Brexit dorata per l’Irlanda: i dazi valgono 700 milioni di euro in più

Irlanda Brexit

Mors tua, vita mea. Spesso e volentieri i detti antichi riescono a cogliere le cose di tutti i giorni nella loro essenza più profonda. E per certi versi eterna. La tua morte, la mia vita. La tua perdita, il mio guadagno. Probabilmente una cosa simile deve essere passata per la mente a Simon Harris, primo ministro irlandese. Perché l’uscita dall’Europa della Gran Bretagna (ormai di quattro anni fa), ha rimpolpato e non poco le casse statali della vicina Repubblica d’Irlanda.

Un nuovo tesoretto

In inglese la si definirebbe bonanza, come ha fatto il quotidiano Guardian. Un colpo di fortuna insperato, o forse ancora meglio una manna dal cielo. L’Eire avrebbe infatti guadagnato oltre 700 milioni di euro tra il 2020 e il 2021 grazie al netto aumento delle entrare fiscali. È quanto emerge da un nuovo studio effettuato dai Revenue Commissioners irlandesi. Una crescita che deriva proprio dalla rinuncia di Boris Johnson all’Unione Europea e al suo sistema economico vantaggioso.

Johnson Brexit Irlanda
L’ex primo ministro inglese Boris Johnson, artefice della Brexit e delle lunghe trattative con l’UE per l’uscita della Gran Betagna dalla comunità

Dazi di confine, questa è la parola segreta. Votata con un referendum nel 2016 e ufficializzata il 31 gennaio 2020, la Brexit ha fatto sì che si erigessero nuovamente tutti quei muri che l’appartenenza a una comunità continentale aveva inevitabilmente abbattuto. Il mercato unico e l’unione doganale creavano (e creano per chi fa ancora parte dell’UE) condizioni favorevolissime per l’export. Dire addio a questa condizione è significato sottoporsi a nuovi controlli, verifiche e tassazioni sulle esportazioni verso tutti i Paesi europei.

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Un aumento del 90% delle entrate doganali che per l’Irlanda arriva soprattutto da Londra (per quasi la metà). Abbigliamento, alimentari e altri beni: importazioni sempre più redditizie per Dublino dalla chiusura dei ‘confini economici’. Confrontando il 2019 con i tre anni successivi alla Brexit, è evidente il notevole balzo delle entrate. Nel 2021 si è registrato un aumento di 178 milioni di euro, +52% dei dazi rispetto a due anni prima. Nel 2022, poi, le entrate sono cresciute dell’80%, per un totale di 617 milioni di euro in più. E l’anno scorso le casse irlandesi si sono arricchite di un ulteriore +72%.

«Il livello dei dazi doganali è effettivamente raddoppiato negli ultimi anni rispetto al decennio precedente, riflettendo la trasformazione della Gran Bretagna in un Paese terzo nel 2021», si legge nel rapporto dei Commissioners. E Londra è prima per dazi doganali e valore di merci importati nell’isola vicina. Abbigliamento, materie plastiche, veicoli elettrici, calzature e altro ancora. Export per un valore annuo di 57,6 miliardi di sterline verso l’Irlanda, che hanno fruttato eccome a quest’ultima.

Ma c’è chi sottolinea il lato scuro di questa ‘bonanza’. «La brutta notizia sono i costi della Brexit e la questione di chi sta pagando i dazi doganali», commenta David Henig del Centro europeo di economia politica internazionale. «Vengono tolti dai profitti degli esportatori o vengono trasferiti ai consumatori alzando i prezzi?».

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