise sono state rese strutturali. Come se non bastasse dal 1999 un decreto legislativo permette alle Regioni d’imporre un’accisa autonoma sulla benzina. Il totale che va allo stato – IVA al 22% esclusa – è circa 0,337 centesimi per ogni euro speso. Questa cifra si traduce in entrate fiscali pari a 0,64€ per un litro di benzina, e di 0,66€ al litro per il gasolio, considerando i prezzi attuali.
Ma non è finita qui: allo Stato va anche l’IVA totale sulla transazione, che porta la cifra a circa 1,09€ per ogni litro di benzina acquistato. Le accise incidono di meno sul gasolio, che si ferma a 0,965€ al litro.
Quindi cosa rimane al distributore?
Facendo una rapida addizione, vediamo ciò che rimane alle pompe di benzina:
- Per la benzina tenendo presente un prezzo base di 1,905 €/L, sottraiamo 1,09€ di accise e 0,78€ di costi della materia prima e otteniamo un guadagno per i rivenditori di 3 centesimi e mezzo per il self-service;
- Per il gasolio con un prezzo base di 1,956 €/L, sottraiamo 0,965€ di accise e altri 0,956€ per il costo della materia prima e otterremo di nuovo 3 centesimi e mezzo per il self-service.
Se ripetiamo le medesime operazioni per il servito, avremo un profitto per i gestori pari a 5 centesimi al litro. I dati sono in linea con le cifre pubblicate dal Governo e riportate dall’Ansa.
Ogni 100€ spesi dai consumatori al self-service, insomma, soltanto 3,50€ finiscono nelle tasche dei benzinai, mentre ben 57 euro vanno all’Erario. Forse uno dei motivi alla base dello sciopero annunciato all’inizio del 2023.
Di Ivan Torneo e Filippo Di Chio