Europee 2024: la fotografia politica di ogni paese

Dal 6 al 9 giugno 2024 saranno aperti i seggi per le elezioni europee. Gli oltre 350 milioni di cittadini dei 27 Stati dell’Unione dovranno eleggere i 705 deputati del Parlamento europeo, con sede ufficiale a Strasburgo. Una volta determinati i componenti dell’Assemblea, verrà eletto un Presidente e, in seguito, i membri della Commissione, il massimo organo esecutivo europeo.

Durante la nona legislatura – quella attualmente in corso – l’accordo tra Partito Popolare Europeo (Ppe), Socialisti & Democratici (S&D) e Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (ALDE) ha formato la cosiddetta maggioranza Von der Leyen, dal nome della Presidente della Commissione europea. Il suo mandato si è consumato all’insegna della pandemia e della svolta ambientalista. In questi quattro anni di governo sono stati approvati provvedimenti storici come l’accordo per la Brexit con l’ex Primo Ministro britannico Boris Johnson, il Green Deal, il Recovery Found e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Dopo le europee dell’anno prossimo qualcosa potrebbe cambiare.

I gruppi parlamentari europei

Come si legge nel sito dell’Unione Europea, «le deputate e i deputati al Parlamento europeo si riuniscono in gruppi politici e sono organizzati non già per nazionalità bensì per affinità politiche». Le formazioni politiche sono composte da un numero minimo di 23 deputate e deputati e rappresentano almeno un quarto degli Stati membri. Una deputata o un deputato non possono aderire a più gruppi politici. Tutti coloro che non aderiscono a nessun gruppo politico sono noti come Non Iscritti (Ni).

Ad oggi vi sono sette gruppi politici a Bruxelles:

  • Partito popolare europeo (Ppe): fondato nel 1976, raggruppa i partiti europei di centro e di centrodestra.  Tra le battaglie perseguite vi sono digitalizzazione, globalizzazione, migrazione e sicurezza, sviluppo demografico;
  • Socialisti & Democratici europei (S&D): riunisce i partiti europei di centrosinistra. Tra i temi chiave delle loro politiche ci sono la battaglia per un modello di sviluppo più sostenibile, che riduca le diseguaglianze, la difesa dell’ambiente e dei diritti fondamentali, una riforma del sistema comune di asilo che metta al centro la solidarietà, il partenariato con l’Africa;
  • Renew Europe: gruppo parlamentare fortemente europeista, fautore del libero mercato, della globalizzazione e del multilateralismo. Fino al 2019, era presente come gruppo separato anche l’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa (Alde), che però è confluita in Renew Europe insieme al Partito Democratico Europeo;
  • Verdi/Alleanza Libera Europea (Verdi/Ale): raggruppa i partiti ecologisti e progressisti nell’Ue. Il loro obiettivo è il rilancio dell’Europa sulla base della difesa dell’ambiente, della promozione dell’energia pulita, dell’economia circolare, della solidarietà tra Stati membri e di un’economia più equa;
  • Democrazia e Identità (Id): riunisce le forze sovraniste che vogliono riformare l’Unione europea, dando più potere agli Stati nazionali;
  • Conservatori e Riformisti europei (Ecrriunisce i partiti conservatori di destra;
  • Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica (Gue/Ngl): è il gruppo politico della sinistra radicale nell’Ue. Crede nella redistribuzione della ricchezza, nell’ambiente e nell’uguaglianza sociale.
L’Europa s’è destra

Negli ultimi due anni, numerosi stati dell’Unione europea si sono resi protagonisti di una cosiddetta virata a destra. L’Italia con Giorgia Meloni, la Grecia con Kyriakos Mitsotakis e la Svezia con Ulf Kristersson sono gli esempi più lampanti. Ma anche Spagna, Irlanda, Austria, Paesi Bassi, Lituania, Lettonia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Croazia, Slovacchia e Cipro.

Il passaggio di consegne tra socialisti e conservatori nei vari Paesi comunitari potrebbe avere dei risvolti politici anche nelle più importanti istituzioni europee. Come sostiene il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi: «La maggioranza fra Popolari, Liberali e Socialisti ha fatto il suo tempo. Aveva senso quando l’Europa era un accordo fra gli Stati e rappresentare nelle istituzioni europee tutte le grandi famiglie politiche dell’epoca ne garantiva una certa neutralità». Ma, secondo il Cavaliere, qualcosa è cambiato: «Man mano che l’Europa ha acquisito una soggettività politica autonoma è diventato sempre più importante che la sua guida assuma una connotazione politica chiara». E quel chiaro indirizzo politico potrebbe essere dato da un «centrodestra europeo».

