Certificates: una scommessa finanziaria (col paracadute)

È il 3 febbraio 2010. L’imprenditore del Connecticut Adam Osmond testimonia davanti a una Commissione contro l’espansione del gioco d’azzardo. “Ho perso la mia attività, sto per perdere la mia casa e il mio matrimonio per colpa delle scommesse”, sostiene nel verbale. Nei 10 anni precedenti Adam ha giocato oltre 1 milione di dollari alla lotteria, perdendo tutto.

Facciamo un salto in avanti e torniamo a questo ottobre del 2024. Immaginiamo di comprare anche noi un biglietto della lotteria. Il premio lo riscatteremmo dopo qualche anno, ma con una differenza: sappiamo in anticipo che, anche se non vinciamo, non perderemo tutti i nostri soldi. E magari c’è un’opzione che ci dà un piccolo guadagno periodico, anche se non abbiamo azzeccato proprio i numeri esatti.

Adam Osmond posa accanto a tutti i biglietti della lotteria acquistati in 10 anni, arrivando a sperperare 1 milione di dollari

Ecco, in un certo senso i certificates finanziari funzionano così: danno diverse possibilità di guadagno, limitando al tempo stesso i rischi. Si possono definire come dei “biglietti” che puoi acquistare per scommettere su cosa succederà nel mercato, senza dover comprare direttamente le azioni o tentare altri investimenti complicati.

In altri termini, un certificate è uno strumento finanziario che le banche o altre istituzioni emettono. È collegato alla performance di un altro prodotto – come delle azioni, degli indici di mercato o altri asset – ma con regole speciali su quanto puoi guadagnare o perdere. Vediamo nel dettaglio come funzionano.

Come funziona un certificate

Quando si acquista un certificate, si possiede una sorta di “contratto” che permette di investire nei mercati azionari indirettamente. Invece di acquistare singole azioni di una società come Apple o Tesla, comprando un certificate si è legati alla performance di uno o più asset (che possono essere azioni, indici, materie prime, ecc…). I certificates possono proteggerti dal perdere tutto, od offrirti un guadagno periodico in base a come si comporta il mercato, anche senza dover capire tutti i dettagli di ogni singola azione.

È come se invece di scommettere direttamente su chi vincerà una partita di calcio, si potesse comprare un biglietto che dica: “Se la tua squadra resta in vantaggio 1-0, vinci un premio ogni 5 minuti di partita; ma se va in svantaggio 1-3, perdi solo una parte dei tuoi soldi, non tutto”.

L’esempio pratico

Scenario: hai 1.000 euro e decidi di investire in un certificate che segua per due anni l’andamento delle azioni di una società famosa, diciamo Apple. Ti viene detto che:

  1. Se le azioni di Apple non scendono di una certa soglia, guadagnerai una piccola somma mensile, oltre a poter ritirare i 1.000 euro investiti dopo due anni.
  2. Se le azioni di Apple scendono oltre la soglia stabilita non ricevi più la somma mensile. Ma invece di perdere tutto, ti viene garantito che recupererai almeno il 90% del tuo investimento iniziale.

Immaginiamo ora le due possibilità:

  1. Le azioni Apple salgono del 10% in due anni. Il tuo certificate genera un guadagno mensile, e ritiri anche tutto il tuo investimento iniziale.
  2. Le azioni Apple scendono del 30% in due anni. Grazie alla “protezione” non rischi tutto. Invece di perdere 300 euro ne perdi 100, recuperando 900 euro. Se avessi acquistato con la stessa somma delle azioni Apple direttamente, ora avresti solo 700 euro.

Un certificate può permetterti di essere esposto al mercato azionario senza doverne sopportare gli stessi rischi. È come avere una rete di sicurezza sotto un trapezio: puoi volare alto, ma se cadi non ti fai troppo male.

