
Semaforo verde dei Ventisette Paesi dell’Unione europea per l’accordo strategico con il Regno Unito. Nove anni dopo il referendum della Brexit, Londra torna a muovere i primi passi verso Bruxelles. Oggi a Lancaster House ci sarà il vertice tra il primo ministro inglese Keir Starmer, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il leader del Consiglio europeo Antonio Costa. L’accordo tra i leader presenta alcuni punti chiave.
Le interlocuzioni tra Londra e Bruxelles hanno scatenato l’ira di Nigel Farage e della destra euroscettica. Il leader di Reform Uk ha definito il vertice come il «summit della resa» e della «vergogna».
L’intesa sulla sicurezza
In primis, un patto sulla sicurezza, alla luce delle tensioni internazionali e in particolare del conflitto tra Russia e Ucraina. In futuro l’Ue dovrebbe concedere a Londra la possibilità di avere accesso al fondo Rearm europeo da almeno 150 miliardi di euro. Ma a precise condizioni: le imprese britanniche dovranno creare consorzi con quelle europee per i singoli progetti e il Regno Unito dovrà pagare una specie di retta annuale, accreditando così circa 2,5 miliardi di euro ogni anno sui conti della Ue.
C’è anche un dialogo sull’energia. Regno Unito e Unione europea hanno concordato che Londra potrà rientrare nel mercato unico e seguirà le normative europee. Il piano è stato accennato da Ursula von der Leyen durante il suo arrivo a Londra ad aprile.
L’accordo su pesca e mobilità giovanile
Tra Regno Unito e Unione europea c’è anche un’intesa sull’allineamento in materia veterinaria, al fine di ridurre le barriere nell’interscambio commerciale dell’agroalimentare.
Si tratta anche per l’estensione a dodici anni delle intese sulla pesca, fortemente sostenute dall’Ue e soprattutto dalla Francia. A riguardo, l’accordo su questo dossier non dovrebbe comportare alcuna riduzione della quota di pesca britannica né un aumento della quota per i Paesi europei
E ancora: un accordo sulla mobilità giovanile con visti facilitati validi 4 anni per gli under 30, ma senza un ritorno alla libertà di movimento in vigore prima del divorzio britannico dall’Unione.