«Vogliamo un contratto di settore e non un contratto come imprese di pulizie», lo gridano i lavoratori dei musei civici di Milano che sono scesi in strada, il 13 novembre, a manifestare contro le condizioni lavorative in cui versano ormai da anni. Nella città di Milano ci sono 11 musei civici, sotto il controllo e l’amministrazione del Comune. Si tratta di circa 180 lavoratori che percepiscono 7,54 euro lordi all’ora e che hanno diverse mansioni all’interno delle strutture museali. Uno stipendio mensile sotto la soglia di povertà, visto che a fine mese l’introito complessivo è di circa 900 euro. Dopo presidi e manifestazioni i lavoratori museali non hanno ancora ottenuto ciò che volevano: l’apertura di un tavolo di confronto con il Comune di Milano.
Gli appalti comunali
Quello del 13 novembre era il settimo sciopero per questi lavoratori dall’inizio del 2024. Sette diversi presidi per chiedere all’assessore comunale alla Cultura, Tommaso Sacchi, di riscrivere gli appalti comunali. Infatti, il Comune ha stanziato tre diversi appalti per i musei civici, con tre bandi differenti per i lavoratori. Si tratta del personale di sala, impegnato a controllare e monitorare il regolare svolgimento dell’attività museale, il personale di biglietteria, ovvero gli addetti all’ingresso dei vari musei e, infine, il personale agli abbonamenti.
Il problema è che il personale dei musei civici ha un contratto lavorativo di Multiservizi, praticamente lo stesso che si applica per le imprese di pulizie. Ma alla loro categoria andrebbe applicato un contratto di Federculture, quello per il comparto privato.
«Il Multiservizi non è consono al nostro operato e ha delle paghe veramente basse», dice Giovanni di Paola della cooperativa Dusman, che continua aggiungendo: «noi richiediamo il contratto di settore, che è il Federculture».
Da giugno del 2023 la tutela dei lavoratori dei musei civici è passata dal gruppo sindacale Cgil, alle due cooperative Dusman e Confculture. Il passaggio di testimone è avvenuto con il rinnovo dell’appalto del personale di sala. Bando che è stato scritto al ribasso dal Comune proprio in quell’occasione. Mentre il bando del personale di sala vedrà la scadenza nel 2026, il bando delle biglietterie terminerà a gennaio del 2025. Ed è da qui che partono le richieste dei lavoratori.
I salari e il confronto
«Io lavoro 130 ore al mese e con gli straordinari arrivo forse a 900 euro complessivi», lo dice Mario Oneto di Confculture, con lo sguardo quasi rassegnato. Ma il suo sentimento non riguarda solo il salario minimo e la richiesta di cambio contrattuale. La sua indignazione è il risultato di tanti piccoli tasselli messi insieme.
Infatti, sono due le questioni principali su cui si concentrano i museali civici. La prima è che l’appalto in scadenza nel 2025, quello delle biglietterie, sia riscritto con un bando che preveda il contratto Federculture. La seconda è che il salario del personale di sala, il cui appalto vedrà l’epilogo nel 2026, venga adeguato fino a quella data.
«Continuiamo a ricevere rassicurazioni da parte del Comune ma non riceviamo mai nessuna certezza», dice Fabio di Sabato, uno dei lavoratori di sala. Il punto è proprio che dopo un tira e molla con gli assessori comunali si sarebbe dovuto aprire un tavolo a settembre del 2024, tre mesi fa. Tra l’altro, a giugno 2024 il Comune aveva comunicato ai lavoratori che sarebbero stati stanziati 210 mila euro per i prossimi bandi.
Eppure, non solo non sono stati ancora stanziati i soldi, ma anche il tavolo di confronto a settembre non è stato aperto. L’unica a rilasciare qualche commento pubblico è stata la consigliera comunale Francesca Cucchiara (Europa Verde), che a seguito dell’irruzione di tre lavoratori museali a Palazzo Marino, durante la seduta del Consiglio il 18 novembre, ha detto: «ci impegneremo per il futuro ma per sanare il pregresso non sappiamo realmente ancora quanto serve».