In principio era Expo, oggi è Mind: i cambiamenti dieci anni dopo

In principio fu l’Expo. Oggi, sulle sue ceneri sorge il nuovo e moderno Milano Innovation District (Mind). Nella stessa area dove dieci anni fa sorgevano i padiglioni dei vari Stati sono adesso presenti, fra le altre, strutture come l’ospedale ortopedico Galeazzi e un centro di ricerca tecnologico avanzato (Human Technopole).

La riconversione dell’Area Expo

La necessità di riadattare la zona dell’esposizione 2015 e donarle un futuro ha indotto Milano a guardare avanti e creare un progetto che è un unicum di innovazione e sostenibilità, spingendosi dove le altre città italiane non hanno ancora osato. «Ai tempi della chiusura dell’Expo milanese, tutto questo era più un sogno che un progetto», ha detto Igor De Biasio, amministratore di Arexpo.

«In Italia non c’era ancora una storia di successo dopo un grande evento. I mondiali di Italia ’90 sono stati fallimentari sotto questo punto di vista. E anche le Olimpiadi Invernali di Torino 2006, almeno parzialmente», ha poi sottolineato lo stesso. L’idea però è quella di provare a espandere il modello Mind su scala nazionale. Da qui il cambiamento del nome della società proprietaria della zona che ha ospitato l’Expo, divenuta Principia (“inizio” in latino) solamente qualche giorno fa.

Iniziata nel 2018 e con termine previsto nel 2032, la riconversione dell’area di Rho Fiera è frutto della collaborazione tra l’ormai ex Arexpo e Lendlease, società australiana con una concessione di 99 anni, già attiva nella riqualificazione del villaggio olimpico di Londra. L’investimento totale previsto è di circa 5 miliardi di euro, in gran parte privati. E con il contributo del Comune di Milano che ha scelto di optare per un progetto innovativo e di ammodernamento laddove avrebbe potuto scegliere di edificare case da vendere e affittare, con introiti maggiori e soprattutto più sicuri.

Palazzo Italia
Mind: cosa c’è già e cosa ci sarà

Ma cosa c’è attualmente dove nel 2015 si estendevano gli hub dei vari stati? “We mind your future”, si legge sulla parete della stazione di Rho-Fiera scendendo dai mezzi. Un benvenuto che gioca sul nome del distretto, o un tentativo di sottolineare che ciò che si sta costruendo è pensato per gli ospiti, del presente e del futuro.
Dopo l’ingresso, l’occhio cade laddove dieci anni fa il Padiglione Zero apriva la sfilata di stand della kermesse milanese.

Ora è il grande cantiere West Gate a prendersi la scena, con le gru che innalzano edifici destinati a ospitare uffici e residenze, ma anche palestre, alberghi e attività commerciali. Tutti pensati con uno spazio in comune: un piano terra sempre accessibile e aperto alla libera circolazione. Un senso di inclusività preferito ai muri e alle barriere, fisiche e metaforiche. Un ricordo di come Expo 2015 sia stata un punto di ritrovo di gente proveniente da ogni angolo del mondo.

Proseguendo per pochi metri, sulla destra, si apre il Decumano: una dorsale che si allunga per un chilometro e mezzo tagliando di netto questo quartiere di rigenerazione urbana dominata dall’ospedale Galeazzi, già attivo dal 2022. Vicina del Galeazzi è la Fondazione Triulza, sistemata nella vecchia cascina e già attiva durante Expo, punto di riferimento per il terzo settore. Ma è ancora più avanti che si trova il cuore pulsante della vita all’interno del quartiere: il Mind Village.

La sede dell’ospedale Galeazzi all’interno di Mind, già attiva dal 2002

Oltre alla Scuola di restauro di Botticino, che ha scelto questa sede mentre lavora al recupero di opere d’arte meneghine, troviamo campi da basket, aree per noleggio di bici e monopattini e una grande scacchiera, che donano colore e una parvenza di vita vera ad un’area altrimenti dominata da cantieri grigi, gru e macchinari. Qui le persone possono passare del tempo in compagnia, divertendosi e socializzando. Proseguendo lungo la spina dorsale di Mind si raggiunge Palazzo Italia, eredità dell’esposizione che ospita adesso la Human Technopole, istituto di ricerca specializzato in Scienze della vita. Il centro è diviso in cinque specializzazioni con 400 ricercatori.

