Il suono della campanella, gli occhi ancora addormentati che cercano di aprirsi perché alla prima ora c’è il compito in classe di filosofia. Hegel, c’è sempre Hegel.
La calca alle macchinette del caffè, le pile di libri sotto il banco e le gite in bagno per “Prendere una boccata d’aria”.
I corridoi. Quanto erano belli i corridoi? A volte portavano verso il patibolo dell’interrogazione, altre invece venivano percorsi a falcate per una fretta dovuta a chissà cosa.
Certo non per tutti la scuola è legata a ricordi felici ma siamo d’accordo sul fatto che rappresenti un momento di evasione, incontro e, spesso, scontro.
Oggi, o meglio, i primi giorni di marzo tutto questo è finito. «Adesso non c’è più il corridoio» ha detto con visibile tristezza il Professor Ezio Losa, docente di Fisica e Preside dell’Istituto Zaccaria, campus di eccellenza nel cuore di Milano, che comprende elementari, medie e liceo.
«Dall’oggi al domani siamo stati proiettati all’interno di una nuova didattica. E sinceramente è stata una grande sfida. Per quanto avessimo fatto corsi di formazione, nessuno aveva mai avuto modo di applicare queste conoscenze».
Il professore ha raccontato lo sviluppo dell’e-learning con pregi e difetti annessi spiegando come inizialmente la risposta dei ragazzi fosse piena di entusiasmo: «Con questo strumento è come essere tutti in prima fila» ha affermato un ragazzo durante una lezione, ma ovviamente i segnali di fatica non hanno tardato a manifestarsi.
«La scuola è stata per molti di questi ragazzi l’occasione per non pensare a ciò che sta succedendo, però ad un certo punto quello che stava accadendo fuori ha fatto irruzione anche nelle loro case. E in alcuni casi prepotentemente».
Nuovi Metodi
«A volte mi trovo in imbarazzo. Quando chiamo un ragazzo a rispondere, entrando così nella sua casa, percepisco il nucleo familiare: un genitore al telefono o un fratello che fa lezione lì accanto. Non tutti infatti hanno a disposizione una stanza per svolgere i propri doveri da solo».
La didattica a distanza ha messo in gioco una serie di ostacoli che i docenti della scuola, e in primis il professor Losa in qualità di Preside, si sono trovati ad affrontare, come valutazioni ed orari.
«La scuola ha fatto la scelta di non fare tutte e 6 le ore curricolari in video-lezioni ma solo 4, escludendo materie come religione ed educazione fisica. Allo stesso tempo sono sparite anche altre ore che non sono però andate perse. Infatti sono le cosiddette ore asincrone, nelle quali vengono assegnati compiti o materiali di studio. Chi ci ha rimesso sono state quelle materie non fondamentali per l’indirizzo come fisica e matematica per il liceo classico o linguistico». Il professore infatti, in merito alla sua materia, ha realizzato due piani differenti per i vari indirizzi.
Losa ha spiegato che se la classica interrogazione può funzionare bene per materie umanistiche il discorso non vale anche per le materie scientifiche. Per evitare copiature o suggerimenti che potessero alterare il voto, il professore aveva infatti tentato una strada diversa ponendo domande con un più alto livello di ragionamento. Così facendo però il rendimento dei più fragili si è indebolito ancora di più.
«Non potendo fare finta di niente mi sono dovuto inventare qualcos’altro: ho scelto di fare un’attività che portasse a fare un ragionamento quindi ho assegnato ai ragazzi la realizzazione di presentazioni. Queste esercitazioni vengono accompagnate da commenti audio esplicativi del loro lavoro».
Con questo metodo la valutazione è risultata molto più oggettiva e il professore si è dichiarato soddisfatto.
Il discorso è diverso però allo scientifico, dove una presentazione non è sufficiente. «Realizzo un’interrogazione diluita, mi segno chi e come risponde. Prima dichiaro l’argomento, assegno dei materiali di lavoro e dopodiché chiamo per la risoluzione del problema. Sono interrogazioni che durano a lungo, faccio 8 domande a ciascuno. Calcolando che allo scientifico ho 100 studenti mi trovo a pensare 800 domande!».
«Non avremo il tempo di recuperare un intero quadrimestre ma se i ragazzi si impegneranno e mi seguiranno potranno ottenere una preparazione anche migliore di quella che avrebbero avuto tra i banchi di scuola».
I professori aiutano gli studenti e gli studenti i professori
Pensiamo alle quinte di quest’anno. Immaginiamoci di essere andati a scuola l’ultimo giorno prima della settimana bianca, salutando tutti un po’ frettolosamente con la voglia di trascorrere qualche giorno di vacanza senza ansie. E poi… Niente quello è stato il vostro ultimo giorno di scuola della vita.
Niente festa di fine anno, niente ultime interrogazioni, niente scherzi nei corridoi. Un giorno è: «Arrivederci prof, buone vacanze!» e poi sei uno dei tanti tra i banchi universitari.
«Per molti ragazzi in difficoltà è bastato avere un confronto con noi. Abbiamo condiviso molto fin da subito anche perché una prova banalmente andata male poteva nascondere ragioni che dovevano essere approfondite. I nostri docenti sono stati in grado di attirare la fiducia dei ragazzi, anche di quelli un po’ più fragili. Ed è bello perché ognuno ha trovato il suo punto di riferimento».
Discorso a parte meritano i più piccoli
Alle elementari è stato invece più difficile trovare una quadra. La difficoltà era soprattutto quella di tenere davanti a uno schermo il bambino. La presenza del genitore è infatti assolutamente necessaria e in alcuni casi le classi sono state suddivise facendo lezione a gruppetti di 4 o 5 per volta.
«Ovviamente non abbiamo potuto trascurare l’importanza anche di farli incontrare tra di loro. Abbiamo usato dunque una piattaforma che consentisse di vedersi tutti contemporaneamente».
Alle medie si è optato invece per un programma di lezioni che prevedesse tre ore al giorno suddivise in mezz’ore.
«Abbiamo avuto la fortuna di avere docenti alle medie che vivono l’insegnamento a 360 gradi».
Infatti il professor Losa ha spiegato che sono ricominciate anche tutte le attività pomeridiane come il laboratorio di arte, quello di musica o i corsi di inglese.
«Stiamo cercando di riportare i ragazzi, per quanto possibile, a una parvenza di normalità».
Nell’attesa che le porte della scuola possano finalmente riaprirsi l’Istituto Zaccaria ha cercato di non abbandonare mai i suoi ragazzi. Corpo docenti, studenti ma anche genitori sono e sono stati tutti ingranaggi fondamentali di un nuovo meccanismo.