La facciata frontale della Scala torna nelle sue vesti autentiche, come non la si vedeva da molto tempo. Interamente restaurata grazie all’opera di recupero finanziata dal Comune, sarà libera dai ponteggi per la Prima del 7 dicembre, pronta per accogliere Riccardo Chailly alla direzione de La Forza del Destino di Giuseppe Verdi.
Il racconto del progettista e direttore dei lavori
Il progetto è stato affidato al maestro della ristrutturazione dei teatri milanesi, l’architetto Pasquale Francesco Mariani Orlandi, già protagonista del restyling del teatro Lirico “Giorgio Gaber”.
«Al di là dell’onore che rappresenta la direzione dei lavori di un teatro come La Scala, riportare alla bellezza originale un edificio monumentale e storico è un’operazione che ha sempre il suo fascino. Mi sono occupato di edifici storici per quarant’anni (uso il passato perché ora sono in pensione) e ho già diretto gli interventi sulla Scala del 2000, ma ogni volta l’impegno è sempre stato lo stesso sia che si trattasse del tempio della lirica italiano sia che si trattasse di un teatro di quartiere», racconta il progettista e direttore dei lavori.
Ristrutturare un edificio storico è un lavoro meticoloso che segue un iter ben preciso. Si parte dal quadro diagnostico, si continua pianificando la pulizia, il consolidamento ed eventuali piccole integrazioni e si finisce con la fase del mantenimento. Un cammino in cui, come spiega l’architetto, «il punto fondamentale è evitare grosse integrazioni che alterino l’estetica dell’edificio».
I fattori atmosferici
I problemi che Mariani Orlandi e la sua squadra hanno dovuto affrontare riguardano inquinamento e agenti atmosferici che anno dopo anno hanno sepolto ciò che 240 giorni di pulitura, consolidamento e protezione delle superfici hanno riportato alla luce.
«Sbalzi termici, sbalzi di umidità e inquinamento atmosferico influenzano in maniera rilevante gli edifici. Si creano erosioni dovute alla pioggia battente, alla grandine e al vento. Un altro problema molto complesso è la fessurazione. Ovvero, il gelo e il disgelo che entrano nelle crepe che possono creare fratture e crolli», racconta l’architetto.
Uno degli episodi più gravi causati da questi fattore di degrado risale al marzo 2023, quando dei frammenti si sono staccati dal cornicione di largo Ghiringhelli a causa di un’infiltrazione di acqua piovana. Episodio che ha spinto il comune di Milano ad agire per tirare a lucido il Teatro alla Scala.
L’intervento
L’intervento, costato 902 mila euro, ha interessato sia le superfici di pietra che quelle intonacate, sottoponendole a un’attenta analisi e a interventi mirati. Grazie a una campagna di rilievi e analisi sugli strati, gli esperti sono riusciti a ricostruire la storia della facciata e a individuare le tecniche costruttive originali.
«È stato un lavoro imponente che per le altre facciate deve essere ancora completato. Parliamo di 2205 metri quadrati di facciata, sommando largo Ghiringhelli, via Verdi, via Filodrammatici e Piazza della Scala. Siamo partiti dall’ultimo restauro, quello effettuato tra il 2002 e il 2004 dall’architetto Mario Botta e dai censimenti sullo stato di degrado dei vari materiali fatti negli ultimi anni», dice Mariani Orlandi.
Le operazioni hanno interessato una vasta gamma di materiali, dal granito di Baveno del basamento alle pietre di Viggiù e di Saltrio della trabeazione e della cornice del timpano, fino agli stucchi e agli intonaci del timpano superiore.
Il nuovo restauro ha permesso di rimuovere i depositi residui dall’inquinamento atmosferico e dalle particelle di ferro provenienti dalla linea tranviaria di fronte al teatro. Queste ultime avevano ingrigito le superfici e formato una patina rossastra data, alterando l’aspetto dei vari componenti, mentre agenti atmosferici corrosivi avevano consumato la pellicola pittorica sulle superfici intonacate.
In particolare, è stato possibile riportare alla luce i colori originali del timpano, con il bassorilievo del Carro del Sole inseguito dalla Notte (o Carro di Apollo), un’opera di Giuseppe Franchi su disegno di Giuseppe Piermarini.
«I colori non ce li siamo inventati», racconta il direttore dei lavori, «sono tinte che abbiamo recuperato sotto gli strati. Diverso l’intervento che abbiamo fatto sul timpano del carro di Apollo, un lavoro di conservazione assoluta per mantenere l’originalità dell’opera d’arte».
Un progetto più ampio
Il restauro della facciata principale è solo il primo passo di un più ampio progetto di valorizzazione del Teatro alla Scala. Le altre facciate, quella di largo Ghiringhelli, via Verdi e via Filodrammatici sono in corso di ristrutturazione. Lavori che, come spiega Mariani Orlandi, risentono delle condizioni atmosferiche: «Alcune operazioni non sono possibili senza determinati requisiti ambientali. Il freddo e l’acqua rendono inutili gli sforzi. Speriamo in un tempo migliore per far ripartire il ciclo di lavori».
Condizioni climatiche che, nell’ultimo anno, hanno complicato il restauro: «Siamo stati bersagliati da condizioni avverse. Non c’è stata la classica pioggia, piuttosto fenomeni atmosferici violenti come grandine e nubifragi», racconta Mariani Orlandi.
Nonostante le difficolta, la facciata principale del Teatro alla Scala progettata da Piermarini nella seconda metà del Settecento, è tornata allo splendore originale. Il restauro di un patrimonio culturale inestimabile per Milano, l’Italia e il mondo intero, che, dal 7 dicembre, tornerà a far risuonare le note dell’élite della musica italiana con lo stesso vestito di sempre ma tirato a lucido.