A sx il Presidente del Ppe Manfred Weber che stringe la mano a Silvio Berlusconi (a dx)

Il pensiero di Berlusconi riflette quelli che al momento sembrano essere i nuovi equilibri politici europei. I partiti di destra e di centrodestra dei vari stati nazionali stanno ottenendo sempre più consensi. E ciò potrebbe prefigurare una futura alleanza europea tra Ecr e Ppe, con S&D costretta a un ruolo di opposizione.

Ma da quali partiti politici saranno formati i gruppi parlamentari europei dopo le elezioni di giugno 2024?

Germania: 96 seggi

Berlino dispone di 96 seggi al Parlamento di Strasburgo. E questo la rende lo stato più rappresentato all’interno dell’Unione, con poco meno di un settimo dei 705 eurodeputati totali. Al momento, il primo ministro tedesco è il socialista Olaf Sholz. Il cancelliere presiede una coalizione di governo composta dal Partito Socialdemocratico di Germania (S&D), dai Verdi (Verdi/Ale) e dal Partito Liberale Democratico (Renew Europe).

Olaf Scholz, Cancelliere tedesco

Le ultime elezioni europee – quelle del 2019 – hanno visto l’Unione Cristiano-Democratica di Germania (Cdu) conquistare 23 seggi, seguito dai 21 dei Verdi e dai 16 dell’SPD. Alternativa per la Germania (AfD) – facente parte del gruppo europeo Id – è stata la quarta forza politica guadagnando 11 seggi totali. E oggi, con il suo 16,5%, è la terza forza politica del Paese, dietro solo al CDU (27%)  e SPD (20%). Il partito di estrema destra potrebbe essere l’outsider tedesca alle europee 2024.

Francia: 79 seggi

Parigi può contare su 79 seggi. Il Presidente francese Emmanuel Macron e la Prima ministra Elisabeth Born sono forti del sostegno di Renaissance, En Marche!, Horizons (tutti in Renew Europe) e l’Europe Ecologie (Verdi/Ale).

Macron
Emmanuel Macron, presidente della Francia

Ma le recenti ondate di proteste in Francia potrebbe favorire l’ascesa dei partiti d’opposizione. Primo tra tutti il Rassemblement National (Id) di Marin Le Pen. Il partito di estrema destra ha vinto le europee del 2019 di un punto percentuale sull’alleanza Renaissance. Al momento ha 22 seggi contro i 21 della coalizione pro Macron. E, sul fronte interno, ha il 31% dei consensi contro il 22% del leader della sinistra Jean-Luc Mélenchon (Gue/Ngl).

Italia: 76 seggi

Il nostro Paese ha di diritto 76 seggi al Parlamento europeo. La Presidente del consiglio Giorgia Meloni guida una coalizione di governo formata dal suo partito Fratelli d’Italia (Ecr), Lega (Id) e Forza Italia (Ppe). Il Governo Meloni, nato da poco, continua a essere premiato dai sondaggi: FdI (29%), Lega (9%) e FI (7%). Il partito di Matteo Salvini ebbe un exploit alle scorse elezioni europee ottenendo 25 seggi su 76. Dietro, Berlusconi con 10 seggi e Fratelli d’Italia con nove.

I tre leader della coalizione di centrodestra, (da sx) Meloni, Berlusconi e Salvini.

Le opposizioni dovranno recuperare terreno per insidiare il centrodestra. Il Partito democratico (S&D), nonostante i 16 seggi guadagnati nel 2019, secondo gli ultimi sondaggi è calato dello 0,6%. Anche il Movimento 5 Stelle (NI) sta perdendo consensi ed è difficile che confermi i risultati del 2019. Azione e Italia Viva (Renew Europe) – un tempo Terzo Polo – hanno due seggi. Ma dato che non si presenteranno insieme dovranno superare l’ostacolo della soglia di sbarramento al 4%.

Spagna: 59 seggi

Madrid dispone di 59 seggi. Ma la situazione in Spagna è forse una delle più complesse da analizzare. Il 23 luglio il Paese è chiamato a eleggere un nuovo Parlamento e, di conseguenza, un nuovo governo. Secondo i sondaggi è in testa il Partito popolare (Ppe) al 30%, a cui probabilmente si aggiungerebbe il 14% di Vox (Ecr).

