Taiwan, risveglio da incubo: un violento terremoto fa tremare l’isola

Taiwan squassata da due scosse di magnitudo 7.4 e 6.5. Nella mattinata di mercoledì 3 aprile la costa orientale dell’isola del mar Cinese è stata colpita da un violento terremoto. Stando a un comunicato pubblicato dalla National Fire Agency (Nfa), sono 7 i morti. I feriti sono oltre 736, e le persone rimaste intrappolate negli edifici danneggiati almeno 77.

Un risveglio doloroso

Due grandi sismi ravvicinati hanno percosso l’isola di Formosa. L’epicentro della prima scossa, è stato localizzato a 18 chilometri a sud-est da Hualien City, a una profondità di 34 chilometri sotto il livello del mare. Il terremoto ha avuto luogo alle 7:58 ora locale, con una magnitudo di 7.4 punti: si tratta di un record di potenza relativamente agli ultimi 25 anni.

Un edificio danneggiato dal terremoto che ha colpito l’isola di Taiwan

Prima del secondo urto tellurico, sono state registrate dal Centro operativo centrale di emergenza taiwanese 101 scosse di assestamento. A poche ore dal primo sisma, si è verificato un altro terremoto. Questa volta l’intensità è stata di 6.5 punti di magnitudo, con epicentro a 11 chilometri da Hualien City.

La Nfa ha riferito che circa 97 edifici sull’isola sono stati danneggiati dai movimenti tellurici della mattina. Oltre ai danni alle strutture, il terremoto ha causato l’interruzione di energia, lasciando senza elettricità più di 91mila famiglie.

Segnali di disgelo

Ironia della sorte, i terremoti di mercoledì 3 aprile hanno avuto luogo all’indomani di un importante colloquio tra il presidente statunitense Joe Biden e l’omologo cinese Xi Jinping, intenzionato a esercitare un controllo sull’isola di Taiwan (indipendente de facto dalla Repubblica cinese da oltre 30 anni).

Il colloquio telefonico tra il presidente statunitense Joe Biden e l’omologo cinese Xi Jinping è stato condotto all’insegna di un ripristino della collaborazione tra le potenze

La telefonata di martedì 2 aprile, la prima da oltre cinque mesi, è stata condotta all’insegna di una distensione dei rapporti tra le due potenze. «Un’intensa competizione si accompagna alla necessità di un’intensa attività diplomatica per gestire le tensioni e prevenire conflitti involontari», queste le parole di una fonte interna alla Casa Bianca.

Sponda Pechino, permangono alcuni fattori negativi nel rapporto con il competitor statunitense. In particolare, sulla questione Taiwan occorrerà sciogliere alcuni nodi. Nerbo delle relazioni sino-americane, l’isola di Formosa è per Xi Jinping «una linea rossa insormontabile» da Washington.

«Non lasceremo che le attività separatiste, la connivenza esterna e il sostegno alle forze dell’indipendenza di Taiwan restino incontrollati», ha aggiunto il presidente cinese. «Ci auguriamo che gli Stati Uniti mettano in pratica la dichiarazione positiva del presidente di non sostenere l’indipendenza di Taiwan».

Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

No Comments Yet

Leave a Reply