Nuova formula, stesse polemiche: la Supercoppa Italiana in Arabia continua a far discutere. La prima semifinale – quella tra Napoli e Fiorentina di giovedì 18 gennaio 2024 – non ha entusiasmato i tifosi: solo 9762 gli spettatori presenti allo stadio, per la maggior parte situati nei settori meno costosi.
L’accordo tra il Paese dell’Asia occidentale e la Lega serie A c’è stato nel 2018, con la garanzia che si disputassero quattro finali in quattro anni. Dopo lo stop dovuto alla pandemia, la partnership si è rinnovata e la competizione è tornata in Arabia.
Il primo match della Supercoppa è andato in scena giovedì 18, ma gli interessati son sembrati essere solo gli italiani. Un Napoli-Fiorentina a cui appena 9762 spettatori hanno assistito, meno della capienza di uno stadio di Serie C. Le curve e la zona retrostante alle panchine erano vuote, e gli unici spalti occupati erano quelli frontali alla telecamera.
9762 💀 pic.twitter.com/xPnc9HhQyY
— Siavoush Fallahi (@SiavoushF) January 18, 2024
Occhi puntati sulla seconda semifinale – Inter Lazio, il 19 gennaio alle 20 locali -, nella speranza che il pubblico della Supercoppa Italiana possa raggiungere gli stessi numeri di quella Spagnola, disputata una settimana prima tra Real Madrid, Atletico Madrid, Barcellona e Osasuna. Un sold-out quasi totale, con 24.000 biglietti venduti su 25.000.
“Il calcio è del popolo”, ma parlano solo i soldi
Cifre da record per l’accordo, che rispetto al quadriennale precedenti sarà triplicato. Sul piatto ci saranno 23 milioni di euro, dei quali più di 16 divisibili tra le squadre. La vincitrice guadagnerà addirittura 8 milioni, poco meno rispetto alle qualificate agli ottavi di Champions League.
Il cambio di format ha portato a sfidarsi quattro squadre, e non più vincitrice di campionato e Coppa Italia. L’aumento delle partite e l’inevitabile cambio di calendario ha nuovamente scatenato i tifosi, che trovano paradossale come una coppa nazionale si giochi così fuori i confini italiani. Inoltre, la scelta dello Stato non è passata inosservata: sponsorizzarsi al claim di “Il calcio è del popolo” e poi giocare in uno Paese dove i valori umani vengono meno ha fatto infuriare i più.
Nonostante le numerose discussioni, la FIGC ha ribadito l’importanza dell’accordo, sostenendo che gli introiti permettono di finanziare importanti progetti nel calcio italiano.
A cura di Elena Cecchetto