Il leader di Vox Santiago Abascal durante uno dei suoi comizi elettorali

Nel 2019 le europee erano state dominate dal Partito Socialista Operaio Spagnolo (S&D) che aveva conquistato il 32% dei consensi e 21 seggi. A seguire, i 13 del Partito Popolare, gli otto di Ciudadanos (Renew Europe), i sei di Unidas Podemos (Gue/Ngl) e i quattro di Vox. Visti gli ultimi sondaggi è pronosticabile un aumento considerevole di seggi per la destra spagnola.

Polonia: 51 seggi

Varsavia può contare su 51 seggi, il più alto numero dei paesi dell’Est Europa. Il Presidente Andrzej Duda e il Primo ministro Mateusz Morawiecki sono entrambi esponenti di Diritto e Giustizia (Ecr). Al momento, dispongono di 27 seggi al Parlamento europeo.

Andrzej Duda, Presidente della Polonia

Il primo partito di opposizione è Piattaforma Civica che fa parte di Coalizione Europea (Ppe). Ha 22 seggi e, sul fronte interno, tra il 24 e il 26% delle preferenze. Il vero outsider rischia di essere Confederazione, partito di estrema destra che i sondaggi danno vicino al 12%.

Romania: 33 seggi

La Romania ha a disposizione 33 seggi. Il Primo ministro Nicolae Ciuca rappresenta il Partito Nazionale Liberale (Ppe) che occupa 10 seggi nel Parlamento europeo. Governa grazie alla coalizione di cui fanno parte il Partito Socialdemocratico (S&D) con nove seggi Ue e l’Unione Democratica Magiara della Romania (Ppe) con due seggi.

Il Primo ministro romeno Nicolae Ciuca

All’opposizione ci sono il Partito della Libertà, Unità, Solidarietà (Renew Europe) con otto seggi, PRO Romania (S&D) e Partito del Movimento Popolare (Ppe), entrambi con due seggi.

Paesi Bassi: 29 seggi

L’Olanda può contare su 29 seggi a Strasburgo. Il Primo ministro Mark Rutte guida una coalizione di governo formata dal suo Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, Democratici 66 (entrambi in Renew Europe), Unione Cristiana e Appello Cristiano Democratico (entrambi Ppe). Insieme occupano 11 seggi.

Il Primo ministro olandese Mark Rutte

L’opposizione al Governo Rutte è composta dal Partito del Lavoro (S&D) che nel 2019 era stato il più votato alle europee conquistando sei seggi. A seguire, rispettivamente con tre e due seggi nel Parlamento europeo, il Forum per la Democrazia (Ecr) e Sinistra Verde (Verdi/Ale).

Belgio: 21 seggi

La nazione belga ha 21 seggi nel Parlamento europeo. Il Primo ministro Alexander De Croo presiede una squadra di governo composta dai suoi Liberali e Democratici Fiamminghi Aperti (Renew Europe), dal Movimento Riformatore (Renew Europe), dai Cristiano-Democratici e Fiamminghi (Ppe), dal Partito Socialista e dal Partito Socialista Differente (entrambi S&D), da Ecolo e Verdi (entrambi Verdi/Ale). Sommati dispongono di 12 seggi Ue.

Il Primo ministro belga Alexander De Croo

L’opposizione è guidata dai due principali partiti di destra: Nuova Alleanza Fiamminga (Ecr) e Vlaams Belang (Id), che hanno tre seggi ciascuno. Dal 2019 sono i più votati in patria. Altri movimenti politici minori sono: Partito Cristiano Sociale e Centro Democratico Umanista (entrambi Ppe, un seggio a testa) e Partito del Lavoro del Belgio (Gue/Ngl, con un seggio).

Repubblica Ceca: 21 seggi

Praga dispone di 21 seggi. Il Primo ministro Petr Fiala fa parte del Partito Civico Democratico (Ecr) che occupa quattro seggi in Ue. La maggioranza di governo è composta, oltre che dal suo partito, da Unione Cristiana e Democratica-Partito Popolare Cecoslovacco (Ppe) con due seggi, da Tradizione Responsabilità Prosperità 09 (Ppe) con due seggi e, infine, Partito Pirata Ceco (Verdi/Ale) con tre seggi.

