Truppe occidentali in Ucraina? Lunedì 26 febbraio, al termine di un vertice organizzato a Parigi, il presidente francese Emmanuel Macron ha aperto per la prima volta a questa possibilità. Se dovesse concretizzarsi una decisione del genere sarebbe un punto di svolta nei rapporti tra l’Occidente e la Russia. O un punto di non ritorno.
Le parole di Macron
«Oggi non c’è consenso sull’invio di truppe sul terreno in modo ufficiale e approvato. Ma in termini di dinamica non si può escludere nulla». Queste le parole del presidente francese. Nessun riferimento diretto a forze occidentali, che potrebbero essere nazionali, europee o NATO. Ma è abbastanza chiaro che si parli, in ogni caso, di un coinvolgimento di alcuni Stati europei. Futuribile, certo. Ma non più escluso.
È un cambio di passo. Lo stesso Macron, sin dall’inizio del conflitto nel marzo 2022, aveva invitato più volte alla cautela: aiutare l’Ucraina, sì, ma evitare lo scontro diretto con la Russia. Un ottimo modo per farlo è non provocare Mosca, inviando truppe sul terreno. L’apertura del 26 febbraio è inedita e rinvia a scenari anche inquietanti: quelli di un possibile confronto diretto con Putin.
La replica di Fico
Le parole di Macron hanno lasciato il segno e generato dibattito. Ma più pesanti ancora suonano quelle di un altro capo di governo europeo. A far partire il dibattito al vertice, che il presidente francese ha definito «molto libero e diretto», è stato il premier slovacco Robert Fico. Secondo lui (storicamente vicino all’omologo ungherese Viktor Orban nel sostegno, nemmeno troppo velato, a Vladimir Putin) esisterebbe un «documento riservato», circolato prima della riunione, secondo cui «un certo numero di Stati membri della NATO e dell’UE stavano valutando l’invio di truppe in Ucraina su base bilaterale».
Da questa affermazione si scoprono alcune cose interessanti. Se le parole di Fico fossero confermate, la prospettiva di invio di truppe sul suolo ucraino sarebbe abbastanza concreta, con alcuni Paesi già disposti a correre il rischio. In secondo luogo, il termine utilizzato è “bilaterale”. Significa che gli Stati considerano questa iniziativa come propria, e non inserita nel quadro più ampio di Unione Europea e NATO.
Cambi di passo e nuovi aiuti
Il vertice di Parigi (che ha riunito 25 leader europei, tra cui capi di Stato e di Governo) passerà probabilmente alla storia per le parole di Macron e Fico, ma sul tavolo c’erano altri temi. Su tutti la necessità di impedire una vittoria russa sul terreno. Ne andrebbe del futuro dell’Europa intera (anche qui si nota una discontinuità francese, dato che il presidente ha a lungo sostenuto l’inopportunità di “umiliare” militarmente Mosca). In questo senso, tirando le orecchie ai partner, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenuto in videoconferenza, ha lamentato di aver ricevuto solo «il 30% del milione di proiettili promessi dagli europei».
In risposta, Macron ha lanciato una coalizione internazionale che si impegnerà a rifornire l’Ucraina di missili a lungo e medio raggio, da tempo richiesti da Kiev. Resta fuori la Germania, ancora non disponibile a inviare i suoi “Taurus”. Il nuovo impegno si aggiunge a quelli stipulati, bilateralmente, da Roma, Berlino, Londra e Parigi nelle scorse settimane: le quattro capitali hanno deciso di assistere militarmente Kiev per i prossimi dieci anni, in maniera indipendente dai consessi internazionali. Non è un caso che, dopo oltre un anno di silenzio, Zelensky sia tornato a chiedere a Macron aerei da combattimento. I “Mirage”. Forse, questa volta, non resteranno un semplice miraggio?