FUORI – EPISODIO 7 – IL GOLPE IN NIGER

SETTIMA PUNTATA: IL GOLPE IN NIGER

  • Il colpo di Stato in Niger
  • Le reazioni dal mondo e i possibili scenari che si aprono
  • La Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale e la Guardia presidenziale

 

 

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Il Niger sta vivendo uno dei momenti più bui della sua storia: il presidente Mohamed Bazoum è stato destituito e preso in ostaggio in un colpo di Stato. Il settimo in un Paese dell’Africa occidentale dal 2020.

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Buongiorno a tutti,

io sono Giulia Zamponi, giornalista di MasterX, la testata del Master in Giornalismo IULM, e questo è Fuori, il mondo oltre i nostri confini, un podcast che parla di esteri.

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Il 26 luglio un gruppo di soldati dell’esercito del Niger ha annunciato in diretta sulla televisione nazionale di aver compiuto un colpo di Stato e così aver deposto il presidente Mohamed Bazoum, eletto democraticamente due anni fa.

I golpisti fanno parte della Guardia presidenziale del Niger, un’unità speciale dell’esercito. Hanno circondato il palazzo del presidente e gli edifici di diversi ministeri a Niamey, la capitale del paese.

Il portavoce del gruppo, Amadou Abdramane ha motivato il golpe con la necessità di cambiamento a causa del continuo degrado della situazione di sicurezza e di cattiva gestione economica e sociale. Sono stati sciolti il governo e il Parlamento, sono stati chiusi tutti i confini aerei e di terra del Niger, è stato imposto un coprifuoco, e al momento la gestione del paese è affidata alle forze di sicurezza. I conflitti interni del paese derivano dalla frustrazione delle persone a causa della povertà, l’eredità del colonialismo, la corruzione dell’élite, le ingiustizie politiche ed etniche.

Bazoum è tenuto in ostaggio nel palazzo presidenziale ma ha tweettato che le conquiste democratiche ottenute dal Niger in questi anni saranno salvaguardate «dai nigerini che amano la democrazia e la libertà».

La Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale, composta da 14 paesi, ha dato un ultimatum di 7 giorni ai golpisti per fare un passo indietro: entro quella data il presidente destituito Bazoum dovrà essere liberato e dovrà poter tornare a esercitare il potere, altrimenti verranno messe in atto nuove misure, che potrebbero comprendere «l’uso della forza», per ristabilire l’ordine democratico. La Guardia presidenziale è al momento isolata, quindi: ONU, Stati Uniti e Unione Europea hanno condannato fermamente il golpe e hanno chiesto la liberazione immediata di Bazoum. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha annunciato che è in pericolo il legame tra Bruxelles e il Niger. A sorpresa anche Mosca ha chiesto moderazione. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov è favorevole al rapido ripristino dello stato di diritto e dichiara la sua netta distinzione dalla linea interventista del capo della Wagner, il generale Prigozhin.

La città europea che ha più legami con il Niger è la Francia: fino agli anni ’60, il paese africano era infatti una colonia francese. Sono circa 1200 i francesi residenti in Niger. Ci sono inoltre più di 1500 soldati nel paese per proteggere l’estrazione di uranio. Il Niger infatti, è il primo produttore di uranio dell’Africa. Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che non verrà tollerato «alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi» in Niger: «Chiunque attacchi i cittadini francesi, l’esercito, i diplomatici e il diritto di passaggio vedrà la Francia rispondere immediatamente e senza mezzi termini».

Un gruppo di manifestanti si sono radunati negli scorsi giorni proprio davanti all’ambasciata francese per dare il sostegno agli autori del golpe, cantando cori in favore della Russia e di Putin. I manifestanti hanno staccato la targa dell’edificio e l’hanno sostituita con le bandiere della Russia e del Niger. E qualcuno di loro ha dato fuoco a un ingresso dell’ambasciata.

Il colpo di stato era stato pianificato e attuato proprio dalla Guardia presidenziale, una giunta militare filo-russa, che il presidente nigerino cercava da tempo di indebolire. Il capo dell’unità è il generale Abdourahmane Tchiani, che si è autoproclamato nuovo leader del paese. Intanto sono stati arrestati i ministri di miniere, trasporti, interni e petrolio, e il capo del comitato esecutivo nazionale del partito. L’Ucraina è la prima a puntare il dito contro Mosca affermando che «è ormai assolutamente chiaro che la Russia sia dietro il colpo di Stato militare in Niger». Il Niger è uno degli ultimi Paesi dell’Africa Occidentale con una chiara inclinazione occidentale appunto, ovvero legato alla sua madrepatria coloniale. La Russia, in questo scenario, rappresenta l’emblema del sentimento anti-occidentale. La Wagner è già presente in Mali, nella Repubblica Centrafricana, in Burkina Faso, in Sudan. Si è così venuta a creare una Russian Belt, ovvero una fascia sotto il controllo militare russo.

Il paese si trova nell’Africa nord-occidentale, ha circa 25 milioni di abitanti e fa parte della regione subsahariana del Sahel, storicamente un’area povera di risorse e molto instabile anche a causa di un durissimo regime coloniale. Era stato già oggetto di un altro tentativo di golpe nel 2021, a due giorni dall’inizio della presidenza proprio di Bazoum. Questo è il settimo tentativo di rovesciare il potere in un paese dell’Africa centrale e occidentale dal 2020.

Diversi paesi europei hanno iniziato a organizzarsi per far evacuare i propri cittadini dal paese. Gli italiani sono circa un centinaio: il ministro degli esteri Antonio Tajani ha offerto loro la possibilità di rientrare in Italia con un volo speciale.

Come già avvenuto in Burkina Faso e in Mali, la Russia potrebbe inserirsi proprio in Niger. Ma non solo lei, anche la Cina sul piano economico. I due Paesi africani citati, appunto il Burkina Faso e il Mali, hanno avvertito che qualsiasi intervento militare in Niger comporterebbe un loro ritiro dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale e l’adozione di misure di legittima difesa in sostegno alle forze armate e al popolo nigerino. Il presidente del Ciad invece è volato in Niger per tentare subito una mediazione. Infine, la Nigeria ha interrotto la fornitura di elettricità, in linea con le sanzioni decise: una mossa che avrà conseguenze molto importanti dal momento che il Niger dipende dal 70% dalle forniture energetiche della confinante Nigeria.

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Si conclude qui questa puntata, grazie per aver seguito Fuori! Appuntamento al prossimo episodio con la notizia dal mondo di cui dovremmo saperne di più!

 

 

Giulia Zamponi

Toscana, classe 1990, sono approdata a Milano per inseguire il mio sogno: il giornalismo. All’Università di Pisa mi sono laureata in Informatica Umanistica, dove ho imparato a trattare i contenuti culturali in forma digitale e a comunicarli attraverso le varie piattaforme web. Sono una giornalista pubblicista e ho collaborato con “Il Tirreno”: la prima volta che sono entrata in una redazione mi sono resa conto che non sarei mai più voluta uscire. Adesso giornalista praticante per MasterX. Mi interesso principalmente di esteri e di criminologia: mi piace analizzare ogni particolare di una situazione e indagare sugli aspetti più nascosti della realtà. Sono un’anima solare, sensibile e determinata. Amo l’intensità dei tramonti, gli intricati thriller di Joel Dicker ed il rumore delle onde del mare.

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