Le cause della crisi ucraina arrivano da lontano e il problema dei confini dell’est Europa torna di attualità ogni qual volta il presidente russo Vladimir Putin rimette in discussione gli equilibri stabiliti dopo lo scioglimento dell’URSS. È già successo con la Crimea, annessa alla Russia nel 2014 e ora con le due repubbliche popolari del Donbass, autoproclamate indipendenti, Donestsk e Luhansk, riconosciute unilateralmente dalla Russia.
I territori storicamente contesi tra Ucraina e Russia
L’Ucraina è uno stato storicamente diviso: una parte del Paese, di lingua ucraina, è filoeuropea; l’est invece è a maggioranza filorusso. La questione dei confini tra Ucraina e Russia è motivo di dibattito fin dal IX secolo. Le due nazioni hanno un’origine culturale comune perché il Principato di Kiev fu la culla sia dell’Ucraina che della Russia.
Nel XIII secolo, l’ovest del territorio passa sotto il dominio polacco-lituano e l’est sotto il dominio moscovita.
Nel XVIII secolo, Caterina II di Russia conquista quasi tutto il territorio ucraino e il Canale di Crimea, che vengono annessi all’Impero. Da allora la Crimea riveste un’importanza strategica, permettendo alla flotta navale russa di accedere nel Mediterraneo.
I confini dell’Unione sovietica
Nel 1954 il successore di Stalin, Krusciov, offre la Crimea all’Ucraina. All’epoca si trattava di un passaggio poco rilevante, dato che sia l’Ucraina che la Crimea facevano parte dell’URSS.
L’equilibrio viene meno con la caduta del muro di Berlino e successivamente, nel 1991, con il disfacimento dell’URSS. L’Ucraina si autoproclama indipendente, includendo nei propri confini anche la Crimea. I 25 milioni di cittadini russi che vivevano in Ucraina, diventano improvvisamente una minoranza in territorio straniero.
Quella che prima era solo una demarcazione amministrativa all’interno dell’Unione sovietica, diventa un confine internazionale e questo genera tensioni tra i due Stati, fino ad arrivare al conflitto aperto del 2014.
Dopo la rottura dei negoziati con l’UE, a Kiev scoppia una protesta guidata dalla destra antirussa. Il presidente ucraino filorusso, Viktor Janukovyc, viene destituito, mentre nelle regioni russofone, come il Donbass, si diffondono proteste a sostegno della Russia. Scoppiano i primi scontri tra esercito ucraino e separatisti sostenuti da Mosca. In seguito, dei militari russi prendono il controllo della Crimea, che proclama l’indipendenza e, dopo un referendum, viene annessa alla Russia.
Un precedente pericoloso
Annettendo la Crimea e riconoscendo le due repubbliche ribelli del Donbass, Putin ha messo in discussione per la prima volta il principio del diritto internazionale stabilito nel 1945 dall’ONU, secondo cui è vietato aggredire o conquistare i territori di altri Stati.
La legalità dell’annessione della Crimea, nonostante la volontà espressa dai cittadini attraverso il voto, è contestata dal resto del mondo per l’impiego della forza nel Donbass. L’annessione di una parte dell’Ucraina è comunque effettiva e quello che si teme, dopo questo precedente, è che Putin faccia la stessa cosa con altri territori ucraini.