A sedici anni di solito si pensa a studiare e a divertirsi con gli amici. Il 21 febbraio invece Greta Thunberg ha stretto la mano al presidente della commissione Ue, Jean-Claude Juncker, e ha tenuto il discorso di apertura della Conferenza del Comitato economico e sociale europeo. Non è la prima volta che la sedicenne svedese si trova in mezzo ai grandi: lo scorso dicembre era stata invitata al vertice sul clima delle Nazioni Unite di Katowice, in Polonia, e a gennaio è intervenuta al Forum economico internazionale di Davos.
«Le persone ci dicono sempre che sperano tanto che i giovani riusciranno a salvare il mondo» ha detto a Bruxelles, «ma non possiamo, semplicemente perché non c’è abbastanza tempo per permetterci di crescere e prendere in mano la situazione. Sappiamo che molti politici non vogliono parlare con noi. Bene, nemmeno noi vogliamo parlare con loro. Ma chiediamo loro di parlare con gli scienziati e di ascoltarli, perché noi stiamo solo ripetendo quello che stanno dicendo da decenni. Non abbiamo altri manifesti da difendere, ascoltare la scienza è la nostra richiesta». Greta, circondata da una delegazione di giovani attivisti giunti da tutta Europa, ha poi partecipato alla manifestazione organizzata per le strade di Bruxelles insieme a migliaia di coetanei.
“I am glad to see that young people are taking to the streets in Europe to raise visibility of the issue of climate change.
Their movement has spread to many cities and can bring about change.
Our goal is to allocate ¼ of the EU budget to climate change mitigation.”
– @JunckerEU pic.twitter.com/aJB3wSQhva— European Commission (@EU_Commission) February 21, 2019
Chi è Greta Thunberg?
«Ogni volta che le dicevo di spegnere la luce, non sprecare acqua o buttare del cibo, lei chiedeva perché. Perché, perché, perché. Io non sono mai stato particolarmente interessato a questo tema, ma le ho spiegato che bisognava ridurre sprechi e consumi per via del cambiamento del clima. E lei ha iniziato a leggere libri sull’argomento, che poi passava a noi». Così, racconta il padre, è iniziato l’interesse di Greta per l’ambiente. Alla ragazza, nata nel 2003, è stata diagnosticata dalla nascita la sindrome di Asperger, un disturbo della personalità simile all’autismo. «Se non mi facesse vedere le cose diversamente, non mi avrebbe neanche incastrato in questo gioco che ora appassiona tutti», dice Greta a proposito della sua malattia.
Il 20 agosto dell’anno scorso infatti Greta ha dato il via agli “scioperi della scuola per il clima”: è rimasta seduta davanti al Parlamento del suo Paese ogni giorno durante l’orario scolastico, la richiesta al governo svedese era quella di ridurre le emissioni di carbonio come previsto dall’accordo di Parigi sul cambiamento climatico.
In seguito ha continuato a manifestare ogni venerdì utilizzando su Twitter gli hashtags #Klimatstrejka, #ClimateStrike e #FridaysforFuture. Il suo sciopero ha attirato l’attenzione di tutto il mondo: oggi sono quasi 100mila gli studenti che la seguono.
Nella piattaforma FridaysForFuture (FFF) è infatti possibile registrarsi per organizzare o partecipare ad un climate strike: ad oggi la maggior parte delle manifestazioni è avvenuta in Europa, ma si sono mobilitati anche in Australia, America e Africa.
Un movimento planetario
Il discorso di Greta al vertice delle Nazioni Unite sul clima di Katowice è stato visualizzato su Facebook da decine di milioni di persone in tutto il mondo. Subito dopo si sono formati gruppi di #FridaysForFuture in diversi Paesi.
I primi a muoversi sono stati gli studenti australiani, che il 30 novembre scorso hanno indetto una grande manifestazione a Sidney per chiedere al governo di impegnarsi a ridurre le emissioni di gas serra.
Venerdì scorso in Europa sono state organizzati scioperi in diversi Paesi. In Germania 30mila studenti delle superiori hanno protestato contro l’indifferenza della politica nei confronti del cambiamento climatico.
In Svizzera sono scesi in strada 20mila ragazzi con striscioni con le scritte «non esiste un pianeta B» e «perché studiare se non abbiamo un futuro». Contemporaneamente 150mila ragazzi hanno partecipato a manifestazioni contro il cambiamento climatico in Belgio e Francia.
Anche nel nostro Paese non sono mancate le proteste. Bruno Fracasso, ventenne pisano, racconta di aver scoperto Greta a settembre, «iniziando a seguirla sui social. Il 30 novembre ho deciso di lanciare il primo sciopero a Pisa, aprendo una pagina su Facebook e cercando di coinvolgere tutti gli amici. Sarei andato anche da solo, ma alla fine ci siamo trovati in venti e ogni venerdì continuiamo a tornare davanti al municipio di Pisa per chiedere all’amministrazione di aderire al Paes (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile), il patto che impegna i sindaci a rispettare gli accordi di Parigi per ridurre le emissioni. Chiediamo che vengano installati dei pannelli solari su tutti gli edifici pubblici, e venga incentivata una mobilità sostenibile con più piste ciclabili e sconti per gli abbonamenti dei mezzi pubblici».
«Nell’agosto del 2016 ho aperto una pagina Facebook» racconta Aran Cosentino, 16 anni, «volevo far capire alla gente del mio paese, Savogna (UD), quali sarebbero state le conseguenze di una centrale idroelettrica che volevano costruire deviando il torrente che passa sotto casa mia. Ho lanciato una petizione, iniziato una raccolta di firme e costituito un comitato civico. Dopo due anni il progetto è stato bocciato dalla Regione. Prima di Natale abbiamo avuto la conferma definitiva. Nel frattempo, l’8 dicembre, abbiamo organizzato a Udine una marcia mondiale per il clima, alla quale hanno partecipato più di mille persone. E ora per il 15 marzo stiamo preparando una nuova grande manifestazione».
Gli studenti di tutto il mondo, riuniti dall’hashtag #FridaysForFuture, stanno infatti organizzando una grande mobilitazione mondiale per il 15 marzo per chiedere misure urgenti contro il riscaldamento globale.