Sul lato sinistro, verso l’East gate, si può invece osservare l’unica sede fuori dalla California di SkyDeck, il prestigioso acceleratore di startup direttamente dall’Università di Berkeley, California, che dona a Mind quell’atmosfera da Silicon Valley all’italiana. Questo è il cuore innovativo del distretto, il cuore di una Milano che punta ad essere sempre più grande, dal respiro internazionale che vuole condividere con i modelli delle città globali come New York, Tokyo e Londra.

Vicino all’area dove, mattone dopo mattone, si appresta a sorgere il nuovo campus scientifico della Statale, destinato ad accogliere non meno di 23 mila tra docenti, studenti e ricercatori, è dislocato l’Albero della Vita. Simbolo glorioso dell’Expo 2015, è oggi spoglio e dismesso. Ancora per poco però. Il progetto in via di sviluppo ha infatti l’obiettivo di renderlo ancora più scenografico di dieci anni fa, almeno sulla carta. Il progetto prevede nuovi giochi d’acqua ed effetti speciali paragonabili a quelli delle fontane davanti al Burj Khalifa di Dubai, trasformandolo in una delle attrazioni più suggestive di Milano.

Un villaggio green

Niente auto nel futuro di Mind, almeno secondo i piani. Oggi il Decumano è ancora la via principale per attraversare l’area e le macchine parcheggiate sono parecchie. La svolta ecologica si vedrà quando quest’ultimo, una volta terminati i cantieri e smantellato l’asfalto di Expo, diventerà un lungo parco lineare di 1,5 chilometri. A quel punto, le macchine e i mezzi di servizio potranno circolare solamente lungo il perimetro esterno dell’area. E Mind potrà fregiarsi dell’appellativo di quartiere green.

Un angolo di verde a Mind
Solo un villaggio o una comunità?

Una l’incognita principale che aleggia momentaneamente in attesa del completamento del progetto (attualmente i lavori sono al 30%). Far diventare il distretto non solo un luogo fisico funzionale, bensì una comunità. Elemento su cui alcuni cittadini hanno sollevato dubbi. Ma Domenico D’Alessio, direttore marketing in Europa di Lendlease, appare piuttosto fiducioso. “Non sarà un quartiere che vive di giorno e alle 18 si svuota. Le persone verranno qui per lavorare, curarsi, ma anche ascoltare musica, fare sport, cenare e creare relazioni”. E gli fa eco anche lo stesso De Biasio: “Piacerà per la sua bellezza. Per l’energia che è in grado di diffondere. E per il modello di rigenerazione e sostenibilità che lo ispira”.

La volontà è dunque quella di non avere un’isola sconnessa, ma un posto che accolga e raccolga le persone. E questo passerà dalla capacità di tenere vivo il posto. Con concerti, esibizioni, eventi e manifestazioni che lo rendano appetibile agli occhi della gente, dei giovani in particolare. Perché studenti e ricercatori, che per la maggior parte riempiranno l’area, rientrano in questa fascia della popolazione. L’idea che sta alla base di questa riqualificazione del territorio è stata sicuramente valida. Anche perché limitare un’area così estesa a un’esposizione di 6 mesi si sarebbe rivelato uno spreco. Di risorse, spazio e soldi. L’investimento è stato ingente, e come sempre in situazioni come queste, solo il tempo darà le risposte che si cercano sulla buona riuscita o meno.

Quello che è certo è che al capolinea della linea metropolitana M1, nei pressi della stazione di Rho Fiera, sta sorgendo una piccola cittadina con l’ambizione di essere il più indipendente possibile dalla grande Milano che la circonda e la capacità di accogliere fino a 70mila persone.

 

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