Il confronto geopolitico che ha interessato principalmente il nord del mondo nella seconda metà del 900 ha cambiato polo. Adesso è l’Africa il palcoscenico degli scontri. Si tratta di infiltrazioni sottili e perlopiù taciute ma è una guerra fredda che continua. Gli attori coinvolti sono gli stessi dello scorso secolo: da una parte il Nord America e dall’altra la Russia. Gli Stati Uniti stanno perdendo posizioni tra gli stati del Sahel Occidentale che condividono i principi della Russia putiniana e della Cina di Xi Jinping. La divisione del continente non è netta e non è geografica, ma era così anche nel periodo più caldo della guerra fredda. I due nemici mondiali USA e Russia, il primo appoggiato dall’occidente e dalle democrazie e il secondo da Cina e Iran, hanno intuito già tempo fa quanto fosse importante giocarsi la perla nera del mondo, l’Africa.
Il Niger e le basi militari USA
Il primo a dare segnali di insofferenza nei confronti degli USA è stato il Niger. Il paese è comandato da un governo militare da luglio del 2023. Dalla scorsa estate sono stati espulsi i soldati francesi, che in un certo senso portavano le malinconie dell’epoca coloniale. Le espulsioni hanno raggiunto l’apice sabato 16 marzo 2024, quando il governo ha deciso di interrompere le relazioni militari con gli Stati Uniti. Questi avevano instaurato delle basi militari circa sei anni fa, con l’obiettivo di garantire la sicurezza della regione contro l’ascesa dei gruppi terroristici del Sahel appoggiati dagli Stati Islamici. I droni statunitensi devono essere rimossi immediatamente, nessuna trattativa e nessuna azione diplomatica.
Il colonnello Amadou Abdramane, l’attuale portavoce del governo militare del Niger, ha informato Stati Uniti e popolazione tramite le televisioni locali. Il motivo è semplice, secondo il governo il Niger e gli Stati Africani devono essere liberi di scegliere con chi collaborare e con chi costruire i propri partenariati. Gli USA avevano investito parecchio sul Niger. Si tratta di basi militari dal costo di 100.000 dollari. Forse è per questo che ha accusato immediatamente il paese di collaborare con Iran e Russia, anche se di prove non ce ne sono ancora.
Il Burkina Faso appoggia Putin
Se il Niger prende le distanze dagli Stati Uniti e dall’obbligata transizione democratica, il Burkina Faso si è mostrato come uno dei più grandi sostenitori della Russia putiniana. L’ex URSS aveva preso i suoi contatti nel paese durante la Guerra Fredda e sembra averli mantenuti. La campagna elettorale del Cremlino ha fatto breccia nel cuore del Burkina. Cartelloni pubblicitari, manifesti, ovazioni, hanno accompagnato la vittoria di Vladimir Putin per il suo quinto mandato. Le acclamazioni non sono casuali. La Russia è una delle principali sponsorizzatrici di aiuti al Burkina Faso. Gli accordi tra i due partner sono stati presi a luglio 2023 durante il summit Africa-Russia tenuto a San Pietroburgo. Il 26 gennaio scorso sono arrivati i primi soldi.
Ma l’amore per la Russia non deriva solo da motivazioni economiche. Le regioni del Sahel occidentale sono stanche della politica francese nel territorio. La Francia ha cercato di sopperire negli ultimi anni ai danni del suo colonialismo, inviando truppe e armamenti a paesi come Mali, Niger e Burkina Faso. Lo scopo finale era quello di proteggere le popolazioni civili dai gruppi armati e fondamentalisti. L’obiettivo sotteso è sempre stato quello di avviare una transizione democratica in questi paesi, interessati da colpi di stato e dittature militari. Le ragioni del Burkina Faso sono chiare. I valori della Russia rispecchiano maggiormente il paese rispetto a quelli degli Stati Uniti e Francia.