È un passo importante quello compiuto il 10 aprile dall’Unione Europea per le politiche migratorie. Il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva il patto per l’accoglienza e l’asilo dei migranti. Entrerà in vigore fra due anni. Il fatto epocale? Tutti i paesi aderenti all’Unione Europea dovranno adottare le regole contenute nel patto. Una vera svolta, questa, se si considera che non c’erano obblighi per i paesi UE. Ognuno aveva le proprie politiche migratorie, l’Unione consigliava soltanto di renderle simili. Tra due anni non sarà più così. Alla base del patto c’è un messaggio simbolico: l’Europa è unita e si muove unita. Sono le parole riportate anche dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
In cosa consiste
La decisione finale spetta al Consiglio Europeo, che dovrebbe votare entro fine aprile. Il patto si basa su nove proposte di legge. Per entrare in vigore è necessario che tutte e nove le proposte vengano accettate. Il patto è stato presentato per la prima volta alla Commissione Europea nel 2020. Si differenzia notevolmente da quello presentato nel 2016 che, infatti, non è mai stato accettato.
L’obiettivo del patto non è soltanto quello di rendere le frontiere dei paesi UE più sicure, ma anche quello di tutelare i richiedenti asilo che scappano da situazioni di pericolo. Questo aspetto implica che il patto riguardi soltanto i migranti regolari e non quelli clandestini. Per rendere le frontiere più sicure il patto prevede l’adozione di un sistema di screening. Questo sarà applicabile sui richiedenti asilo a partire dall’età di sei anni. Si tratta di prendere le impronte digitali e le immagini dei volti. Nell’attesa dei risultati i richiedenti asilo rimarranno in centri appositi di accoglienza, che verranno costruiti in diversi paesi.
Per permettere agli stati membri di adeguarsi alle nuove norme, l’Unione Europea stanzierà degli aiuti economici. Ogni stato verserà un contributo annuo al fine di creare un sistema di solidarietà. Per venire incontro a paesi come l’Italia, soggetti maggiormente ai flussi migratori, il patto cerca di velocizzare anche i rimpatri. Le domande dovranno essere visionate entro tre mesi. In questo arco di tempo il richiedente asilo non metterà piede in paesi UE. Ma la sua permanenza sarà, appunto, nei centri crostuti appositamente. In caso di risposta negativa agli accertamenti, il richiedente asilo sarà rimpatriato immediatamente nel paese di provenienza. Si tratta, quindi, di una rete complessa che dovrebbe essere efficiente e coerente con il diritto internazionale. Una volta accettato il patto dal Consiglio Europeo, le leggi saranno aggiunte alla Gazzetta dell’Unione Europea ed entreranno in vigore entro il 2026.
Le 9 leggi del patto
La prima legge riguarda la solidarietà e la responsabilità. Significa che, per andare incontro ai paesi maggiormente soggetti come l’Italia, gli altri stati membri si impegnano nell’accoglienza, stanziando anche dei fondi aggiuntivi. La seconda comprende le situazioni di crisi. Si concentra, quindi, di interventi mirati in caso di un improvviso aumento degli arrivi e dei richiedenti asilo. La terza legge è lo screening. Come anticipato, comprende uno screening a tappeto alle frontiere. Questo aspetto sarà accompagnato da una strumentazione idonea e all’avanguardia.
La quarta legge del patto si concentra sull’attuazione di procedure di asilo più rapide. La quinta legge utilizza la banca dati europea Eurodac. Tutti gli screening dei richiedenti asilo saranno registrati in questa banca dati, diventerà, quindi, più complicato per i richiedenti asilo non accettati rimanere su suolo europeo.
La sesta legge è l’attuazione di una terminologia comune per tutti gli stati membri. Si identifica il richiedente asilo dal rifugiato e le leggi saranno uguali per tutti i paesi. La settima legge si concentra sull’accoglienza dei richiedenti asilo. Questa dovrà essere la medesima in qualsiasi stato aderente all’Unione Europea. L’ottava legge è l’accesso sicuro all’Europa. È un aspetto complicato perché si tratta di accettare i rifugiati, elencati nelle carte ONU, in modo sicuro e legale. L’ultima legge, la nona, è l’obbligo degli stati membri di attuare queste leggi entro due anni dalla loro entrata in vigore.
Le proteste
Non tutti hanno acclamato il patto sui migranti. Anzi, il discorso di von der Leyen è stato interrotto per diversi minuti dalle lamentele delle ONG. Ma queste non sono state le uniche contro il patto. La preoccupazione che non venisse approvato c’era, nonostante l’appoggio quasi completo dei partiti popolari, socialisti e liberali. Si votava a favore o a sfavore dei testi, quindi il patto è passato per maggioranza di voti complessivi favorevoli. Il PD è stato favorevole a 7 leggi su 9, mentre la Lega di Matteo Salvini ha votato a sfavore a più della metà dei testi. L’avversione di questi partiti nei confronti del patto va visto da una prospettiva più ampia, che comprende le imminenti elezioni europee. In questo senso, il no di PD e Lega va letto in una prospettiva anti-Meloni e anti-Macron, in vista delle elezioni europee.