Piazza d’Armi è una zona dalle mille contraddizioni, nella quale gli aromi delle prime fioriture primaverili si mischiano all’odore acre della plastica bruciata e dell’immondizia lasciata al sole. Da una parte, uno degli ultimi polmoni verdi della città di Milano; dall’altra una serie di ex magazzini militari occupati abusivamente da una comunità rom. Il tutto per un’estensione complessiva di oltre 40 ettari (l’equivalente di ventiquattro piazze del Duomo). Effettivamente, l’impatto con questa vasta realtà del quartiere Baggio può rivelarsi non dei migliori. Chi si presenta al cancello d’ingresso dei magazzini si trova infatti costretto a fare i conti con la diffidenza delle svariate famiglie nomadi che, con i loro camper bianchi, hanno ormai colonizzato via Della Rovere. «Oltre il cancello fate pure ciò che volete, ma qui comandiamo noi», vanno ripetendo gli occupanti agli ospiti indesiderati, a maggior ragione se muniti di telecamera. «Perché sappiate che quando qualcuno ci filma, noi facciamo problemi. Non metteteci alla prova: è già successo in passato e potrebbe accadere di nuovo». Un’accoglienza niente male. Ma è solo l’inizio, perché al di là del varco il degrado è dilagante. Tra i rifiuti sparsi sul terreno è possibile trovare veramente di tutto, ratti compresi. Sull’asfalto, ancora i segni dei roghi che periodicamente ammorbano l’aria del quartiere facendo il paio con quelli provenienti dalle non lontane baracche di via Domokos, a poche decine di metri dall’ospedale San Carlo. Leggermente più sostenibile invece la situazione dei magazzini veri e propri, le cui strutture interne si presentano oltretutto in discrete condizioni. A far ben sperare in vista di una futura riqualificazione dell’area, comunque, è la capacità di dialogo dei comitati di quartiere con i capifamiglia rom, che tengono a far notare come la presenza di rifiuti fosse già effettiva al momento del loro arrivo nella zona.
Lo scenario generale cambia radicalmente se ci si porta “al di là del guado”, nell’area verde di Piazza d’Armi. A stupire è innanzitutto l’estensione della cosiddetta «prateria», utilizzata un tempo per le esercitazioni militari con i carri armati e fino a qualche anno fa anche per le attività sportive del Milano Polo Club. Le quali sono state però interrotte a seguito dell’avvio della capillare operazione di carotaggio voluta dal Comune per quantificare la presenza di amianto nel sottosuolo. Vi è poi l’«area umida», nella quale trovano spazio salici, pioppi, robinie e alcuni piccoli acquitrini. Questo ecosistema ha consentito lo sviluppo di un’inaspettata quanto notevole biodiversità che comprende diverse specie di rettili, uccelli e piccoli mammiferi. Nell’area sono anche presenti alcuni anfibi protetti a livello europeo quali il rospo smeraldino e il tritone crestato.
Ma facciamo ora un passo indietro, perché la storia del comprensorio di Piazza d’Armi inizia nel 1913, quando l’ingegner Enrico Forlanini vi costruisce le Officine Leonardo Da Vinci. Da quella zona, infatti, parte il primo dirigibile italiano denominato “Città di Milano” visto che l’ingegnere lo realizza grazie a una sottoscrizione popolare fatta dai milanesi.
Bisogna arrivare invece fino agli anni ’30 per la costruzione di uno dei più estesi complessi militari cittadini esistenti in Italia. In quell’area, infatti, vengono erette la Caserma Santa Barbara di piazzale Perrucchetti e l’Ospedale Militare di Baggio mentre la vastissima area verde è usata fino agli anni ’80 per l’addestramento dei militari. Nello stesso periodo i residenti ricordano anche le pecore pascolare in quell’area, al giorno d’oggi completamente abbandonata alla natura.
Nel frattempo vengono costruiti anche una trentina di edifici in cemento armato, i magazzini militari tutti sotto la proprietà del Demanio Militare. L’Esercito ha abbandonato l’area circa due anni fa e tutti i magazzini sono stati dismessi. Solamente uno di essi è vincolato dalla soprintendenza, mentre gli altri sono dal luglio 2016 di proprietà dell’Invimit, una Società di gestione del risparmio (Sgr) i cui immobili sono confluiti in un ‘Fondo Diretto’ creato appositamente per la gestione dei beni di proprietà degli Enti locali e non solo. Nel caso dei magazzini Baggio e di Piazza d’Armi, la Società ha il compito di promuovere progetti o piani di «rigenerazione urbana», a cui si aggiunge l’obbiettivo di riduzione del debito pubblico. Secondo il presidente del Municipio 7, Marco Bestetti, la sicurezza e il presidio del complesso immobiliare dipenderebbero dalla stessa Invimit, che però non vi ha mai provveduto.
Con l’intento di riqualificare l’area di Piazza d’Armi, la Sgr ha deciso di avviare una procedura di vendita on-line. Tra i possibili interessati all’acquisto ci sarebbe la società dell’Inter, intenzionata, qualora formalizzasse l’offerta, a realizzare un centro sportivo, un hotel e una clinica.
L’offerta di oltre 100 milioni di euro riguarderebbe una parte degli oltre 40 ettari di Piazza d’Armi, mentre una restante rimarrebbe di proprietà del Demanio. Lo scontro tra il Comune di Milano, le associazioni e i comitati per Piazza d’Armi è nato proprio sull’affidamento dell’area all’Invimit e alla probabile acquisizione del complesso immobiliare da parte dei privati.
Comitati e associazioni continuano ad accusare il Comune di Milano di non voler mettere a disposizione i soldi necessari per la riqualificazione di Piazza d’Armi e di non aver mai dimostrato alcun interesse per la salvaguardia della biodiversità presente nell’area verde. Bestetti smentisce prontamente le accuse, spiegando che l’intero complesso immobiliare – passato al Demanio – è stato affidato alla Sgr che, in nome e per conto dello Stato, decide sui progetti di riqualificazione dell’area. È chiaro che sia il Comune di Milano sia il Municipio 7 – precisa Bestetti – non hanno un potere di intervento, potendo solo verificare che gli acquirenti rispettino i limiti edificatori previsti dal piano di governo territoriale.
Siamo andati sul posto a verificare la situazione. Ecco quello che abbiamo visto:
Servizio di Chiara Colangelo, Enrica Iacono e Alessandro Vinci.