
Una mossa che fa crollare un pilastro della civiltà moderna. Il 29 giugno il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato il decreto proposto dal Consiglio di sicurezza e difesa nazionale per il ritiro del Paese dalla Convenzione di Ottawa del 1997. È il trattato internazionale che vieta l’uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento di mine anti-uomo, oltre a imporre la loro distruzione. La pericolosità di queste armi è nota, e i suoi effetti distruttivi restano trappole silenziose anche dopo la fine dei conflitti, colpendo i civili per decenni.
LA NECESSITÀ DI DIFENDERSI DALLA RUSSIA

Invece di andare verso la pace e il progresso, nella guerra Russo-Ucraina si fanno passi indietro in nome della necessità di difesa. Dopo tre anni di guerra, Kiev corre ai ripari decidendo di abbandonare la Convenzione di Ottawa che aveva firmato nel 1999 e ratificato nel 2005. Secondo il ministero degli Esteri ucraino, ai tempi del trattato «l’Ucraina si è trovata in un momento in cui tali circostanze non erano presenti e non potevano essere previste». Adesso invece è «in una situazione diseguale e ingiusta, che limita il suo diritto all’autodifesa ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite».
L’Ucraina non è l’unica a muoversi in questa direzione: è la sesta nazione, dopo Polonia, Finlandia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Infatti, lo scorso marzo questi paesi, confinanti con la Russia e la Bielorussia, avevano annunciato di ritirarsi congiuntamente dalla convenzione di Ottawa per rafforzare i propri confini nell’eventualità di un attacco. Solo la Norvegia sembra tener duro, ma resta la preoccupazione circa la sicurezza in Europa.
LA CONVENZIONE DI OTTAWA
La Convenzione è entrata in vigore il 18 settembre 1997 e vi hanno aderito 164 Paesi, Italia inclusa. Sono assenti, però, alcune delle più grandi potenze al mondo, tra cui USA, Cina, Russia, India, Repubblica di Corea, Corea del Nord e Israele. La mancanza delle principali nazioni è già sintomo di una falla nel trattato e rappresenta un forte limite alla sua efficacia.

LA Pericolosità DELLE MINE ANTI-UOMO E IL RUOLO DI LADY D
Il risultato è che adesso le forze armate ucraine potranno legittimamente usare le mine anti-uomo. Si tratta di ordigni esplosivi che si attivano quando una persona le tocca. Progettate per ferire o uccidere, le mine vengono nascoste sottoterra o in altri nascondigli. In questo modo diventa impossibile vederle, per i militari, ma anche per i civili quando la guerra terminerà. Infatti, la bonifica di questi ordigni è pericolosa, costosa e lunga, tanto che molti esplosivi restano sepolti per molto anche dopo la fine nel conflitto, continuando a rappresentare un pericolo. Le mine anti-uomo sono presenti ancora in 58 Paesi. Ad aggravare alla situazione, il fatto che queste siano già largamente usate da numerosi attori paramilitari e non statali o sub-statali, che le producono in proprio.

Sensibilizzare civili e capi di stato circa i rischi del loro utilizzo è il miglior modo per evitare che vengano impiegati. È quello che aveva tentato di fare Lady Diana Spencer. La principessa, sostenitrice della causa, aveva svolto un ruolo cruciale per portare la questione nel dibattito pubblico, tanto da visitare personalmente le zone in cui queste armi erano ancora presenti. Simbolica la sua fotografia del 1997 mentre percorreva un campo minato dell’Angola con indosso un casco balistico e un giubbotto antiproiettile.