Uno dei negozi Apple, l’azienda più valutata al mondo, con una capitalizzazione di mercato di oltre 3.586 miliardi di dollari al 23 ottobre 2024
Alcuni tipi di certificates

I certificates non sono tutti uguali. Se ne possono scegliere di “personalizzati”, a seconda di quanto rischio ci si vuole sobbarcare o di quanto guadagno si spera di ottenere. Eccone alcune tipologie:

  1. Capital protection certificates (“certificati a capitale protetto”): come nell’esempio di Apple, proteggono una parte del tuo investimento anche se va male. Si riceve un reddito periodico, determinato al momento dell’emissione, oltre alla protezione di tutto o parte del capitale alla scadenza. Sono buoni se si hanno prospettive stabili o leggermente rialziste sul mercato.
  2. Bonus certificates (“certificati bonus”): danno un bonus se il prezzo di un’azione non scende sotto una determinata soglia limite (detta “livello barriera”). Qui la propensione al rischio richiesta è più elevata, non essendoci protezioni parziali o complete.
  3. Fast certificates (“certificati veloci”): offrono rendimenti più elevati, a fronte di una barriera di rimborso anticipato che scende velocemente, dell’1% al mese. La possibilità di rimborso anticipato c’è già dai primi mesi, aspetto che tende a ridurre la vita media di questo strumento.
  4. Leverage certificates (“certificati con leva”): i più rischiosi e indicati per un’utenza esperta, che amplificano i guadagni (ma anche le perdite) rispetto alla variazione del prezzo dell’asset sottostante.  Di solito sono pensati per operazioni a breve e brevissimo termine, comprese quelle aperte e chiuse in giornata.
Un esempio pratico (e reale)

Andando direttamente a pescare nel mercato dei certificates, troviamo il Fast certificate di Vontobel, banca svizzera specializzata nell’asset management. La “scommessa” qui è legata a quattro banche italiane: Banco Bpm, Bper Banca, Mps e UniCredit. Dura tre anni, puntando sui prezzi delle loro azioni. Il nostro obiettivo è ricevere i premi mensili, una sorta di “paghetta” che arriverà solo se i prezzi delle azioni non scenderanno troppo.

Ogni mese possiamo ricevere un premio pari all’1,3% del valore del certificato, che su base annua è il 15,6%. Se avessimo investito 1.000 euro, ogni mese riceveremmo 13 euro, cioè 156 euro l’anno. E alla fine dei 3 anni riavremmo i nostri 1.000 euro. Ma il premio mensile è pagato solo se le azioni di tutte e quattro le banche non sono scese oltre il 40% rispetto al loro prezzo iniziale (registrato quando hai comprato il certificate).

Se, per esempio, le azioni di una di queste banche crollano del 41% o più rispetto al prezzo iniziale, quel mese non ricevi il premio. Ma non è un problema definitivo. Grazie all’effetto memoria – una delle tante personalizzazioni possibili nei certificates – se nei mesi successivi le azioni tornano sopra la soglia del 40%, con questo certificate riceverai tutti i premi arretrati che ti spettavano.

Se entro 3 anni il valore delle azioni di una delle quattro banche è sceso sotto la soglia, il rimborso finale di 1.000 sarà decurtato in base alla perdita. Se ad esempio Banca Mps dovesse perdere il 60% rispetto al livello iniziale, il certificate verrebbe ritirato a 400 euro; se dovesse perdere il 70%, a 300 euro, e così via. È bene notare che questo strumento finanziario è sempre e comunque rivendibile sul mercato dal possessore in qualsiasi momento, anche prima della scadenza.

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Leva o non leva?

I certificates possono essere con o senza leva. Questi ultimi sono una specie di investimento “tranquillo”. Quando li compri, il loro valore segue quello dell’oggetto a cui sono legati, che può essere un titolo di Borsa, una valuta (come l’euro o il dollaro), o materie prime come il petrolio. Sarebbe come investire nell’oro – un bene in forte crescita, ai massimi da mesi – ma senza comprarlo davvero.

