Niger, il golpe che minaccia l’Africa (e non solo)

Niger golpe oro uranio

Il 7 agosto 2023 è scaduto l’ultimatum dell’Ecowas – la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale – a seguito del golpe in Niger dello scorso 26 luglio in cui è stato deposto il presidente in carica Mohamed Bazoum.

Mali e Burkina Faso hanno inviato una delegazione di solidarietà nel Paese. I golpisti intanto riscuotono un consenso popolare crescente e attendono un possibile coinvolgimento del gruppo Wagner. Secondo alcune fonti il gruppo paramilitare russo sarebbe già presente in Niger.

Il presidente del Niger, Mohamed Bazoum, in un colloquio con l’ex Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza, Dimitris Avramopoulos

Sale la tensione anche con la Francia. Air France ha sospeso i voli diretti verso il Niger, il Mali e il Burkina Faso fino all’11 agosto. Preoccupazione anche per il presidente Bazoum, che secondo il New York Times sarebbe tenuto in ostaggio senza acqua ed elettricità.

In un articolo per il Washington Post, Bazoum ha definito il golpe in Niger un pericolo internazionale. «Sebbene questo tentativo di colpo di Stato sia una tragedia per i nigerini, il suo successo avrebbe conseguenze devastanti ben oltre i nostri confini», ha scritto.

Ma perché il colpo di Stato in Niger, uno dei Paesi più poveri del pianeta, può scatenare una crisi di portata globale? Qual è la posta in gioco, e perché non solo la Francia e la Russia devono stare attente agli sviluppi del golpe? Ricostruiamo la vicenda.

Il golpe in Niger

Il 26 luglio una fazione dell’esercito nigerino ha rovesciato il governo eletto del presidente Mohamed Bazoum, accusato di corruzione e nepotismo. Il leader dei golpisti, il generale Abdourahmane Tchiani, si è autoproclamato capo di Stato e ha sospeso la Costituzione, promettendo di avviare un processo di transizione verso nuove elezioni.

Il generale Abdourahmane Tchiani, autore del colpo di Stato in Niger, che ha momentaneamente bloccato i diritti costituzionali nel Paese

Il colpo di Stato del 26 luglio ha rimesso in discussione la stabilità politica e sociale del Niger, già minacciata da gravi sfide interne ed esterne. Il Paese è esposto alla violenza dei gruppi jihadisti che operano nel Sahel, una vasta regione desertica che si estende dall’Atlantico al Mar Rosso. Tra questi ci sono Boko Haram, che agisce nel sud-est al confine con la Nigeria. Poi lo Stato Islamico nel Grande Sahara (ISGS), che attacca le forze di sicurezza nel sud-ovest al confine con il Mali e il Burkina Faso. E ancora Al Qaida, attiva nel Maghreb.

La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), di cui il Niger fa parte insieme ad altri 14 Paesi, ha condannato il golpe e ha imposto un blocco economico e finanziario al Paese. La Francia, ex potenza coloniale e principale partner commerciale del Niger, ha sospeso gli aiuti allo sviluppo e il sostegno finanziario.

Mohamed Bazoum, ex ministro dell’Interno e leader del Partito Nigerino per la Democrazia e il Socialismo (PNDS), ha vinto le ultime elezioni con il 55% dei voti contro il 44% dell’oppositore Mahamane Ousmane, ex presidente deposto nel 1996.

L’economia del Niger

Il Niger è uno degli Stati più poveri del mondo, con un indice di sviluppo umano tra i più bassi e una popolazione in rapida crescita che soffre di malnutrizione, analfabetismo e malattie.

Il Pil (prodotto interno lordo) pro capite nigerino nel 2017 era di soli 440 dollari. Secondo le statistiche dello United Nationas Development Programme del 2019, Il Niger è il 158° paese su 188 presi in esame per indice di sviluppo umano. L’economia interna si basa quasi del tutto sull’agricoltura e l’allevamento, che occupano l’80% della popolazione attiva. Questo rende il Paese vulnerabile alla siccità, alle inondazioni e alle invasioni di locuste. Basti pensare che il 40% dell’economia interna del Niger si muove solo attraverso gli aiuti internazionali.

