The Alto Knights, l’ascesa del boss Frank Costello a capo dei capi

La mafia, i rapporti di potere e il controllo del territorio nella New York anni Cinquanta. I protagonisti, due mafiosi realmente esistiti Frank Costello e Vito Genovese, che hanno fatto la storia della malavita. Interpretati entrambi da Robert De Niro, vecchia conoscenza del genere del gangstar movie. Barry Lavinson, autore tra gli altri di Rainman, torna dietro la macchina da presa dopo un decennio, con The Alto Knights.  Dal nome di un vero night club nel quartiere di Little Italy, un luogo sicuro dove i mafiosi potevano parlare in tutta tranquillità.

Vito e Frank

Frank Costello, gangstar cresciuto sotto l’ala del boss Lucky Luciano, riavvolge il nastro della propria vita. In questo flow of consciousness, davanti alla telecamera, Costello ripercorre in modo frammentato la propria vita. Come in molte storie tutto comincia con una pistola e una pallottola. Vincent Gigante, futuro capo clan, spara in testa a Costello senza però ucciderlo. Il mandante è Vito Genovese. Grande amico di Costello. Cresciuto insieme a lui tra le strade di Little Italy. Divenuto boss dopo l’arresto di Lucky Luciano, è stato costretto ad abbandonare l’America per due omicidi. Lascia così tutto in mano al suo migliore amico Frank fino al suo ritorno.

Il boss Frank Costello
Il ritorno del re

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale sconvolge le vite dei protagonisti. Vito rimane bloccato in Italia, mentre Frank diventa il capo della mafia newyorkese, istituendo una vera propria commissione gestita dalle maggiori famiglie. Un nuovo modo di gestire il giro senza più spargimenti di sangue ma attraverso una divisione delle aree di influenza. Una volta tornato Vito si aspetta che il potere torni nelle sue mani, ma così non è. Frank è tenuto in alta considerazione dai capofamiglia che hanno trovato nel suo governo terreno fertile in cui arricchirsi.

Scoppia così una vera e propria guerra di mafia. Fino alla pallottola in testa. In quel momento Frank decide di abbandonare la sua vita da gangstar. Raduna tutte le famiglie in un posto sperduto vicino al Canada e consegna lo scettro a Vito, ritirandosi così a vita privata.

La storia reale

La mafia fiorì durante l’era del Proibizionismo, dal 1920 al 1933, quando il divieto di produrre, vendere e trasportare alcol negli Stati Uniti creò un mercato nero per l’alcol. Costello e Genovese divennero protagonisti nel cosiddetto rum running. Il contrabbando di alcol di qualità negli Stati Uniti da Canada, Caraibi o Europa, e nel bootlegging, la produzione e vendita di alcol.

L’incontro interrotto dall’irruzione della polizia nell’upstate di New York avvenne realmente il 14 novembre 1957 ed è conosciuto come lApalachin Meeting. I mafiosi che arrivarono tentarono di sfuggire alla polizia correndo nei boschi, ma senza successo. Vito Genovese sopravvisse all’incontro, ma quello fu l’inizio della fine. Nel 1959 le autorità lo condannarono a 15 anni di prigione per traffico di eroina.

La commissione Kefauver

Il 10 maggio 1950 il Senato decise di mettere il senatore Kefauver a capo dello Special Committee to Investigate Crime in Interstate Commerce. Una provvisoria commissione d’inchiesta speciale incaricata di redigere un rapporto sulle attività delle bande criminali negli Stati Uniti. Le audizioni del Comitato Kefauver ottennero una grande eco nazionale poiché furono trasmesse in diretta televisiva. Tra i vari indagati c’erano proprio Costello e Genovese. Nella sua relazione finale, Kefauver usò per la prima volta il termine “mafia” per riferirsi a tali organizzazioni criminali. «Dietro le bande locali che formano l’insieme del sindacato nazionale della delinquenza c’è una misteriosa organizzazione criminale nota sotto il nome di Mafia».

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