Rito dalla lunghissima tradizione, il conclave è un evento politico e religioso che nel corso dei secoli è stato spesso connotato da episodi storici, relativi alla sua durata, ai suoi partecipanti e alle circostanze dell’elezione papale.
Chiusi a chiave per necessità
Com’è noto, il conclave deve il suo nome al fatto che i cardinali si chiudano a chiave (dal latino, cum clavis) in una stanza, che oggi è stabilmente la Cappella Sistina. L’isolamento dei cardinali avviene per ragioni di segretezza, ma nasce da un fatto storico assolutamente peculiare.
Nel 1268 la morte di Clemente IV portò alla convocazione dei cardinali per l’elezione del successore. In un periodo storico turbolento, però, segnato da scontri politici che inevitabilmente influenzavano le fazioni di appartenenza dei cardinali, le votazioni si protrassero per quasi tre anni. Stanchi di attendere, i cittadini di Viterbo, città nella quale si teneva il conclave, condussero a forza i cardinali nel Palazzo Papale e gli vietarono di lasciarlo fino a che non avessero completato l’elezione. Pochi giorni più tardi, per forzare ulteriormente la decisione, tagliarono la somministrazione del vitto e scoperchiarono una parte del tetto dell’aula dove erano rinchiusi i porporati.
La segregazione ebbe l’effetto sperato: i porporati incaricarono una commissione, composta da sei di loro, di designare il nuovo pontefice. La scelta ricadde su Tedaldo Visconti, all’epoca nemmeno sacerdote, che fu incoronato papa pochi mesi più tardi con il nome di Gregorio X. Memore del disordine che aveva preceduto la sua elezione, il nuovo Papa si adoperò affinché uno stallo simile non si ripetesse: il risultato fu la promulgazione, nel 1274, della costituzione apostolica Ubi Periculum, che fissò le regole per l’elezione. Pur con qualche aggiustamento successivo, quella norma vige ancora oggi.

La Cappella Sistina e gli altri luoghi del conclave
Oggi viene spontaneo pensare che il conclave si tenga nella Cappella Sistina, ma non è sempre stato così. La prima volta che questo accadde fu nel 1492, in occasione dell’elezione che elevò Alessandro IV al soglio pontificio. Due dati rendono l’idea di come era il mondo dell’epoca. Il primo è che in quegli stessi giorni Cristoforo Colombo iniziava il viaggio che lo avrebbe portato a scoprire l’America. Il secondo è invece relativo alla Cappella Sistina, che appariva molto diversa da come siamo abituati a vederla oggi: Michelangelo non aveva ancora affrescato la parete con il celeberrimo Giudizio Universale.
Negli anni successivi, la storiografia riporta che la sede del conclave continuò ad essere il Palazzo Apostolico (seppur non sempre nella Cappella Sistina), con alcune eccezioni. Dopo il conclave del 1800, nel Monastero di San Giorgio Maggiore, e i quattro successivi, al Palazzo del Quirinale, dal 1878 in poi l’elezione del pontefice si è svolta solo nella Sistina.
Un conclave lampo
Il conclave più breve della storia fu il secondo tenutosi nel 1503. Al termine del pontificato di papa Pio III, durato appena 37 giorni, i cardinali si riunirono per la seconda volta in poche settimane. Il risultato dell’elezione arrivò dopo appena dieci ore. Ne uscì vincitore il potente Giuliano Della Rovere, incoronato con il nome di Giulio II. Il suo regno, durato quasi dieci anni, fu uno dei più celebri del Rinascimento, caratterizzato dal mecenatismo nei confronti di artisti come Michelangelo e Raffaello.
Roma in pericolo
Il conclave del 1559 si svolse in un clima di grande tensione. Mentre la Chiesa cattolica cercava di rispondere alla Riforma Protestante con il Concilio di Trento, il destino del papato era nelle mani di un Collegio cardinalizio diviso tra chi faceva gli interessi delle famiglie nobiliari italiane, chi del re di Francia e chi del re di Spagna. Dopo oltre tre mesi di faticose trattative, un accordo tra le principali forze politiche permise l’elezione di Pio IV. A differenza del suo predecessore Paolo IV, l’inviso Papa dell’Inquisizione e dell’Indice dei Libri proibiti, Pio IV si impegnò nella lotta al nepotismo e incentivò l’arte e la stampa.

