Il Niger ritorna il fulcro delle rotte migratorie subsahariane

Il Niger ritorna al centro delle polemiche internazionali. Questa volta non c’entrano le avversità nei confronti delle basi militari statunitensi, come accaduto all’inizio del 2024. Non contano neanche gli avvicinamenti del governo militare nigerino con la Cina e la Russia. Si puntano i riflettori sul Paese perché ha ripreso a svolgere il suo ruolo all’interno del continente africano. Il Niger è, nuovamente, il principale attore dei flussi migratori subsahariani. Dall’autunno del 2023 tutti coloro che vogliono tentare la strada dall’Africa subsahariana all’Europa passano dal Niger. Lo stato dell’Africa occidentale ha aperto un vero e proprio business sulle rotte migratorie, cosciente di essersene il fulcro.

Dal 2016 al 2023

Si parla in continuazione di Africa, la maggior parte delle volte proprio in riferimento ai flussi migratori. Ciò che spesso non viene fatto è tracciare una cartina geografica chiara che consenta di definirne i movimenti. Eppure, il Niger è stato per tanto tempo l’epicentro di questi passaggi. Per viaggiare dal sud del deserto del Sahara, che taglia in due l’Africa per 9.200.000km, alla Libia o all’Algeria si hanno due vere opzioni: la prima è attraversare il Niger, dirigendosi a occidente. La seconda è tentare il passaggio nell’Africa orientale, percorrendo la strada verso il Sudan.

Fino al 2016 chiunque avrebbe prediletto il Niger al Sudan. L’Africa orientale è più complicata, i governi sono sempre stati particolarmente instabili e, per questo motivo, i controlli alle frontiere più serrati. L’Africa occidentale sembrava la via più “semplice e sicura”. Ma nell’estate del 2016 in Niger è stata introdotta una legge che ha modificato le rotte migratorie africane. La legge si componeva di pochi punti, che erano però puntigliosi e restrittivi. È stata chiusa la rotta di Agadez, che era l’epicentro delle rotte. I controlli alle frontiere sono diventati serrati. È stata introdotta la possibilità di detenzione dei migranti.

Città di Agadez

La volontà di contrastare le rotte migratorie ha avuto delle ripercussioni devastanti sulla politica e l’economia del paese. La legge del 2016 non ha solo messo a repentaglio la vita di chi cercava di raggiungere il nord Africa attraverso il Niger, ma ha anche lanciato lo Stato in mano ai trafficanti e alla mafia locale. Ha avviato un commercio lucroso tenuto in piedi con lo sfruttamento della comunità locale. il 2023 segna un punto di svolta. Nell’estate del 2023 il colpo di Stato che ha ribaltato il governo nigerino ha portato all’instaurazione di uno Stato Militare. In pochi mesi è stata abrogata la legge del 2016.

La modifica della rotta

A novembre del 2023 il governo del Niger ha tolto le restrizioni. La liberalizzazione delle rotte migratorie per il paese da un lato ha giovato all’economia. È stato aperto un business sui migranti che tentano di raggiungere Libia e Algeria. Le comunità locali si sono organizzate per creare una rete economica attorno a questi passaggi, rendendoli più sicuri. Soprattutto, niente deve essere più svolto in segreto come negli anni precedenti. I migranti sono coloro che hanno avuto maggiori benefici. Questo aspetto si riscontra non solo nella maggiore sicurezza della loro permanenza in Niger, ma anche per la situazione nella quale sta versando il Sudan da aprile 2023.

Con l’esplosione della guerra civile in Sudan il paese non è ora più attraversabile. A livello internazionale nessuno può accedere. Internamente all’Africa è quasi impossibile passare la frontiera. È un aspetto importante perché fino alla scorsa primavera questa era la rotta principale, a causa delle restrizioni nell’Africa occidentale. Dall’autunno 2023 a questi primi mesi del 2024, secondo la testata Al Jazeera, i migranti passati dal Niger verso Libia e Algeria sono stati 60.000. Nonostante ciò, il fenomeno migratorio non è statico ma è dinamico, i cambiamenti degli ultimi mesi ne sono la prova.

Francesca Neri

Laurea triennale in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Orientalistiche all'Università di Bologna, con Master di I Livello in African Studies all'Università Dalarna.

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