Il Primo ministro della Repubblica Ceca Petr Fiala

I partiti all’opposizione sono Azione dei Cittadini Insoddisfatti 2011 (Renew Europe) che nel 2019 ha preso il 21% dei consensi guadagnando sei seggi. A seguire, Libertà e Democrazia Diretta (Id) con due seggi e Partito Comunista di Boemia e Moravia (Gue/Ngl) con un solo seggio.

Grecia: 21 seggi

Atene ha a disposizione 21 seggi in Ue. La situazione greca è, per certi versi, simile a quella spagnola. Kyriakos Mitsotakis di Nuova Democrazia (Ppe) ha vinto le prime elezioni del 21 maggio 2023. Ma, non avendo la maggioranza assoluta, dovrà ripresentarsi a nuove elezioni il prossimo 25 giugno per evitare un governo di coalizione. Il suo movimento politico, in ambito europeo, detiene otto seggi.

Il leader di Nea Demokratia e premier uscente Kyriakos Mītsotakīs

Il maggiore partito d’opposizione è SYRIZA, la coalizione della sinistra radicale (Gue/Ngl) guidata dall’ex premier Alexis Tsipras e che vanta sei seggi. Inoltre, con due seggi ci sono: i socialdemocratici di PASOK (S&D), il Partito Comunista di Grecia (NI) e Alba Dorata (Ni). Fanalino di coda, con un solo seggio Soluzione Greca (Ecr).

Ungheria: 21 seggi

Budapest può contare su 21 seggi europei. Da ormai 13 anni il Paese è guidato dal Primo ministro Viktor Orban. Il suo partito – Fidesz (Ecr) – ha 13 seggi Ue e il 53,1 dei consensi nel Paese.

Il Primo ministro ungherese Viktor Orban

L’opposizione a Orban è affidata alla Coalizione Democratica (S&D) che ha a disposizione quattro seggi europei. Seguono Momentum (Renew Europe) con due seggi e, con uno a testa, il Partito Socialista Ungherese (S&D) e Jobbik (NI).

Portogallo: 21 seggi

Lisbona ha 21 seggi nel Parlamento europeo. Il Primo ministro Antonio Costa guida il Partito Socialista (S&D) che nel 2019 ha raccolto nove seggi. Il suo è un governo monocolore di maggioranza, dato che da solo ha il 42%. Questo significa che alcuni partiti dell’opposizione lo supportano ‘attivamente’ o ‘passivamente’ (cioè astenendosi).

Il Primo ministro portoghese Antonio Costa

Il principale movimento politico che contrasta Costa è il Partito Social Democratico (Ppe), che nel 2019 aveva guadagnato sei seggi UE. Negli ultimi sondaggi, il partito di centro-destra è dato al 30,2% contro il 26,9% dei socialisti. Il Blocco di Sinistra (Gue/Ngl) e la Coalizione Democratica Unitaria (Gue/Ngl), due seggi a testa, compongono una parte importante della ‘opposizione di maggioranza’.  Hanno, invece, solo un seggio nel Parlamento europeo il Partito Popolare (Ppe) e Persone-Animali-Natura (Verdi/Ale).

Svezia: 21 seggi

Anche a Stoccolma sono riservati 21 seggi nell’Edificio Louise-Weiss di Strasburgo. Essendo una monarchia parlamentare, il Primo ministro funge da Ministro di Stato. Dal 17 ottobre 2022, questo ruolo è occupato da Ulf Kristersson del Partito Moderato (Ppe).

Si tratta di un ritorno al governo di un movimento di destra dopo otto anni di governo socialdemocratico. Come dimostrano i soli quattro seggi che i moderati avevano guadagnato nel 2019. Il governo Kristersson si basa sull’alleanza con Partito Liberale (Renew Europe) e Democratici Cristiani (Ppe), in totale tre seggi europei. E sull’appoggio esterno di Democratici Svedesi (Ecr), con due seggi.

Il Ministro di Stato svedese Ulf Kristersson
Il Ministro di Stato svedese Ulf Kristersson

L’opposizione più agguerrita è affidata al Partito Socialdemocratico dei Lavoratori (S&D), che può vantare cinque seggi a livello continentale. Seguono: con tre seggi il Partito Ambientalista I Verdi (Verdi/Ale), con due il Partito di Centro (Renew Europe) e con uno il Partito della Sinistra (Gue/Ngl)

Austria: 19 seggi

Vienna occupa 19 seggi nel Parlamento europeo. Il Cancelliere federale Karl Nehammer ha costituito il suo governo nel dicembre 2021 grazie all’alleanza tra i Verdi (Verdi/Ale) e il suo Partito Popolare Austriaco (Ppe). I due movimenti politici al governo contano rispettivamente tre e sette seggi a Strasburgo.