Le ricchezze nascoste del Niger

Il Niger dispone anche di importanti risorse minerarie, in particolare l’uranio, che rappresenta quasi il 70% del valore delle sue esportazioni. Ma il settore minerario è dominato da società straniere, soprattutto francesi, che ne controllano l’estrazione e il commercio. Le aziende che gestiscono i mercati dei prodotti minerari del Niger sono in particolare francesi, cinesi e libanesi. Tra queste, le più importanti sono:

  • Orano (ex Areva), società francese che gestisce le miniere di uranio nel Paese, con una quota di mercato del 70%. L’uranio è il prodotto minerario più esportato dal Niger. La Francia ne è il principale consumatore per la produzione interna di energia nucleare;
  • CNPC, un’azienda petrolifera cinese che estrae il petrolio nella regione di Diffa, con una produzione di circa 20.000 barili al giorno. Il petrolio è il secondo prodotto minerario più esportato dal Niger, soprattutto verso la Cina, che ne è il principale acquirente;
  • SOPAMIN, una società di Stato nigerina che detiene le restanti quote delle miniere di uranio, oro e ferro. SOPAMIN è anche responsabile della vendita dei prodotti minerari sul mercato internazionale;
  • Total, azienda petrolifera francese che sta partecipando al progetto del gasdotto subsahariano, che dovrebbe essere una nuova fonte di metano per l’Europa;
  • SOMIFER, una società mista tra il governo nigerino e la società francese Eramet, che estrae il ferro nella regione di Tillabéri, con una riserva stimata di 150 milioni di tonnellate. Il ferro è destinato alla produzione di acciaio e alla costruzione di infrastrutture;
  • SOMINA, un’altra società mista tra il governo nigerino e la società cinese CNNC, che estrae il molibdeno nella regione di Agadez, con una riserva stimata di 5 milioni di tonnellate. Il molibdeno è usato per la produzione di acciaio legato e di materiali resistenti alle alte temperature. Ma la società sta negoziando col Niger nuovi accordi per l’estrazione di uranio;
  • SML, una società libanese che estrae l’oro nella regione di Tillabéri, con una produzione di circa 1 tonnellata all’anno. L’oro è esportato verso il Libano e altri Paesi.

Il Niger ha cercato negli ultimi anni di rinegoziare i contratti con queste aziende, per ottenere maggiori benefici e più sovranità sulle sue risorse. Una delle prime conseguenze del golpe è stata il divieto temporaneo a tutte le esportazioni di uranio dal Paese. La Russia potrebbe inserirsi in questo vuoto economico come nuovo partner per l’esportazione di materie prime dal Paese.

La Francia e l’uranio nigerino

La Francia ha iniziato a sfruttare l’uranio del Niger alla fine degli anni ’60, quando il paese africano ottenne l’indipendenza dalla potenza coloniale. Il Niger è stato per molto tempo il primo fornitore di uranio della Francia, arrivando a coprire il 40% del suo fabbisogno nel 2008.

Negli ultimi anni la Francia ha ridotto la sua dipendenza dal Niger, diversificando le sue fonti di approvvigionamento. Attualmente il Niger fornisce alla Francia circa il 18,8% del suo uranio, mentre il Kazakistan e l’Australia sono diventati i principali fornitori.

La centrale nucleare di Chooz, nelle Ardenne, uno dei 56 impianti nucleari francesi attualmente operativi

La Francia è uno dei paesi più dipendenti dall’energia nucleare, che fornisce il 70% della sua elettricità. Per alimentare i suoi 56 reattori, la Francia ha bisogno di circa 10.000 tonnellate di uranio all’anno, ma non ne produce quasi nessuna sul suo territorio. Pertanto, la Francia deve importare la maggior parte del suo uranio da altri paesi, principalmente dal Kazakistan, dall’Australia e dal Niger.

