Sull’ esopianeta Wasp-76b, distante 640 anni luce dalla Terra, piove ferro.
Ad affermarlo è stato lo studio, pubblicato su Nature, dal professor David Ehrenreich dell’Università di Ginevra.
E noi che ci lamentavamo di buco nell’ozono e piogge acide…
Facciamo chiarezza
Con esopianeti si intendono tutti i pianeti extrasolari, ovvero non appartenenti al Sistema Solare, che orbitano attorno alle stelle. Ad oggi, 12 marzo 2020, se ne contano 4.208 in 3.119 sistemi planetari diversi.
Wasp-76b è un pianeta molto diverso rispetto alla Terra con una massa di poco inferiore a Giove. La stella attorno a cui ruota, a “soli” 5 milioni di chilometri di distanza, è più grande e calda del nostro Sole. Questa vicinanza gli permette di compiere un moto di rivoluzione di poco inferiore a due giorni (43 ore), a differenza del nostro pianeta che ce ne impiega invece 365.
Come la luna nell’altra metà
Come la Luna che mostra sempre la stessa faccia alla Terra, alimentando così racconti e fantasie di chi immagina che cosa possa esserci al di là, il discorso vale anche per Wasp-76b. Il lato illuminato ha delle temperature talmente elevate da aggirarsi attorno ai 2500 gradi senza scendere mai al di sotto dei 1500.
Queste temperature permettono l’evaporazione dei metalli e la scissione delle molecole, esattamente come accade sulla Terra con il vapor acqueo.
Senza vie di mezzo, dall’altro lato del pianeta vige invece un clima rigidissimo. Grazie allo spettrografo Espresso del VLT gli scienziati hanno analizzato la composizione dei gas ai confini della luce ai due lati opposti del pianeta.
Dai dati è emerso che il “limitare della sera” ha ferro nelle nubi, cosa che manca invece nel “limite del mattino”. Perché? Il professor Ehrenreich ha risposto: «Perché sul lato notturno del pianeta piove ferro!»
Lo spettrografo “ESPRESSO”
«Abbiamo usato Espresso, uno strumento sensibilissimo montato al telescopio VLT di Cerro Paranal, in Cile, per analizzare l’effetto dell’atmosfera del pianeta, che quando transita davanti al disco della stella, assorbe una parte della luce emessa dalla stella stessa», ha spiegato Stefano Cristiani, uno dei responsabili scientifici dello spettrografo e ricercatore INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) a Trieste.
Cristiani ha inoltre aggiunto che: «Gli Italiani oltre che in questa scoperta hanno svolto un ruolo chiave nella costruzione del nostro spettrografo. Più di 25 ricercatori e tecnologi italiani hanno lavorato quasi 10 anni perché questo sogno diventasse realtà e oggi finalmente firmano questo articolo».
Può sembrare un film di fantascienza, come scrive la BBC, ma effettivamente altro non è che uno di quei mondi così estremi che stiamo scoprendo e imparando a conoscere piano piano.
Certo la nuova domanda che viene da porsi è: se su Wasp-76b piove ferro, dove cade visto che è un gigante gassoso? Ha un nucleo così solido da costruire un “tetto”?
Magari questo sarà l’argomento del prossimo aritcolo di Nature sul tema, intanto il professor Ehrenreich, da grande fan di graphic novels, ha chiesto all’illustratore svizzero Frederik Peeter di riprodurre una sua interpretazione di Wasp-76b.
Prince nel 1984 cantava «Purple rain, purple rain. I only wanted to see you.». Ecco magari nel 2020 ci sarà qualcuno che potrà cantare «Iron rain, iron rain…».