Il Canc.... Karl Nehammer
Il Cancelliere federale austriaco Karl Nehammer

Partiti alternativi al governo sono: il Partito Socialdemocratico d’Austria (S&D) con cinque seggi UE, il Partito della Libertà Austriaco (Ppe), con tre seggi e la Nuova Austria e Forum Liberale (Renew Europe) con un solo seggio. Ma attenzione alla crescita lampo di Fpö, il partito di estrema destra guidato da Herbert Kickl. Negli ultimi tre anni è salito dal 12% al 28%, secondo i sondaggi. 

Bulgaria: 17 seggi

L’Europa garantisce a Sofia 17 seggi nel Parlamento. Dopo un ultimo decennio molto instabile a livello politico, con sette governi, il 2 aprile 2023 si sono tenute le ultime elezioni. Con il 26,5% è stato eletto Primo ministro per la terza volta Bojko Borisov, esponente di Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria (Ppe). Risultato in leggero calando rispetto all’oltre 30% rimediato nel 2019, che aveva permesso al partito di centrodestra di guadagnare sei seggi. Il nuovo governo, però, non è operativo: Borisov non ha ancora creato una coalizione che abbia la maggioranza assoluta. Ma dovrebbe essere solo questione di tempo.

Booo Borisov, Primo ministro bulgaro
Bojko Borisov, Primo ministro bulgaro

La seconda forza del Paese è l’alleanza tra Partito Socialista Bulgaro (S&D) e Bulgaria Democratica (Ppe), che in totale occupano sei seggi a Strasburgo. Tre sono i seggi occupati dal Movimento per i Diritti e le Libertà (Renew Europe), mentre sono due quelli di Movimento Nazionale Bulgaro (Ecr). Anche in Bulgaria, però, un partito di estrema destra è stato protagonista di una vertiginosa scalata negli ultimi anni. Rinascita, dopo l’1% rimediato alle europee del 2019, è data dagli ultimi sondaggi come terza forza politica, intorno al 14% di consensi.

Danimarca: 14 seggi

Copenaghen occupa 14 seggi a Strasburgo. La Prima ministra Mette Frederiksen, eletta nel 2019, è a capo di un governo trasversale e di larghe intese. Questo è formato dai suoi Socialdemocratici (S&D), dal Partito Liberale di Danimarca (Alde) e dai Moderati (Renew Europe). In totale, occupano sette seggi a livello continentale.

La Prima ministra Mette Frederiksen
La Prima ministra danese Mette Frederiksen

All’opposizione operano una serie di partiti di sinistra. Primo tra tutti il Partito Popolare Socialista (Verdi/Ale), con il 14% di consensi e due seggi al Parlamento europeo. A cui si possono aggiungere anche Sinistra Radicale (Renew Europe), con i suoi due seggi, e Lista dell’Unità – I Rosso-Verdi (Gue/Ngl), con un seggio. Dalla parte del centrodestra spiccano il Partito Popolare Danese (Id) e il Partito Popolare Conservatore (Ppe), con un seggio ciascuno.

Slovacchia: 14 seggi

A Bratislava l’Unione Europea ha concesso 14 seggi. Il caos politico ricalca quasi alla perfezione la situazione spagnola. Dopo due anni di governo, il Primo ministro Eduard Heger si è dimesso il 15 aprile 2023. In attesa delle elezioni, che si terranno il prossimo 30 settembre, è stato nominato premier ad interim Igor Matovic.

Entrambi si ricollegano al Partito Gente Comune e Personalità Indipendenti (Ppe), che nel 2019 aveva raccolto solo un seggio per il Parlamento europeo. Salvo poi, tre anni fa, toccare il picco del 26% alle elezioni e precipitare fino al 7% di consensi odierni.

L'ex Primo ministro slovacco Eduard Heger
L’ex Primo ministro slovacco Eduard Heger

I principali avversari politici di Heger e Matovic sono Slovacchia Progressista (Renew Europe) e Direzione – Socialdemocrazia (S&D), che occupano in tutto sette seggi a Strasburgo. Importanti a livello nazionale anche il Partito Popolare Slovacchia Nostra (Ni), Libertà e Solidarietà (Ecr) e Movimento Cristiano Democratico (Ppe), con due seggi a testa nel Parlamento europeo.

