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Sono passati meno di due anni da quando Andrea Papi, runner 26enne, fu ucciso da un orso nei boschi di Caldes, vicino a casa. Se la richiesta della Procura di archiviare il caso lo scorso luglio aveva già scosso la famiglia, la conferma del GIP di Trento nella giornata del 18 febbraio 2025 è stata «una pugnalata», come confessato da mamma, papà e sorella.
Il caso del 5 aprile 2023
A Caldes, in provincia di Trento, quella del 5 aprile 2023 è una serata tranquilla come tante altre. Andrea Papi esce a correre, come era solito fare, nei sentieri del suo paese. A pochi passi dal centro abitato. Il suo ritardo fa preoccupare in primis la mamma, che lo attende per cena. Ma né lei, né nessun’altro, avrebbe mai immaginato una tragedia simile. Dopo ore di ricerche il ragazzo viene trovato morto e le gravi ferite su tutto il corpo lasciano poco spazio: si tratta di un orso. L’autopsia dei giorni seguenti conferma: il decesso è stato causato dall’aggressione dell’animale.
Il plantigrado responsabile è JJ4, già segnalata come potenzialmente pericolosa. Il Tar respinge due volte l’ordine di abbattimento del Presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti. Nel frattempo l’orsa viene però catturata e portata al Casteller, una piccola area verde recintata. La famiglia chiede giustizia. «Non avremo indietro nostro figlio», dicono. «Ma chi ha sbagliato è giusto che paghi», ribadiscono. Questa battaglia legittima, è probabilmente anche il modo di incanalare un dolore troppo grande per essere ignorato.
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Cosa è cambiato in questo periodo?
Andrea Papi è stato la vittima sfortunata di una tragedia già annunciata. Il progetto Life Ursus, con cui in Trentino si era scelto di portare una decina di orsi sul territorio, era infatti già scappato di mano da tempo. I plantigradi si sono riprodotti più del previsto e i radiocollari di molti esemplari sono scarichi. Molti animali, contrariamente a quanto pensato, sono rimasti nella zona montuosa del Trentino piuttosto che distribuirsi lungo tutte le Alpi. Ma soprattutto, era sempre più ricorrente incontrarli anche a ridosso delle case di paese o nei prati di mele tipici del territorio. E c’erano state anche avvisaglie concrete, con alcuni casi di persone avvicinate dall’orso. Eppure, è stata necessaria una tragedia per capire che servisse fare qualcosa.
In seguito all’accaduto si è sensibilizzato maggiormente sul comportamento da tenere in montagna per scongiurare qualsiasi pericolo ed è stata introdotta una segnaletica nelle aree più frequentate dagli esemplari d’orso. Ma nel concreto nulla è cambiato. Un referendum in Val di Non e Sole per l’abbattimento di animali di grossa taglia e poco altro. Da quel tragico 5 aprile 2023, nelle zone del Trentino sono infatti almeno tre i casi di persone aggredite, seppur senza gravi conseguenze. E solamente un paio di mesi fa, in un paese a pochissimi chilometri da quello del decesso di Andrea, un esemplare si aggirava in pieno centro abitato fra l’incredulità di alcuni presenti. E questo, forse, è quello che fa più male alla famiglia del ragazzo. Vedere che la loro dolorosa perdita non è poi servita a molto. Almeno non fino ad ora.
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La nota della famiglia
Il GIP di Trento ha archiviato la denuncia contro il Presidente provinciale Maurizio Fugatti e il sindaco di Caldes, Antonio Maini. Secondo il giudice infatti, «non può individuarsi in capo agli odierni indagati una serie di condotte complessivamente inadeguate alla luce del cosiddetto obbligo di garanzia». Inevitabile il disappunto della famiglia in una nota scritta: «Eravamo stati preparati al fatto che in ambito penale la vicenda di sarebbe potuta concludere così ma speravamo in ogni caso di arrivare quanto meno al processo. Che si potesse discutere di una questione tanto grave e che non riguarda più soltanto noi, ma tutti i trentini e i numerosi turisti». La stessa ha poi fatto sapere che «i legali sono già al lavoro per aprire il capitolo civilistico», ribadendo la speranza di poter ottenere «piena giustizia».