fethiye escort bayan istanbul masöz escort bodrum

Giulia Ligresti e il suo libro: “Ho un’anima green, ma non sono contraria a costruire”

Giulia Ligresti ha appena pubblicato il suo primo libro “Niente è come sembra”. I fatti e i protagonisti della sua vita sono raccontati con la lucidità e il pragmatismo che la contraddistinguono, ma con l’emozione di chi li ha vissuti in prima persona, frammento dopo frammento. Come in un diario gli eventi si incrociano e si susseguono, trascinando il lettore nel mondo di Giulia, un mondo fatto delle verità che l’autrice vuole raccontare.

Giulia è la figlia dell’ingegnere Salvatore Ligresti che negli anni ’80 diede una grande spinta all’edilizia milanese, ponendo le basi della città che oggi conosciamo. Originario di Paternò in provincia di Catania, in meno di vent’anni arrivò ai vertici del mondo della finanza.

L’ingegnere fu poi al centro di diversi casi di cronaca. I suoi figli, Jonella, Giulia e Paolo, negli anni successivi vennero travolti da un’inchiesta partita dalla procura di Torino nel 2012, conclusasi con l’assoluzione in quanto “il fatto non sussiste”.

Oggi, Giulia Ligresti racconta la sua verità.

“Niente è come sembra”. Come nasce il titolo?

«È un mantra che ho da sempre, fin da quando l’ho sentito per la prima volta in un film, “Charlie Wilson’s War” di Mike Nichols. Racconta la storia di un deputato del Texas, interpretato da Tom Hanks, che ha giocato un ruolo cruciale nell’aumentare il sostegno degli Stati Uniti all’Afghanistan durante la guerra contro l’Unione Sovietica negli anni 80. Nel film Gus Avrakotos, un agente della CIA interpretato da Philip Seymour Hoffman, dice proprio “Nothing is what it seems”. Credo che, alla fine, la realtà sia ben altra cosa rispetto a quello che appare al primo impatto».

Perché ha deciso di scrivere questo libro?

«Perché adoro scrivere e perché ritengo che fosse assolutamente necessario farlo. Perché la verità è proprio quello che uno ha vissuto. Può dire la verità solo chi ha vissuto realmente le cose che racconta. Tutto il resto è interpretazione».

Che senso voleva dare a questo libro?

«Esattamente questo, raccontare la verità, i fatti realmente accaduti nella mia vita. Un libro in fondo è come un’opera d’arte: l’interpretazione la dà chi legge, ciascuno interpreta a seconda del proprio vissuto».

Perché proprio ora?

«Credo molto all’istinto. Avevo già iniziato a scrivere in passato. Ho sempre tenuto una specie di diario. È bastato mettere insieme i pezzi del puzzle».

Che sensazione ha provato mentre scriveva?

«È sempre una bella sensazione scrivere. È come un fluire di energie, di emozioni, di sentimenti, non ci sono state parti difficili».

E qual è stata la parte più bella da raccontare?

«Sicuramente quella in cui ho raccontato di mio padre, mia madre e i miei figli».

Cosa rappresenta questo libro per lei?

«È un tassello. È un’esperienza in più. Noi siamo fatti di tutte le esperienze che ci hanno formato. Nella vita bisogna passare attraverso gli eventi, i fatti, i progetti. E questo è un progetto…  quando hai un’idea, come appunto un libro, è poi meravigliosa la sensazione di compiutezza che si prova quando si arriva in fondo».

Quando parla di suo padre, delle sue idee, lei dice che contrastavano con la sua “anima green”. Lei è ambientalista?

«Sì, io faccio parte di un comitato per la salvaguardia di un’area di Milano che si chiama La Maura. Vogliamo salvare un’area di 20 ettari di verde, che nella nostra città scarseggia. Poi non sono contraria al costruire, se fatto nel modo giusto e corretto. Ricordo un episodio… una volta che mio papà mi ha portato a vedere uno dei suoi primi cantieri. Lì poco tempo prima c’era un campo di tulipani e la settimana dopo hanno iniziato a scavare. Ho pianto per giorni».

Giulia Ligresti con suo padre, l’ingegnere Salvatore Ligresti
“Basta stringersi la mano e guardarsi negli occhi”, una frase di suo padre che lei riporta nel libro.

«Era una frase che ripeteva sempre. Per lui il valore della parola data era qualcosa di fondamentale e necessario. Ogni nostra parola deve avere un senso, un valore. Rappresenta un impegno per chi la pronuncia. Sono cresciuta con questa frase di mio padre ed è diventata parte della mia vita».

“Quando tutto ti sembra perduto, non ti rimane che il futuro”. È un’altra citazione, questa volta di sua madre.

«Anche questo è parte della vita. Quando le cose diventano complicate bisogna stringere i denti e guardare al futuro. Siamo in continua evoluzione. La vita, il mondo, tutti noi cambiamo continuamente. Quindi anche le difficoltà. Non c’è niente di fermo. Il futuro è la nostra speranza».

Nel libro parla anche delle missioni umanitarie ad ogni angolo del mondo.

«È un mio impegno quotidiano che mi lascia moltissimo. In questo momento sono in contatto con una ragazza appena fuggita dalla Siria. L’ho conosciuta perché lavoro con un’associazione che si occupa di rifugiati. Siamo riusciti ad aiutarla, a farle avere i permessi e a farla arrivare. Lei adesso è qui a Milano, ma la sua famiglia è ancora là e ogni giorno mi racconta quel che accade in Siria».

Oggi invece il design. Cosa rappresenta per lei?

«Il design è la mia vita, la mia professione. Durante la Milano Design Week esporrò nel foyer dell’appartamento di Artemest in via Donizetti due miei pezzi che sono stati scelti da un architetto australiano. È una passione che ho sempre avuto, così come la creatività. Anche nella famiglia di mia mamma erano tutti artisti. Oggi ne ho fatto una professione».

Chiara Balzarini

Milanese, classe '98. Laureata in Psicologia Sociale , ho scoperto che il mio futuro è nel giornalismo. Appassionata di cavalli e sport equestri, oggi voglio raccontare il mondo in tutta la sua varietà e complessità.

No Comments Yet

Leave a Reply