Finlandia: 14 seggi

Helsinki ha a disposizione 14 seggi in Ue. Il Primo ministro Petteri Orpo guiderà un’alleanza di governo formata dal suo Partito della Coalizione Nazionale (Ppe), dai Veri Finlandesi (Id) e altri due partiti minori. Alle europee 2019 il partito di Orpo aveva raccolto tre seggi e i suoi alleati due.

Il Primo ministro finlandese Petteri Orpo

L’opposizione è rappresentata dal Partito Socialdemocratico di Finlandia (S&D), dalla Lega Verde (Verdi/Ale), dal Partito di Centro Finlandese (Renew Europe) e dall’Alleanza di Sinistra (Gue/Ngl). In totale, avevano conquistato otto seggi.

Irlanda: 13 seggi

A Dublino sono stati assegnati 13 seggi europei. Il Primo ministro Leo Varadkar presiede una coalizione di governo formata da Fianna Fàil (Alde), dal suo partito Fine Gael (Ppe) e dal Partito Verde (Verdi/Ale). Insieme occupano nove seggi al Parlamento europeo.

Il Primo ministro irlandese Leo Varadkar

L’opposizione è data dall’Independence 4 Change (Gue/Ngl) con due seggi Ue e lo Sinn Féin (Gue/Ngl) con un seggio. Quest’ultimo è stato protagonista di una crescita vertiginosa che lo ha portato dall’11% nel 2019 al 33% di giugno 2023.

Croazia: 12 seggi

Zagabria può contare su 12 seggi Ue. Il Primo ministro Andrej Plenkovic guida una coalizione di governo composta dal suo partito Unione Democratica Croata (Ppe) e dal Partito Democratico Indipendente Serbo.

Il Primo ministro croato Andrej Plenkovic

Il Partito Socialdemocratico di Croazia (S&D) è il principale movimento di opposizione, con quattro seggi Ue. Gli altri quattro seggi sono equamente divisi tra formazioni politiche minori, tra cui i Sovranisti Croati (Ecr).

Lituania: 11 seggi

Vilnius ha a disposizione 11 seggi nel Parlamento europeo. Il Primo ministro è Ingrida Simonyte presiede una coalizione di governo formata dal suo partito Unione della Patria – Democratici Cristiani di Lituania (Ppe), dal Movimento dei Liberali della Repubblica di Lituania (Alde) e dal Partito della Libertà (Alde). In totale, occupano quattro seggi europei dal 2019.

Il Primo ministro lituano Ingrida Simonyte

All’opposizione ci sono i tre maggiori partiti di sinistra: Partito Socialdemocratico di Lituania (S&D) – ultimamente in grande crescita -, Unione dei Contadini e dei Verdi di Lituania (Verdi/Ale) e Partito del Lavoro (Renew Europe). Insieme hanno cinque seggi a Strasburgo. I due seggi rimanenti sono occupati da formazioni politiche di destra minori.

Lettonia: otto seggi

A Riga sono stati assegnati otto seggi Ue. Il Primo ministro Arturs Krišjānis Kariņš si appoggia su un’ampia coalizione che comprende il suo partito Nuova Unità (Ppe), Lista Unita e Alleanza Nazionale (Ecr). I partiti al governo occupano quattroseggi a Strasburgo

Il primo ministro lettone Arturs Krišjānis Kariņš
Il primo ministro lettone Arturs Krišjānis Kariņš

I più importante movimento di opposizione a Kariņš è l’Unione dei Verdi e degli Agricoltori, che nel 2019 aveva consensi inferiori al 5% e ora è la seconda forza del Paese con consensi superiori al 13%. Della sinistra lettone fanno parte anche il Partito Socialdemocratico ‘Armonia’ (S&D), Sviluppo/Per! (Renew Europe) e Unione Russa di Lettonia (Verdi/Ale). Queste tre forze politiche siedono sugli altri quattro seggi europei.

Slovenia: otto seggi

Lubiana può contare su otto seggi a Strasburgo. Il Primo Ministro Robert Golob guida una maggioranza di governo composta dal suo Movimento Libertà (Renew Europe), dai Socialdemocratici (S&D) e da La Sinistra. In totale dispongono di quattro seggi.

