Marco Castelnuovo, caporedattore del Corriere Milano: «Durante il Master feci uno scoop. Via Solferino è casa mia»

Marco Castelnuovo è il terzo ospite di Tomalet, la newsletter di MasterX. Ex allievo del biennio 2004-2006 del Master in Giornalismo IULM, ha svolto il primo stage all’economia del Corriere della Sera e il secondo alla politica de La Stampa di Torino, dove è rimasto per quasi dieci anni. Nel 2016 è poi passato al Corriere della Sera, lavorando nelle redazioni di Milano e Torino. Dopo un periodo a La7, tra marzo 2023 e dicembre 2024, è tornato in via Solferino come caporedattore della cronaca di Milano.

Ci racconti un episodio significativo del periodo al Master?

Sì, certo. È un episodio del 2004, io ero al primo anno di Master. Un giorno venne alla IULM per un dibattito Giuseppe De Rita, anima e direttore del Censis. Io lo seguii per chiedergli un’intervista e lui mi disse che non aveva tempo, che doveva prendere l’aereo e che un taxi lo stava aspettando per portarlo all’aeroporto di Linate. Allora io decisi di accompagnarlo e sul taxi gli feci l’intervista.

Qual era il fulcro dell’intervista?

Gli feci delle domande su Berlusconi, che all’epoca era il Presidente del Consiglio, e Prodi, capo dell’opposizione e candidato per diventare premier. Lui mi disse che erano pari: era una cosa che non ci si aspettava da De Rita, che è sempre stato un moderato di sinistra. A quel punto scrissi l’articolo per il sito della IULM e il caporedattore di allora, Ivan Berni, mandò il pezzo alle agenzie: tutte lo ripresero, anche perché De Rita era una persona influente, e il giorno dopo quasi tutti i giornali pubblicarono la notizia.

Uno scoop niente male.

Esatto. Al direttore del corso dell’epoca, Angelo Agostini, il mio lavoro piacque molto. Non dico che da quel giorno in poi ho vissuto di rendita, ma certo godevo di alcuni lussi che prima non mi potevo permettere.

Qual è la cosa più utile che hai imparato al Master?

Ho imparato molte cose, ma la cosa più utile è stata quella di poter lavorare su  piattaforme diverse: radio, televisione, agenzia, carta stampata, Internet. Essere così duttile mi è servito nel momento in cui ho cercato lavoro. E poi il Master mi aprì un varco importante nelle redazioni, cosa che non ero riuscito a fare prima. Dopo essermi laureato mandai centinaia di curriculum in giro. Non avevo però santi in Paradiso. All’epoca collaboravo con un piccolo quotidiano milanese che si chiamava Milano Metropoli, ma capivo che non avrei ottenuto nulla se fossi rimasto lì. Così a ventisette anni decisi di mollare tutto e di fare il Master. Posso dire che ne è valsa la pena.

Che cosa diresti al te stesso allievo del Master?

Gli direi di cogliere tutte le occasioni che si presentano. Un consiglio che io già nel periodo del Master misi in pratica. Nel 2004 La Stampa mi offrì una sostituzione estiva sia a Torino che a Milano. Inizialmente avevo pensato di restare a Milano per non dover pagare l’affitto. Poi invece mi buttai perché volevo cambiare e mi trasferii a Torino.

E andò bene?

Direi di sì. Dopo la sostituzione estiva, arrivò un contratto di maternità e poi l’articolo 1. Ebbi anche fortuna: in quel periodo La Stampa passava a full color e il mio capo non sapeva inserire i codici per cambiare i colori agli occhielli, ai catenacci e alle didascalie; io, giovane, gli fui di grande aiuto, tanto che poco prima della scadenza del mio contratto lui si fece carico di chiedere il mio rinnovo. E così rimasi, facendo poi carriera internamente: prima redattore ordinario, poi vice capo servizio, capo servizio, vice capo redattore e capo redattore.

Qual è stato il momento più difficile della tua carriera?

Qualche anno fa mi è stata offerta la possibilità di passare dal Corriere Torino al Corriere Milano con un’altra posizione. Ma poi si è aperta l’opportunità di andare un po’ a Roma a occuparmi del digitale per il Tg La7. Quello è stato un momento difficile, perché si trattava di lasciare una città in cui avevo vissuto a lungo non per tornare a Milano, dove sono nato e cresciuto, ma per andare in una città nuova. Oltretutto in una televisione con colleghi importanti, come Enrico Mentana e Andrea Salerno. Mi sono fidato ed è andata molto bene.

Hai un sogno nel cassetto?

Lavorare alla Gazzetta dello Sport è il mio grande sogno. Ma credo che rimarrà tale, anche perché non sono specializzato in quell’ambito. È anche bello continuare ad avere dei sogni senza poterli realizzare.

Fra dieci anni ti vedi sempre al Corriere della Sera?

Il Corriere della Sera è casa mia. In realtà non mi pongo ancora la questione di dove sarò fra dieci anni. Intanto spero di essere in salute, poi si vedrà.

Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

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