Arancino Day, la giornata dedicata al fritto più amato

Panatura dorata e croccante, ripieno di risotto saporito. L’arancino è ormai una super star, dai ristoranti tradizionali siciliani agli stand dello street food. Il 13 dicembre in Sicilia si celebra l’Arancino Day, in occasione della festa di Santa Lucia, patrono di Siracusa. Tra dibattiti linguistici e diverse idee sulle sue origini, l’arancino conserva indistintamente il suo gusto ricco e deciso.

Le (ignote) origini storiche

Il dibattito sull’origine dell’arancino non ha ancora trovato una vera risposta. C’è chi sostiene risalga al periodo della dominazione araba, tra il IV e l’XI secolo, quando veniva preparato come una semplice pallina di riso condito. Oppure chi attribuisce la ricetta a Federico II di Svevia che pare abbia introdotto la tecnica della panatura e della frittura, trasformando così il piatto in una pietanza croccante e facilmente trasportabile. Questa innovazione culinaria, nata probabilmente dalla necessità di fornire un pasto pratico e gustoso alla corte itinerante e alle truppe durante le campagne militari, ha reso l’arancino un alimento popolare e diffuso in tutta la Sicilia.

Perché si festeggia il 13 dicembre

Il 13 dicembre 304 d.C. Lucia di Siracusa muore martire accusata di stregoneria durante la persecuzione dei cristiani voluta dall’Imperatore Diocleziano. Secondo la leggenda Lucia portò cibo e altri beni di prima necessità ai cristiani, i quali, per sfuggire alle persecuzioni, si rifugiavano nelle catacombe romane. La figura di Santa Lucia, oltre a essere venerata come protettrice degli occhi, si intreccia profondamente con la storia e le tradizioni culinarie siciliane.

Un ritratto di Santa Lucia. Credits: In Terris
Un ritratto di Santa Lucia

A lei si attribuisce il miracolo che mise fine a una grave carestia a Palermo nel 1646, quando una nave carica di grano arrivò proprio il 13 dicembre. La popolazione, stremata dalla fame, lo lessò immediatamente, dando vita alla cuccìa salata. Da allora, il 13 dicembre, molte famiglie siciliane sostituiscono pane e pasta con piatti a base di riso, come gli arancini, in ricordo di quell’evento. Questa usanza è oggi celebrata in tutta l’isola con l’Arancino Day.

L’eterno dibattito: arancino o arancina?
Un affresco raffigurante Giambonino da Cremona
Un affresco raffigurante Giambonino da Cremona

È noto a tutti in Italia il dibattito sulla denominazione di questo gioiello del fritto. In Sicilia Orientale, rappresentata dal comune di Catania, si parla di «arancino», poiché viene preparato a forma di cono, quasi a ricordare il vulcano Etna. Succede il contrario nella parte Occidentale, rappresentata da Palermo, dove prende la forma tonda come quella di un’arancia, e da qui il termine «arancina». Perfino l’Accademia della Crusca ha partecipato al dibattito, decretando alla fine corrette entrambe le denominazioni.

Inoltre, il commerciante Giambonino da Cremona, nel tradurre parti dell’enciclopedia culinaria araba Jazla, attesta l’uso frequente, nelle culture orientali, di denominazioni ispirate ai nomi dei frutti per indicare pietanze dalla forma rotonda. Un esempio calzante è l’arancina palermitana. Sebbene la questione del genere grammaticale divida gli abitanti dell’isola, la forma dialettale siciliana «arancini» rappresenta un punto di incontro per entrambi i plurali.

Giulia Spini

Laureata in Interpretariato, penso in inglese e in spagnolo ma parlo italiano. Appassionata di tutto ciò che riguarda la settima arte. Il mio sogno nel cassetto? Lavorare come giornalista di spettacolo.

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