Secondo i dati dell’Euratom Supply Agency (ESA), nel 2020 la Francia ha importato 8.500 tonnellate di uranio naturale dai seguenti Paesi:

  • Kazakistan: 2.800 tonnellate (33%)
  • Australia: 2.000 tonnellate (23,5%)
  • Niger: 1.600 tonnellate (18,8%)
  • Uzbekistan: 1.000 tonnellate (11,8%)
  • Canada: 500 tonnellate (5,9%)
  • Altri: 600 tonnellate (7%)
La reazione popolare

La reazione del popolo nigerino al colpo di Stato è stata diversa a seconda delle zone e delle appartenenze politiche. Nella capitale Niamey e nelle regioni meridionali, dove il presidente deposto Bazoum aveva ottenuto la maggioranza dei voti, si sono verificate proteste e scontri tra i sostenitori del governo civile e le forze di sicurezza. Il 7 agosto allo stadio di Niamey decine di migliaia di cittadini nigerini si sono radunati per sostenere i golpisti. Ecco uno dei video dell’evento.

Negli scorsi giorni alcuni manifestanti hanno anche attaccato l’ambasciata francese, accusando la Francia di essere complice del golpe. Nelle regioni settentrionali, invece, dove il candidato dell’opposizione Ousmane aveva prevalso, si sono registrate manifestazioni di sostegno ai militari ribelli. Alcuni partecipanti hanno sventolato bandiere russe, esprimendo la loro simpatia per il ruolo del Paese nella regione.

Intanto il leader dell’autoproclamata nazione del Biafra promette supporto militare a Niger, Mali e Burkina Faso nell’eventualità di un attacco da parte della Nigeria e delle altre forze dell’Ecowas.

Il possibile coinvolgimento russo

Il colpo di Stato ha anche sollevato interrogativi sul ruolo della Russia in Niger. Alcuni osservatori hanno sospettato un ruolo attivo della Russia nel golpe, basandosi sul fatto che i militari ribelli hanno esposto bandiere russe durante le manifestazioni anti-francesi a Niamey. I golpisti attendono con speranza l’intervento della Russia e del gruppo militare Wagner, come si evince da molte foto in rete. “Wagner + Russia = Libertà”, titolano alcuni manifesti.

La Russia ha negato qualsiasi ingerenza, ma non ha nascosto il suo interesse per il Niger e le sue risorse. Negli ultimi anni, Mosca ha intensificato la sua presenza diplomatica e commerciale nel Paese, offrendo aiuti umanitari, forniture mediche e accordi energetici.

La Russia ha anche cercato di avvicinarsi ai gruppi armati che operano nel Sahel, promettendo loro protezione e mediazione. L’obiettivo della Russia sarebbe quello di contrastare l’influenza francese ed europea nella regione e di accrescere il suo potere geopolitico.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha espresso la sua preoccupazione per la situazione in Niger e ha invitato tutte le parti a mostrare moderazione e rispetto per le istituzioni democratiche. Ha detto: «Speriamo che la situazione si normalizzi presto e che il popolo nigerino possa scegliere liberamente i propri leader».

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha negato il coinvolgimento della Russia nel golpe e ha accusato alcuni Paesi occidentali di interferire negli affari interni del Niger. Ha detto: «La Russia non ha nulla a che fare con il colpo di Stato in Niger. Al contrario, siamo preoccupati per le attività di alcune forze esterne che cercano di destabilizzare il Paese e di imporre i propri interessi».

La preoccupazione francese

Il presidente francese Emmanuel Macron ha condannato il colpo di Stato e ha chiesto il ripristino dell’ordine costituzionale. Ha anche espresso la sua solidarietà al presidente deposto Mohamed Bazoum e ha sottolineato l’importanza della cooperazione regionale per la stabilità del Sahel. «La Francia non accetterà mai che la democrazia sia messa in discussione in Niger, un paese amico e partner strategico nella lotta contro il terrorismo», ha dichiarato.

Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron

Intanto il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna ha smentito le accuse dei golpisti, secondo cui la Francia vorrebbe intervenire militarmente nel paese. «È falso. Non bisogna cadere nella trappola. È necessario perché queste destabilizzazioni sono pericolose per il Niger e i suoi vicini».

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

No Comments Yet

Leave a Reply