Inter campione: la festa dei tifosi invade la città

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Inter campione: la festa dei tifosi invade la città
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La curva nord con la coreografia "Dale Campeòn"

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Alcuni tifosi espongono uno striscione di scherno nei confronti di Zlatan Ibrahimovic, componente dell'organigramma societario del Milan.

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Tifosi in festa al seguito del pullman.

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Alcuni calciatori sul pullman

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Tifosi in festa sventolano le loro bandiere per le vie della città

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Inter campione: la festa dei tifosi invade la città
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Il pullman con i giocatori è arrivato in Piazza Duomo in tarda serata (fonte: Gianluca Di Marzio)

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L’Inter ha vinto il suo ventesimo scudetto e in coda alla Festa della Liberazione è capitato il primo weekend utile per festeggiare. I tifosi hanno letteralmente invaso la città, sospingendo i propri beniamini dallo stadio Meazza fino in Piazza Duomo. Tra cori, fumogeni, fuochi d’artificio e bandiere, la città si è colorata di nerazzurro per la seconda stella della squadra milanese.

La festa per le vie della città
Hakan Calhanoglu esulta dopo il gol contro il Torino.

È una festa che dura ore quella per il ventesimo scudetto dell’Inter. Una festa che si dilata, nello spazio e nel tempo, perché la gioia dei tifosi è incontenibile ed anche le forze di polizia stentano a mantenere l’ordine. La celebrazione del trionfo nerazzurro inizia a San Siro, sugli spalti di uno stadio stracolmo. A lanciare la festa il lunch match contro il Torino, schiantato per 2-0 da una doppietta di Calhanoglu, complice anche l’espulsione del granata Tameze al 49esimo. L’Inter di fatto è già campione da lunedì 22, quando ha ottenuto la vittoria – del derby e del campionato – contro il Milan per 2-1. Ma il grigiore del lunedì sera non sarebbe stato l’atmosfera giusta per la festa, che è stata posticipata al 28 aprile, dopo la partita contro un Torino che appariva (sulla carta prima e in campo poi) non irresistibile.

La vera festa, però, esplode al fischio finale: i quasi 72mila tifosi confluiscono all’esterno dello stadio, dove il loro numero cresce a dismisura. Impossibili da contare, ma stimati almeno in 300mila. Alle 16.15 arrivano i protagonisti: a bordo di due pullman scoperti, giocatori e membri dello staff societario cominciano il loro (lentissimo) incedere tra la marea di tifosi osannanti. Sfoggiano tutti la stessa maglia, una t-shirt bianca con lo scudetto e la scritta “Campioni d’Italia”. È il momento di rompere un po’ le regole della vita da calciatore, perciò non stupisce vedere i calciatori bere birra e persino Bisseck fumare il sigaro. A scortare i pullman, decine di agenti di polizia in tenuta antisommossa. Per fortuna non si sono registrati disordini, solo alcuni casi di malore tra i tifosi nella calca, prontamente assisiti.

Il corteo, che ha visto i bus procedere a passo d’uomo, si è snodato da Piazzale dello Sport fino a Piazza Duomo. Atteso per le 21, è arrivato davanti alla cattedrale solo alle 23. Negli 8 chilometri in mezzo, anche Viale della Liberazione, sede della società, e corso Sempione, letteralmente paralizzato dall’orda di supporters. Una festa senza fine, tanto per i calciatori, seduti a cavalcioni sulla balaustra del pullman, quanto per i tifosi in estasi. Per le vie della città non sono mancati gli episodi più singolari, come la proposta di matrimonio fatta da un tifoso veneziano alla fidanzata. Nell’esaltazione generale, la fortunata, commossa, ha ovviamente detto sì.

Arrivati in Piazza del Duomo, è iniziata la presentazione dei calciatori. Dal balcone della “Terrazza 21”, i componenti della squadra, annunciati dalla voce dello speaker Mirko Mengozzi, si sono affacciati uno alla volta. C’è chi ha ringraziato, chi ha lanciato i cori, chi si è concesso qualche sfottò agli avversari e ai critici. Da ultimo, il ringraziamento dell’allenatore Simone Inzaghi ai tifosi e lo show di Barella: venti minuti di cori, richiami ai compagni e incitamenti ai tifosi. Un carisma, quello mostrato dal centrocampista sardo, che farebbe pensare più ad un animatore di feste che ad un calciatore.

