Spuntano dai balconi, dai cancelli delle scuole, dalle balaustre o dai pali della luce. Si incontrano all’ aperto, istallati in giro per la città a un’altezza superiore i 2 metri e mezzo.
Sono la “flotta” di 1800 rilevatori di NO2 , utili per misurare un inquinante direttamente collegato al traffico veicolare, il biossido di azoto.
Dietro ognuno di essi vi è un attivista, una mamma, un gruppo di amici, una classe, un condominio, un comitato di quartiere, un gruppo di colleghi, cittadini – insomma – che rivendicano il diritto di respirare un’aria più salubre.
Arrivano le sentinelle anti-smog, volontari che hanno aderito al progetto “NO2 no grazie!” promosso dall’associazione Cittadini per l’Aria, che da anni mette in campo ricerche e monitoraggi, poi raccolti in database a disposizione delle amministrazioni.
Si tratta del più esteso progetto di scienza partecipata: una volta muniti dell’apposito kit, dall’8 febbraio al 7 marzo in città come Milano, Roma, Napoli (ma anche Monza, Caserta e le relative città metropolitane) è possibile procedere ai rilievi con l’obiettivo di incentivare la lotta all’inquinamento.
L’ ALLARME PER LA SALUTE
Il problema non può più essere sottovalutato: molte città italiane «soffocano nei fumi di concentrazioni fuorilegge di inquinanti atmosferici», avverte l’associazione promotrice Cittadini per l’aria.
Dall’inizio del 2020 il vero antagonista delle principale città italiane, prime tra tutte Milano, è stato il livello di Pm10, spesso superato oltre i limiti consentiti. Tra i gas che contribuiscono alla formazione delle polveri sottili (Pm2,5) vi è anche il biossido di azoto (NO2), una sostanza altamente inquinante che fa parte della famiglia degli ossidi di azoto, emessi prevalentemente dagli scarichi dei veicoli diesel.
Oltre a comportare irritazioni alle mucose e agli occhi, incide sull’incremento di tumori ai polmoni e al seno e sull’aggravarsi di patologie cardiorespiratorie. Particolarmente a rischio i bambini: l’esposizione a questo gas nel periodo di gestazione o nei primi anni di vita, può determinare danni allo sviluppo dei polmoni e del sistema cognitivo.
Il limite annuale stabilito dalla legge di biossido di azoto è di 40 microgrammi al metro cubo (contro i 66, 59 e 56 microgrammi raggiunti rispettivamente da Roma, Milano e Napoli nel 2018); l’Oms invece ha fissato in 20 microgrammi al metro cubo la soglia oltre la quale scattano conseguenze per la salute.
COME FUNZIONA IL MONITORAGGIO
Ecco i prossimi step. Per tutta la fase di esposizione (1 mese) i rilevatori assorbono l’NO2 che c’è nell’aria nel punto in cui sono stati installati. Successivamente i campionatori saranno chiusi e i dati rilevati saranno controllati in laboratorio e calibrati con quelli delle stazioni di monitoraggio dell‘Arpa. I ricercatori poi, valuteranno i numeri per ottenere una mappa dettagliata delle concentrazioni di biossido di azoto (e il suo impatto sanitario) in ciascun punto monitorato. A fine maggio saranno comunicate la media mensile nel periodo misurato e una stima di quella annuale, condotta valutando le condizioni meteorologiche dei vari mesi dell’anno.
COM’È ANDATA GLI ANNI SCORSI?
Questa è la terza edizione dell’iniziativa, dopo 2017 e 2018. Nel 2017 quasi tutti i 219 campionatori (il 96 per cento) hanno misurato concentrazioni di NO2 superiori al limite.
È andata un po’ meglio nel 2018 quando dei 277 misuratori posizionati davanti a parchi e scuole, “solo” il 92 per cento ha sforato il consentito.