Ci sono due sottogruppi:

  1. Benchmark certificates: replicano l’andamento di un certo bene, come un indice di borsa o una valuta. È come se avessi un “biglietto” che vale quanto quell’asset, ma senza possederlo davvero.
  2. Certificates più complessi: permettono strategie di investimento più complicate, in parte trattate sopra, come la protezione dalle perdite, o bonus su obiettivi di rialzo. Sono opzioni speciali che rendono l’investimento più flessibile.
I certificates con leva

I certificates con leva sono più rischiosi e “veloci”. Ti permettono di investire usando meno soldi rispetto al valore totale dell’investimento. Può sembrare un affare, ma se le cose vanno male potresti perdere tutto rapidamente.

Ci sono due tipi di certificates con leva, che prendono il nome dai due celebri “mood” del mercato finanziario:

  1. Bull certificates: per chi pensa che il prezzo di un certo bene salirà. Se compri un bull certificate, è come se stessi comprando quel bene ma con l’aggiunta di un “prestito” dall’emittente del certificate. Se il valore sale, guadagni di più grazie al prestito; se scende troppo, però, perdi tutto. Esiste anche una barriera di sicurezza (detta “stop loss”), e se il valore scende sotto una certa soglia, il certificate si estingue, cioè smette di funzionare e perdi il tuo investimento.
  2. Bear certificates: Questi sono controintuitivi, cioè scommetti che qualcosa vada male. Se pensi che il prezzo di un bene scenderà, compri un bear certificate. È come se tu “vendessi allo scoperto” quel bene, scommettendo che il suo prezzo calerà. Se il prezzo scende davvero, guadagni. Anche qui c’è una barriera di sicurezza, e se il prezzo sale troppo, il certificate si estingue e perdi l’investimento.
Il bull (“toro”) market, è un mercato rialzista, in cui gli investitori hanno grande fiducia e costantemente in crescita; il bear (“orso”) market, al contrario, vede una sfiducia generale degli investitori e scarse prospettive di crescita, con indici generalmente al ribasso

I certificates con leva sono strumenti per chi vuole fare operazioni speculative, cioè scommettere sui movimenti di mercato in poco tempo e con un rischio molto alto.  In entrambi i casi si sta investendo in qualcosa senza comprare il bene, ma il rischio e il potenziale guadagno dipendono lo stesso dall’andamento del mercato.

Perché sceglierli

I certificates danno ai piccoli investitori la possibilità di accedere a mercati complessi, come quello delle materie prime o dei titoli azionari, con una strategia di investimento preconfezionata e una gestione del rischio che altrimenti sarebbe difficile avere per chi è alle prime armi. Inoltre, permettono di guadagnare anche in mercati che si muovono poco o che vanno male, a seconda del tipo di certificate scelto.

In Italia i certificates sono promossi da Acepi (Associazione italiana certificati e prodotti di investimento). L’ente nasce, come si legge sul sito, “sull’esempio di altri Paesi europei come Germania e Svizzera, per promuovere in Italia una cultura evoluta dei prodotti d’investimento, in particolare certificati”.

Una soluzione per tutti i gusti e per tutte le tasche che, con la giusta prudenza, avrebbe fruttato al nostro Adam Osmond una somma ben maggiore di quella investita con i suoi biglietti della lotteria. E oggi non parleremmo del suo disastroso bilancio negativo da un milione di dollari al gioco d’azzardo. Per fortuna, non tutte le scommesse vengono col “buco”: alcune si possono fare col “paracadute”.

Ivan Torneo

Giornalista praticante. Siciliano trapiantato a Milano. Motivato, eclettico, curioso. Laurea Magistrale in Scienze Cognitive e Teorie della Comunicazione. Il mio obiettivo è il giornalismo televisivo, la mia motivazione incrollabile.

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