Continua il viaggio a puntate verso il 9 febbraio, quando si apriranno i XXIII Giochi olimpici invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud. Dopo l’impresa della nazionale statunitense di hockey a Lake Placid 1980 e il giallo di Grenoble ’68, nella terza tappa ripercorriamo la più famosa discesa libera di ogni epoca.
A mezzogiorno del 5 febbraio 1976, Vienna è una città fantasma. Marciapiedi deserti, non un’auto per le strade. È un giovedì e non è un giorno festivo. Nessuno, però, può rinunciare a seguire in tv l’evento che sta alla storia sportiva austriaca come la finale di Spagna ‘82 a quella italiana: la discesa libera maschile dei Giochi Olimpici di Innsbruck. Anche perché il favorito è un ragazzo della Carinzia che, dal primo pomeriggio di quel 5 febbraio, sarà considerato all’unanimità il più grande discesista di tutti i tempi.
Nel ’76, Innsbruck ospita le Olimpiadi invernali per la seconda volta. Il Cio l’ha scelta come soluzione di emergenza nel 1972, dopo che gli abitanti di Denver, la sede scelta in origine, hanno bocciato tramite referendum il piano di spesa per i Giochi. Franz Klammer ha 22 anni. Ne sono trascorsi solo otto da quando, lasciata la scuola, ha iniziato a gareggiare, anche se già da bambino, nel paesino di Mooswald, privo di impianti di risalita, si arrampicava sui pascoli per poi scendere sugli sci. Prima di entrare in nazionale, si è diviso fra lo sport e il lavoro nella fattoria di famiglia.
Klammer ha iniziato a vincere in Coppa del Mondo in discesa, specialità in cui di norma si matura tardi, a vent’anni appena compiuti, nel dicembre 1973. Due mesi dopo ha colto l’argento ai Mondiali di St. Moritz, dove ha conquistato anche l’oro in combinata. Nella stagione 1974-75 si è imposto in 8 discese su 9: impresa mai riuscita prima e mai eguagliata. Nell’unica che gli è sfuggita, non è arrivato al traguardo: se si fosse classificato fra i primi quattro, la Coppa del Mondo generale conquistata da Gustav Thöni nello storico parallelo della Val Gardena, contro Ingmar Stenmark, sarebbe finita in Carinzia. Nell’inverno olimpico, il Kaiser, come qualcuno inizia a chiamarlo, ha già vinto 4 discese, incluse le ultime 3 prima dei Giochi.
Quando si affaccia dal cancelletto di partenza del Patscherkofel, il monte che domina Innsbruck, Klammer ha sulle spalle le aspettative di un popolo per cui lo sci è più di uno sport nazionale. Ad accrescere la pressione ha contribuito il sorteggio, che gli ha assegnato il pettorale numero 15: sarà l’ultimo a partire tra i favoriti. Al traguardo, con il miglior tempo, lo aspetta lo svizzero Bernhard Russi.
Russi ha 28 anni ed è stato per due stagioni, fra il 1970 e il 1972, il re della discesa libera. Si è laureato campione del mondo in Val Gardena nel ‘70 e campione olimpico a Sapporo due anni più tardi. Vanta 8 vittorie in Coppa del Mondo, ma l’ultima risale al gennaio 1973. Non era destinato a lui, infatti, il ruolo di antagonista di Klammer.
A partire dall’inverno 1972-73, il padrone della specialità era diventato un altro svizzero: Roland Collombin, già argento a Sapporo e di 3 anni più giovane di Russi. Nel 1973 aveva strappato la Coppa del Mondo di discesa al connazionale e l’aveva difesa nel 1974 dall’assalto di Klammer, alla prima stagione ai massimi livelli. Nel dicembre ’74, aveva però patito un grave infortunio nella discesa della Val d’Isère; e i suoi sogni olimpici erano finiti un anno più tardi, nello stesso punto della stessa pista, insieme alla sua carriera. Nel passaggio poi rinominato Bosse à Collombin, si era rotto due vertebre: sarebbe tornato a camminare solo dopo diversi mesi e non avrebbe più sciato.
Libero dalla presenza del più giovane compagno di squadra, Russi, a Innsbruck, scia come nei suoi anni d’oro. Rifila oltre mezzo secondo a Herbert Plank, l’altoatesino che un mese prima è stato l’ultimo a battere Klammer, a Wengen. Infligge addirittura 77 centesimi a Ken Read, il più forte dei “Crazy Canucks”, la generazione d’oro dei discesisti canadesi a cavallo tra gli anni ’70 e ’80.
Per vincere, Kaiser Franz reinventa il mito della follia dei discesisti. Bastano pochi secondi di gara per rendersi conto che, almeno per quella gara, l’incolumità fisica non è fra le priorità di Klammer, che rischia di cadere almeno quattro volte. Ma ancora non è sufficiente: all’ultimo intermedio, è in ritardo di 19 centesimi rispetto al leader. Non può conoscere i rilevamenti cronometrici, ma forse si rende conto di non avere sciato al meglio. E così, nell’ultimo nodo chiave del tracciato, una chicane destra-sinistra inframezzata da un salto, rischia tutto.
Qualche minuto prima, Russi è entrato in quel passaggio a 117 chilometri orari. Ha preparato alla perfezione curve e salto, e ne è uscito a 111 km/h. Klammer entra a 113 km/h e prepara poco o nulla: frena quel tanto che basta per restare in pista nella curva a destra, poi si lascia proiettare in volo. Rischia il ribaltamento a mezz’aria, ma quando riesce in qualche modo ad atterrare, viaggia a 121 km/h: velocità che gli permette di scavalcare Russi per 33 centesimi nella picchiata verso l’arrivo. Quando taglia il traguardo, gli atleti ancora in cima non hanno bisogno di consultare la classifica: basta il boato del pubblico di Innsbruck.
Il dominio di Klammer in discesa continua fino al 1978, quando conquista la quarta Coppa del Mondo di discesa consecutiva. Poi un declino rapidissimo, innescato dal dramma del fratello Klaus. Sciatore di talento, a 16 anni rimane paralizzato dopo un incidente sulla neve, a Lienz. Kaiser Franz sparisce dai vertici delle classifiche per tre anni. Nel 1980, in occasione delle Olimpiadi di Lake Placid, viene escluso dal quartetto austriaco, che conquista oro e argento con Leonhard Stock e Peter Wirnsberger.
Klammer torna a vincere a sorpresa nel dicembre 1981, in Val d’Isère, e poi ancora un anno dopo in Val Gardena. Pur distante dal fuoriclasse degli anni ’70, l’ombra del Kaiser è sufficiente a conquistare la quinta Coppa del Mondo di discesa libera, nel 1983, e una quarta e ultima vittoria nella gara più prestigiosa al mondo, sulla Streif di Kitzbühel, il 21 gennaio 1984. Quattro settimane più tardi, conclude la sua carriera olimpica con una seconda e meno gloriosa partecipazione, a Sarajevo. Finisce decimo nella discesa conquistata, sulla facilissima pista di Bjelašnica, da Bill Johnson, statunitense che, esploso un mese prima, finirà di vincere un mese dopo. Nel 1985, Klammer chiude con lo sci per dedicarsi a una seconda, discreta carriera come pilota automobilistico. Lascia con 25 vittorie in discesa in Coppa del Mondo: primato a cui nessuno, dopo 33 anni, si è più avvicinato.