Corte Europea: la Svizzera non fa abbastanza per l’ambiente, violati i diritti umani

La Corte Europea

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha preso una decisione storica. Martedì 9 aprile i giudici hanno accolto un ricorso presentato da un’associazione di duemila donne svizzere, stabilendo che il governo elvetico sarebbe imputabile di violazione dei diritti umani. Perché? Insufficienti politiche di riduzione delle emissioni inquinanti.

I tre ricorsi

La denuncia è partita da un gruppo di ultra 70enni svizzere, le “Anziane per la protezione climatica”, che hanno portato in tribunale le autorità di Berna per aver «fallito nel tagliare le emissioni secondo i parametri internazionali per limitare il riscaldamento globale».

Un gruppo delle "Anziane per la protezione climatica".
Un gruppo delle “Anziane per la protezione climatica”.

Ma non erano sole. La Corte ha infatti esaminato altri due casi. Il primo presentato da sei adolescenti portoghesi che, lo scorso 27 settembre, avevano sporto denuncia. Dal loro punto di vista, 32 Paesi europei (i membri dell’Unione, Russia, Turchia, Regno Unito, Norvegia e Svizzera) sarebbero stati direttamente responsabili del rapido cambiamento climatico e dell’aumento di eventi estremi, privando i cittadini del loro “diritto alla vita”.

Ma perché dare la colpa ai governi? Secondo i ragazzi e le anziane, le politiche di prevenzione non sono sufficienti. Si tratta dunque di una causa “di sensibilizzazione”, senza richieste di risarcimento. Lo stesso vale per l’accusa mossa da Damien Carême, ex sindaco della città francese di Grande-Synthe, al governo di Parigi.

Il verdetto e le conseguenze

La decisione della Corte è arrivata durante la mattinata. I magistrati europei hanno scelto di non accogliere le istanze dei ragazzi portoghesi e del sindaco francese. Al contrario, l’accusa delle anziane signore svizzere è stata ritenuta fondata. Per la prima volta nella storia un tribunale internazionale si pronuncia contro le politiche ambientali di un Paese e, di conseguenza, gli ingiunge di cambiare rotta.

Alcuni dei ragazzi portoghesi davanti alla Corte Europea in attesa del verdetto. A sinistra la nota attivista Greta Thunberg.
Alcuni dei ragazzi portoghesi davanti alla Corte Europea in attesa del verdetto. A sinistra la nota attivista Greta Thunberg.

I verdetti della Corte Europea, infatti, sono inappellabili e vincolanti per gli Stati membri del Consiglio d’Europa. La sentenza nello specifico ingiunge al governo della Svizzera un cambio di rotta che non può essere ignorato. Berna, in pratica, dovrà accelerare sulla propria agenda di riduzione delle emissioni entro il 2030. Facendo da apripista, è la speranza degli attivisti, verso un’azione ambientale più incisiva in tutto il continente.

Umberto Cascone

Nasco a Savona in un rovente mattino di agosto del 2000. Sin da bambino mi interesso di tematiche militari, passione che porto avanti ancora adesso. Negli anni nuovi argomenti iniziano a affollarmi la mente: dalla politica estera a quella interna, passando per una dose abbondante di storia. L'università mi regala l'amore per la radio, che mi spinge a entrare in RadioIULM e a prendere le redini prima del reparto podcast (marzo 2022-ottobre 2023) e poi dell'intera emittente (settembre 2022-gennaio 2023). Ho tanta voglia di fare, di raccontare il nostro tempo, fatto anche di argomenti spesso trascurati, eppure importantissimi. Ci riuscirò? Sarebbe bello dire, alla Manzoni, che lo giudicheranno i posteri. Ma l'unica risposta sincera è: lo spero.

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