 

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I fattori di una stagione vincente

L’Inter ha ottenuto la vittoria del campionato con cinque giornate d’anticipo. Lo società aveva raggiunto lo stesso risultato una sola volta in precedenza, nel 2007, quando a guidare la cavalcata nerazzurra c’era Roberto Mancini. Oggi il condottiero è Simone Inzaghi, il “demone di Piacenza”, che allena l’Inter per la terza stagione consecutiva. L’ex attaccante di Lazio e Atalanta è approdato a Milano in un delicato momento di transizione. Era l’estate del 2021, l’Inter veniva dalla gestione di Antonio Conte, che aveva riportato dopo 11 anni lo scudetto a Milano. Inzaghi ha quindi saputo inserirsi in punta di piedi nell’ambiente, facendo parlare il proprio lavoro per sé. Da qui la vittoria di Coppa Italia e Supercoppa Italiana per due stagioni consecutive. Trofei a cui si è aggiunto, quest’anno, l’ambito scudetto che vale la seconda stella.

Tra i fattori del successo interista è dunque d’obbligo ricordare il lavoro di Inzaghi, che ha continuato quanto fatto da Conte prima e da Spalletti ancora in precedenza. A cominciare dal modulo: il tecnico piacentino non ha voluto abbandonare il 3-5-2 di Conte, del quale ha rafforzato il centrocampo e il gioco sulle corsie esterne. Alla tattica, Inzaghi ha affiancato un sapiente lavoro di gestione delle risorse fisiche dei suoi, così da mantenere continuità di rendimento lungo tutto il campionato. In questo è stato favorito anche dal fatto che l’Inter, una volta eliminato dalla Coppa Italia a dicembre e dalla Champions League a marzo, ha avuto meno impegni sul campo a cui fare fronte.

L’allenatore Simone Inzaghi festeggia lo scudetto con la squadra e lo staff.
I protagonisti 

Ma il successo dell’Inter – e non potrebbe essere diversamente – si è nutrito soprattutto della qualità dei suoi interpreti. In porta, Yann Sommer è il meno battuto della Serie A, con soli 18 gol subiti in 32 partite di campionato. Merito suo e merito della difesa, generalmente composta dai due veterani Acerbi e Bastoni, quest’anno affiancati dall’innesto di Pavard, arrivato dal Bayern Monaco in sostituzione di Skriniar. Difensori sono anche gli esterni a tutta fascia, indispensabili nel gioco di Inzaghi: in questa stagione si sono messi in luce particolarmente Dimarco e Dumfries, senza dimenticare Carlos Augusto e Darmian dalla panchina.

Ma forse a centrocampo ci sono i giocatori più decisivi. Barella, pur avendo segnato meno, ha giocato una delle stagioni migliori in carriera, migliorando le sue abilità di costruzione del gioco. Mkhitaryan, a 35 anni, è il giocatore più impiegato della squadra, con 34 partite giocate su 34. Calhanoglu, ormai stabilmente nel ruolo di regista, ha garantito alte prestazioni in termini realizzativi, mettendo a referto 13 gol e 3 assist. Ma è l’attacco a presentare la stella più brillante della squadra. Lautaro Martinez, capocannoniere della Serie A con 23 reti, è ormai un top player affermato a livello europeo. Al suo fianco si è messo in mostra il nuovo arrivato Marcus Thuram, che al primo anno nel campionato italiano ha già realizzato 12 gol e 6 assist.

Alcuni componenti della prima squadra.

Con protagonisti talentuosi, una panchina di qualità e una sapiente regia, l’Inter ha guadagnato uno scudetto ampiamente alla sua portata, imponendo la sua costanza di rendimento contro i risultati altalenanti delle rivali. Più che con prestazioni sontuose (che forse sarebbero servite nelle coppe), l’Inter ha vinto il campionato con la lucida preparazione delle partite e la concretezza sul lungo periodo. Elementi, questi, che mostrano una serietà e una progettualità che spesso mancano in tanti club italiani.

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