Il Primo ministro sloveno Robert Golob
Il Primo ministro sloveno Robert Golob

L’opposizione è formata dal Partito Democratico Sloveno (Ppe) e dalla Nuova Slovenia Democratici Cristiani (Ppe), che occupano i rimanenti seggi.

Estonia: sette seggi

Tallin vanta sette seggi nel Parlamento di Strasburgo. Il Primo ministro Kaja Kallas, figlia dell’ex premier Siim Kallas, governa sostenuta da una coalizione composta dal suo Partito Riformatore Estone (Renew Europe), dal Partito Socialdemocratico (S&D) e da Estonia 200. L’esecutivo centrista occupa quattro seggi europei.

Kaja_Kallas
Il Primo ministro estone Kaja Kallas

L’opposizione è guidata dal Partito Popolare Conservatore Estone (Id), che negli ultimi mesi ha rosicchiato 15 punti percentuali al movimento di Kaja Kallas. Altrettanto in crescita è il Partito di Centro Estone (Renew Europe). A entrambi i partiti è riservato un seggio Ue. Così come a Patria (Ppe), formazione politica di centrodestra.

Cipro: sei seggi

Nicosia occupa il minor numero di seggi nel Parlamento europeo (sei), insieme a Malta e Lussemburgo. Il Primo ministro Nikos Christodoulidīs è stato eletto a fine febbraio 2023. I partiti che lo sostengono sono: Raggruppamento Democratico (Ppe), Partito Democratico (S&D) e Movimento dei Socialdemocratici (S&D). In totale possono contare su quattro seggi Ue.

Il Primo ministro cipriota Nikos Christodoulidīs

L’opposizione è guidata da un solo movimento: Partito Progressista dei Lavoratori (Gue/Ngl), che può contare su due seggi in Ue.

Lussemburgo: sei seggi

Xavier Bettel, Primo ministro lussemburghese, è in carica dal 2013. Guida una coalizione di governo formata dal suo Partito Democratico (Renew Europe), dal Partito Operaio Socialista Lussemburghese (S&D) e dai Verdi (Verdi/Ale). Insieme hanno quattro seggi Ue.

Il Primo ministro lussemburghese Xavier Bettel

L’opposizione è dominata dal Partito Popolare Cristiano Sociale (Ppe), che dispone di due seggi e guida i sondaggi del Paese da ormai sette anni.

Malta: sei seggi

Robert Abela, Primo ministro maltese, è in carica in quanto rappresentante del Partito Laburista (S&D). Oltre ai quattro seggi al Parlamento europeo, la formazione politica al governo vanta consensi intorno al 52%.

Il Primo ministro maltese Robert Abela

Il dominio laburista è contrastato solo dal Partito Nazionalista (Ppe), che è distante nove punti percentuali dal primo e ha guadagnato nel 2019 due seggi Ue.

Considerazioni sul futuro dell’Europa

A giugno 2023, i governi dei vari Paesi dell’Unione europea possono essere classificati con quattro differenti etichette: destra, centrodestra, centrosinistra e sinistra. Gli Stati con una chiara linea sovranista sono due: Ungheria e Polonia. Non a caso le due Nazioni che negli ultimi anni hanno avuto più problemi con le istituzioni comunitarie. I paesi collocabili sul lato diametralmente opposto sono tre: Portogallo, Malta e Slovenia.

Un corteo di protesta contro Victor Orban

Più moderati, sul versante di destra, sono 12 Stati: Italia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Svezia, Austria, Bulgaria, Slovacchia, Finlandia, Irlanda, Croazia, Lituania e Lettonia. A questi, secondo gli ultimi sondaggi, potrebbero aggiungersi la Grecia e la Spagna, prossimi a elezioni nazionali.

Nell’ambito del centrosinistra, sono otto Stati (quattro in meno del cdx): Germania, Francia, Romania, Belgio, Danimarca, Cipro, Estonia, Lussemburgo.

Se le europee di giugno 2024 dovessero confermare la tendenza politica dei vari paesi comunitari, per la prima volta l’Unione europea potrebbe avere un governo di centrodestra. Le conseguenze di un tale virata sono ancora tutte da scoprire.

 

Andrea Carrabino

Braidese per nascita, milanese per scelta. Laureato prima in Scienze Politiche e poi in Scienze del Governo. Amo la politica, ma non la vivrei. Juventino sfegatato e amante delle serie tv e del cinema. Toglietemi tutto, ma non The Office

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