Cinque morti e tre feriti. È questo il bilancio dell’incidente sul lavoro avvenuto venerdì mattina durante la costruzione di un supermercato Esselunga a Firenze. Una trave di cemento, lunga oltre 20 metri e pesante 15 tonnellate, si è staccata dal terzo piano portando con sé il solaio e gli 8 operai coinvolti nell’incidente. Al centro dell’attenzione il tema della sicurezza sul lavoro ma anche quello dei subappalti nei cantieri. In quello in questione sono ben 61, metà delle quali ditte individuali e quindi di piccole dimensioni.
Ma la responsabilità sulla sicurezza è in capo al general contractor, che agisce da tramite tra il cliente finale e le 61 ditte subappaltatrici. Si tratta dell’Aep, Attività Edilizie Pavesi di Pieve del Cairo in provincia di Pavia. Al vaglio degli inquirenti c’è la trave crollata, prodotta da una delle 61 ditte subappaltatrici, la ternana Rdb Italprefabbricati. Ciò che dovrà essere compreso è se l’errore sia nella fabbricazione della trave – con materiali scadenti o non idonei – o nella sua installazione, in capo a un’altra ditta che si è occupata della gettata di cemento.
I subappalti e la sicurezza del cantiere
61 ditte per un unico cantiere. È la norma in Italia, dove dal 2023 la legge sui subappalti è stata mitigata. E spesso, per aggiudicarsi i lavori, la riduzione all’osso dei costi è la prassi. «Questa vicenda conferma che i subappalti, nei grandi cantieri edili, spesso finiscono per abbattere i costi della sicurezza»: a dirlo è Bruno Giordano, giudice della Corte di Cassazione ed ex capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro.
Il problema è più evidente guardando i grandi progetti, spesso spezzettati in numerosi appalti e subappalti distribuiti tra tante piccole e medie imprese. Queste, per aggiudicarsi il lavoro, sono costrette a una concorrenza al ribasso. Non è raro che la compressione dei costi ricada sulla sicurezza e sulle modalità di contratto dei lavoratori, spesso in nero oppure assunti con contratti inferiori.
Sembrerebbe il caso anche per il cantiere di Firenze: uno degli operai morti non aveva il permesso di soggiorno regolare, quindi sicuramente assunto in nero. Un secondo si era visto respinta la richiesta di protezione internazionale, quindi anche lui non assunto regolarmente. Inoltre, secondo le denunce dei sindacati, molti di quei lavoratori erano inquadrati con contratti da metalmeccanici e non con contratti edili.
I contratti di subappalto
Cos’è il contratto di subappalto? Si tratta di un contratto con il quale l’appaltatore affida a terzi parte delle prestazioni lavorative. Il contratto impone delle responsabilità e dei rischi per il subappaltatore. C’è una legislazione in vigore che è stata modificata nel 2023, prima si faceva riferimento all’ultima modifica del 2016. Il nuovo codice degli appalti dlgs 36/2023 dà il via libera al subappalto a cascata, vietato nella legge del 2016.
Il subappalto a cascata dà la possibilità al subappaltatore di ricorrere a sua volta al subappalto. Ovviamente ci sono delle regole da seguire. Infatti, è l’appaltatore che nel contratto deve inserire quali lavori si possano svolgere con il subappalto a cascata e quali invece no. Per farlo l’appaltatore ha diversi criteri da seguire: le caratteristiche dell’appalto, il controllo dell’attività di cantiere e, infine, la tutela delle condizioni di lavoro.
I numeri in crescita
Ciò che è successo a Firenze riapre i dibattiti intorno alle morti sul lavoro. Il discorso è ampio, complici i numeri altissimi. Purtroppo si tratta di un contatore silenzioso che comprende anche i morti del lavoro in nero, solitamente non dichiarati. I figli del nero incidono però sul 40% del valore totale. La difficoltà nel conteggio delle morti esiste ma, a tenere il dato aggiornato, è l’Osservatorio Nazionale dei Morti sul Lavoro di Bologna. L’Osservatorio ha riportato 1485 morti nel 2023, si tratta di più di quattro persone al giorno. Sfortunatamente il numero non sembra diminuire nei primi mesi del 2024. Prima dell’incidente del cantiere di Firenze le vittime erano 145, ma si attestano ora a 181.
Per ora l’anno nero dei lavoratori è quello appena passato. Nonostante il lavoro dell’Osservatorio del capoluogo emiliano, tenere aggiornato il dato è molto complicato. L’indice è parziale perché fa riferimento alle assicurazioni dei lavoratori, spesso non aggiornate. Inoltre, è l’INAIL che denuncia la maggior parte delle morti, ma si tratta di suoi iscritti e non tiene conto di tutti gli altri. Il dato è vertiginoso per tutta la Penisola, ad eccezione della provincia di Livorno che è stata l’unica a chiudere il 2023 senza decessi in ambito lavorativo.