
«La mia assistita è stata sentita con un esame durato 35 ore e 1675 domande. Non so se esiste un’altra teste che ha subito tutto questo nella nostra storia giudiziaria». Interviene così la senatrice Giulia Bongiorno in difesa della ragazza italo-norvegese, che nel 2019 subì una presunta violenza da parte di Ciro Grillo e del suo gruppo di tre amici: Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Per i giovani, ormai poco più che ventenni, sono stati richiesti nove anni di reclusione.
Il processo
Il processo si lega ai fatti accaduti nella villa di Grillo, in Costa Smeralda, nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019. Quando Francesco Corsiglia prima, e gli altri amici dopo abusarono più volte di una ragazza: Silvia (nome di fantasia). Nella stessa stanza c’era anche Roberta (altro nome di fantasia) che dormiva sul divano stordita dall’alcol, mentre il gruppetto scattava foto e girava video a sfondo sessuale accanto a lei.

Per Bongiorno il reato è stato commesso. E a testimoniarlo sono i messaggi letti nella chat dei ragazzi. Silvia «è stata più volte definita tr… non perché lo era all’inizio ma perché lo diventa dopo tanto così di vodka. Questa chat mette i brividi, giuridicamente basterebbe per capire il cambiamento della ragazza». Non mancano, poi, le accuse rivolte all’amica Roberta: «Non l’ha aiutata quando Silvia ha provato a svegliarlo dopo la prima violenza. Era la sua migliore amica e ora non potrà mai più esserlo». Per la senatrice «la sua unica attenuante è l’alcol».
A mettere in discussione la versione dei quattro amici è anche il procuratore, Gregorio Capasso. «È incompatibile con la logica» e con il materiale raccolto. Tutti i presenti erano brilli, per loro stessa ammissione. «La giovane aveva consumato molto alcol durante tutta la serata per locali e poi nella casa in uso a Ciro Grillo dove ha bevuto un beverone preparato dai quattro contenente vodka e lemon soda. Era a digiuno tutto il giorno e anche la sera. A questo si aggiunge la stanchezza per la giornata e nottata trascorsa».
Le richieste dell’accusa
Per l’accusa la violenza è nata da una discriminazione dell’uomo nei confronti della donna, per una concezione in cui il consenso non ha valore. Bongiorno chiede per la sua assistita un risarcimento di 100mila euro. Mentre Vinicio Nardo e Fiammetta Di Stefano, legali di Roberta, chiedono 50mila euro di risarcimento più le spese processuali, 20mila dei quali come provvisionale.
Le condanne proposte per Grillo, Corsiglia, Capitta e Lauria sono di nove anni di reclusione, interdizione da pubblici uffici e professioni per l’intera durata della pena. Capasso chiede anche di far valere delle attenuanti generiche, per la loro giovane età. «Parliamo di sei ragazzi che allora avevano 19 anni. Due ragazze che hanno subito quel che hanno subito, quattro ragazzi che vivono comunque una situazione drammatica. Non è stato molto facile questo processo. Di solito nelle requisitorie dei grandi processi si alza la voce, si mette enfasi. Qui non è il caso di farsi travolgere dalle emozioni. Siamo davanti a ragazzi… l’abbiamo visto piangere ieri uno di loro».
Ciro Grillo in lacrime

Per la prima volta Ciro Grillo si è presentato in aula, nella giornata del 1° luglio e ha chiesto di rilasciare una dichiarazione davanti ai giudici. «Nessuno di noi ha mai approfittato di qualcuno o qualcosa» ha affermato tra le lacrime. Si è poi lasciato andare raccontando come è cambiata la sua vita dal 2019. «Ho studiato giurisprudenza proprio per questo processo, sono praticante avvocato, credo nella giustizia e vorrei continuare a crederci». E ha concluso «a dicembre sarò padre».
Una confessione che ha suscitato reazioni differenti nell’accusa. All’inizio l’avvocato Nardo è sembrato vicino alle istanze dell’imputato: «è inutile dirlo: come posso non immedesimarmi in un praticante prossimo padre? Come non identificarmi in un imputato che dice con una certa umiltà: eravamo tutti consapevoli?» Eppure per lui c’è un’unica certezza «in questo processo tutto è controvertibile tranne una cosa: che non tutti “eravamo consapevoli”, perché c’era una persona che dormiva». Più dura la reazione della senatrice Giulia Bongiorno che si è domandata come mai negli anni successivi ai fatti, nessuno avesse mai denunciato la ragazza per calunnia, nonostante la lunga istruttoria e le dichiarazioni rese. Facendo intendere la veridicità delle parole della presunta vittima. E infine in riferimento alle lacrime di Ciro ha aggiunto: «Eravamo tutti attenti a vedere Ciro in lacrime. Anche la mia assistita era in lacrime».