Tweet di Ozil in difesa degli uiguri: la Cina oscura la partita dell’Arsenal

La tv di stato cinese Cctv ha cancellato dalla programmazione la partita casalinga dell’Arsenal contro il Manchester city di domenica 15 dicembre per un tweet di Mesut Ozil. Il centrocampista tedesco di origine turca dei Gunners aveva difeso con un post la minoranza uigura di origina musulmana attaccando la Cina. La Repubblica Popolare non ha gradito il comportamento del giocatore e ha deciso di non trasmettere la gara di Premier League, tra l’altro persa dall’Arsenal per 3 a 0 con Ozil sostituito al 59esimo.

«In Cina il Corano viene bruciato, le moschee sono state chiuse, le scuole teologiche islamiche sono state bandite, gli studiosi religiosi sono stati uccisi uno per uno e i fratelli deportati». Così si era espresso il calciatore su Twitter mettendo come sfondo del messaggio la bandiera dello Xinjiang, la regione del Turkistan orientale sotto l’influenza della Repubblica Cinese dove vive la più grande comunità di uiguri. Ozil aveva poi puntato il dito contro il silenzio della comunità musulmana: «Nonostante tutto i musulmani stanno zitti».

La situazione nello Xinjiang

Lo Xinjiang è una regione autonoma della Cina nordoccidentale. Xinjang significa letteralmente Nuova frontiera, nome considerato offensivo dai sostenitori dell’indipendenza che preferiscono chiamare questa zona Uiguristan o Turkistan orientale. A sua volta il governo cinese non riconosce questi nomi considerandoli eversivi, essendo associati al movimento di indipendenza. Nonostante siano solo lo 0,6% della popolazione della Cina, gli uiguri subiscono continue repressioni. Il governo ha attuato il coprifuoco dalle 21 alle 8 in tutto lo Xinjang, disponendo la pena di morte per chi fomenta disordini o rivolte. Da un paio di anni si parla addirittura di campi di detenzione dove sarebbero confinati gli uiguri. Anche il New York Times recentemente con un reportage aveva denunciato i campi di concentramento e le violenze di Pechino. Poco meno di un mese fa infatti, lo storico giornale americano aveva diffuso più di 400 pagine di documenti interni del governo cinese che descrivevano i soprusi contro le minoranze etniche nello Xinjang. Tra le carte, emergevano anche le parole del presidente Xi Jinping che nel 2014 esortava a non avere «alcuna pietà» nei confronti degli uiguri.

Le reazioni dalla Cina

Il tweet di Ozil ha sollevato molte polemiche in Cina costringendo l’Arsenal a prendere le distanze dal suo giocatore: in un comunicato infatti il club londinese ha dichiarato che la società è da sempre apolitica.

L’Arsenal è molto popolare in Cina. Così come il calciatore tedesco, che ha più di 4 milioni di seguaci sul microblog Weibo, dove è affettuosamente conosciuto come 272, numeri che quando pronunciati ricordano il suo nome. Molti tifosi cinesi hanno postato video in cui bruciano le magliette di Ozil invitandolo a pensare solo al calcio. La Chinese Football Association ha detto ai media locali di essere molto «oltraggiata e delusa» e sull’argomento è intervenuto anche Geng Shuang, portavoce del ministro degli esteri cinese: «Venga a dare un’occhiata. Finché ha buon senso, può fare una chiara distinzione tra giusto e sbagliato. Vedrà uno Xinjiang diverso».

Anche Hu Xijin, editore del Global Times, tabloid prodotto direttamente dal Partito Comunista cinese, ha definito Ozil un «uomo pieno di sciocchezze». «Vuole solo incoraggiare la jihad globale, usando lo Xinjang come scusa» ha tuonato sulle righe del suo giornale.

Il precedente di Daryl Morey, general manager degli Houston Rockets

La Cina non accetta mai dichiarazioni che riguardano la sua politica soprattutto nei temi più delicati. Embelamatico era stato anche il caso di Daryl Morey, general manager degli Houston Rockets, squadra di NBA. Anche in quel caso un tweet aveva scatenato tantissime polemiche. Morey, costretto poi alle scuse, si era schierato in supporto della protesta in atto ad Hong Kong contro il governo cinese. La Lega cinese di basket aveva reagito oscurando su tutte le reti le partite dei Rockets.

Per Ozil non è certamente un momento semplice. Le prestazioni stentano a decollare, sia le sue che quelle del suo Arsenal. E non è la prima volta che il centrocampista finisce nel mirino delle critiche.

Nel luglio del 2018 circolò in rete una foto che ritraeva lui ed Ilaky Gundogan, compagno di Ozil in Nazionale e anche lui di origine turca, con il presidente della Turchia Recep Tayiip Erdogan. Erano passati pochi mesi da quando il giornalista turco-tedesco di Die Welt Deniz Yucel era stato liberato dalla prigionia nelle carceri turche, dove era rimasto per un anno con l’accusa di terrorismo. La foto ebbe una risonanza molto forte in Germania, tanto che Ozil decise di dare addio alla Nazionale tedesca. Quasi un anno dopo  il giocatore dell’Arsenal si fece immortalare di nuovo con Erdogan, in occasione dei festeggiamenti per la fine del Ramadan.

 

 

Nicolo Rubeis

Giornalista praticante con una forte passione per la politica, soprattutto se estera, per lo sport e per l'innovazione. Le sfide che attendono la nostra professione sono ardue ma la grande rivoluzione digitale ci impone riflessioni più ampie. Senza mai perdere di vista la qualità della scrittura e delle fonti.

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