Cannes, il cinema in prima linea contro i dazi di Trump

La 78esima edizione del Festival di Cannes si apre con un tema caldo: l’eco dei dazi trumpiani arriva oltreoceano e crea tensioni nell’industria del cinema. Leonardo DiCaprio ha consegnato la Palma d’oro alla carriera a Robert de Niro, che ha ribadito come la questione dazi sia «un problema globale». Quest’anno è Juliette Binoche a prendere il testimone di Greta Gerwig a presidiare la giuria. In apertura l’esordio alla regia di Amelie Bonnin, Partir un jour. Il festival mette ancora una volta la donna al centro nominando Binoche presidente di giuria, la tredicesima in quasi ottant’anni.

Hollywood e il protezionismo di Trump

La politica protezionista del tycoon con i dazi al 100% su tutti i film prodotti in paesi stranieri ha avuto un impatto immediato sul mercato cinematografico globale. Il Marché du Film di Cannes, da sempre punto di riferimento per la distribuzione internazionale, si trova ora a dover fronteggiare un ostacolo non da poco. I rischi che porta con sé il protezionismo sono molteplici. Come evidenziano gli analisti del settore, il cinema è creatività e si regge su coproduzioni. I dazi farebbero, quindi, aumentare i costi di produzione e i prezzi dei biglietti, causando un calo delle presenze in sala.

Ed è stato proprio questo il tema centrale del discorso di Robert de Niro, il due volte Premio Oscar a cui Leonardo DiCaprio ha conferito la Palma d’oro alla carriera. «La creatività non ha prezzo, ma a quanto pare, invece, le si può applicare un dazio – ha commentato l’attore – . Tutti questi attacchi sono inaccettabili, e non è soltanto un problema degli americani, è un problema globale. Questo non è un film, non possiamo soltanto rilassarci e stare a guardare. Dobbiamo agire ora. Senza violenza, ma con grande passione e determinazione».

Leonardo DiCaprio consegna la Palma d'oro alla carriera a Robert de Niro
Leonardo DiCaprio consegna la Palma d’oro alla carriera a Robert de Niro

Il governatore della California, Gavin Newsom, ha proposto un credito d’imposta per Hollywood pari a 7,5 miliardi di dollari e si dice disposto a collaborare con Trump per incrementare la produzione cinematografica statunitense. «L’America continua a essere una potenza cinematografica e la California è pronta a portare più produzione qui», ha detto Newsom al Washington Post.

Cannes fa la sua parte

Tuttavia, Trump non è il primo né l’unico a proteggere le proprie industrie. L’amministrazione USA ha recentemente criticato le normative europee, adottate, quindi, anche da Cannes, che impongono alle piattaforme streaming di investire una parte dei loro ricavi nella produzione di film e serie locali. La stessa politica esiste anche in Italia, dove le piattaforme streaming devono finanziare la produzione cinematografica nazionale e rispettare quote minime di contenuti europei nei loro cataloghi.

Thierry Frémaux sui dazi e sulle posizioni di Brigitte Bardot

Il delegato generale del Festival, Thierry Frémaux, ha preferito non commentare direttamente la decisione di Trump, sottolineando che il presidente americano è noto per cambiare spesso posizione. «Vedremo cosa accadrà davvero, ora è troppo presto, non vorremmo che il cinema americano smettesse di essere forte e creativo. Quest’anno lo è e questo è ciò che conta e io non ho conoscenze economiche per fare previsioni», ha commentato Frémaux. Rimane ferreo, tuttavia, sul fatto che Cannes «non permetterà a nessuno di impedire al cinema di essere forte e creativo».

Il delegato rappresentante del Festival di Cannes, Thierry Frémaux
Il delegato generale del Festival di Cannes, Thierry Frémaux

Non passa inosservata la polemica sulle dichiarazioni di Brigitte Bardot, che in un’intervista a BFMTV si è pronunciata sul Festival. «Troppi brutti film, troppe persone insignificanti. Non ci sono più attori magnifici, non ci sono più persone che ti fanno sognare, oggi è tutt’altro che un sogno», ha commentato l’attrice. La risposta di Frémaux è arrivata durante la conferenza stampa: «Brigitte Bardot è stata un personaggio importante per il cinema a un certo punto. Del resto, non credo che abbia la minima competenza per parlarne, se non come spettatrice». Insomma, pur riconoscendo lo straordinario talento dell’attrice, il delegato generale ha ribattuto esprimendo il suo disappunto.

Giulia Spini

Laureata in Interpretariato, penso in inglese e in spagnolo ma parlo italiano. Appassionata di tutto ciò che riguarda la settima arte. Il mio sogno nel cassetto? Lavorare come giornalista di spettacolo.

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