La parentesi veneziana
Il conclave del 1800, come ricordato sopra, fu l’unico avvenuto a Venezia. La ragione di questo spostamento dipendeva da Napoleone, la cui azione aveva preso di mira anche lo Stato Pontificio. Due anni prima, infatti, le truppe francesi avevano occupato Roma e il precedente pontefice Pio VI era morto in Francia, dove era stato deportato per ordine del Direttorio.
Impossibilitati a riunirsi a Roma come di consueto, i cardinali trovarono rifugio a Venezia, nell’abbazia benedettina di San Giorgio. L’offerta di questo luogo proveniva dall’imperatore Francesco II di Asburgo-Lorena, che aveva da poco annesso la città lagunare alla monarchia asburgica. Sulle rive dell’Adriatico, il Collegio cardinalizio elesse al soglio pontificio Pio VII. Fu l’ultimo caso di un Papa scelto al di fuori di Roma.
La fine del diritto di veto
Il primo conclave del XX secolo fu connotato da un episodio particolare, che non riguardò il pontefice eletto. All’apertura dei lavori, il favorito dai voti dei porporati era il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, già segretario di Stato del defunto Leone XIII. Il suo coinvolgimento negli affari diplomatici delle potenze europee, tuttavia, non era gradito a tutti. Tra i suoi oppositori, l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe trovò il modo di esprimere la sua contrarietà in conclave: tramite il vescovo di Cracovia Jan Puzyna, il sovrano esercitò l’antico ius exclusivae, un diritto di veto che poteva escludere dall’elezione una specifica persona.
Fuori Rampolla, i voti ricaddero sul patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, che accettò l’incarico e prese il nome di Pio X. Il nuovo pontefice si assicurò che non si ripetessero le ingerenze del passato e con la costituzione apostolica Commissum Nobis del 1904 proibì il diritto di veto.
Le lunghe attese del Novecento
I grandi eventi storici del secolo scorso hanno avuto inevitabili ricadute sui conclavi, che spesso si sono trascinati per diversi giorni nonostante la riservatezza raggiunta. Nel 1914 l’elezione di Benedetto XV richiese 10 scrutini, otto anni dopo quella di Pio XI addirittura 14. Particolarmente faticoso fu quello del 1958: erano gli anni della Guerra fredda e la scelta ricadde sul cardinale Angelo Roncalli, che aveva già quasi 77 anni. Da Roncalli, proclamato papa con il nome di Giovanni XXIII, ci si aspettava un pontificato breve, di transizione. La realtà fu ben diversa: il nuovo Papa organizzò il Concilio Vaticano II, che cambiò il volto delle Chiesa.
Il conclave si apre al mondo
Nel 1978 l’elezione di Giovanni Paolo II portò una ventata di novità. Il cardinale polacco Karol Wojtyła fu il primo pontefice non italiano eletto dopo più di quattro secoli. Il suo lungo pontificato segnò una vera e propria apertura della Chiesa al mondo, rappresentata dalle tante iniziative internazionali, come le Giornate della Gioventù, e dagli innumerevoli viaggi apostolici.

La tendenza di un papa non italiano fu confermata nei due conclavi successivi: quello del 2005, che elesse il cardinale tedesco Ratzinger, Benedetto XVI, e quello del 2013, che designò il vescovo di Buenos Aires, l’argentino Jorge Mario Bergoglio, primo papa a scegliere il nome di Francesco.
Nel conclave in corso in questi giorni, i cardinali riuniti nella Cappella Sistina rappresentano ben 70 Paesi. È il conclave più numeroso della storia, ma anche il più “aperto” a livello geografico. E chissà che questa elezione non comporti un fattore di novità destinato a rimanere nella storia.