Papa Francesco è morto. Il 21 aprile 2025, il cardinale Kevin Farrell ha annunciato la sua scomparsa. Il Pontefice si è spento all’età di 88 anni dopo una lunga battaglia contro una polmonite bilaterale che lo aveva costretto a un ricovero di 38 giorni al Policlinico Gemelli. Con la sua morte si chiude un pontificato durato oltre 12 anni, caratterizzato da profonde riforme e da un impegno costante per la giustizia sociale e la vicinanza ai più vulnerabili.
Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua Chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio e amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e degli emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino.
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Papa Francesco aveva compiuto 12 anni di Pontificato lo scorso 13 marzo. Dal 28 marzo si trovava in convalescenza presso Casa Santa Marta dopo un lungo ricovero di 38 giorni al Policlinico Gemelli, dovuto a complicanze di una grave polmonite bilaterale diagnosticata il 18 febbraio.
Nonostante la precarietà della sua salute, il giorno di Pasqua, il Pontefice aveva desiderato fortemente affacciarsi dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro per impartire la benedizione Urbi et Orbi. La sua voce, appena rauca, aveva augurato con semplicità e affetto: «Buona Pasqua». Subito dopo, il Messaggio pasquale era stato letto dall’arcivescovo Diego Ravelli, maestro delle cerimonie liturgiche pontificie, mentre il Papa, visibilmente provato ma sorridente, era rimasto sulla loggia fino alla conclusione della celebrazione.
Nella stessa giornata aveva incontrato il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, confermando il suo instancabile impegno al servizio della Chiesa fino alle ultime ore della sua vita.
Le radici di un pastore: Jorge Mario Bergoglio
Nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, in Argentina, da genitori piemontesi emigrati oltreoceano, Jorge Mario Bergoglio è stato il primo di cinque figli. Diplomato come tecnico chimico, a 21 anni contrasse una grave polmonite, che causò l’asportazione parziale di un polmone. Questo evento segnò profondamente la sua vita, orientandolo verso il sacerdozio e verso una spiritualità radicata nella compassione e nella vicinanza ai sofferenti.
Nel 1958 entrò nella Compagnia di Gesù, divenendo sacerdote nel 1969. Tra il 1973 e il 1979 ricoprì la carica di Provinciale dei Gesuiti in Argentina, durante gli anni difficili della dittatura militare. Nel 1992 fu nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires, diventando arcivescovo della capitale argentina nel 1998 e cardinale nel 2001 su nomina di Giovanni Paolo II.
Il pontificato delle prime volte: riforme e vicinanza
Il 13 marzo 2013, Bergoglio è stato eletto Papa, assumendo il nome di Francesco in omaggio al Santo di Assisi, simbolo universale di povertà, umiltà e pace.
Bergoglio, infatti, è stato il primo pontefice latinoamericano della storia. Circostanza che lo stesso Pontefice aveva evidenziato con ironia affermando: «I miei fratelli cardinali sono andati a prendermi quasi alla fine del mondo». Già in quelle prime parole erano presenti le linee guida che avrebbero caratterizzato i successivi 12 anni di un pontificato segnato da molte novità e da frequenti “prime volte”.
Povertà, pace e misericordia
La scelta del nome Francesco era già una dichiarazione d’intenti: il Papa voleva una Chiesa «povera e per i poveri», centrata sulla pace, sull’ambiente e sulla misericordia. Quattro pilastri del suo pontificato, illustrati fin dal primo Angelus del 17 marzo 2013, quando descrisse la misericordia come una forza capace di rendere il mondo «meno freddo e più giusto». Nel giorno del suo insediamento ufficiale in San Giovanni in Laterano aggiunse: «Lasciamoci avvolgere dalla misericordia di Dio». Questi temi culminarono poi nel Giubileo straordinario della Misericordia (2015-2016).
Viaggi come messaggi pastorali
I suoi numerosi viaggi hanno avuto una forte impronta pastorale e simbolica. Scelse come prima meta Lampedusa, segnando chiaramente la sua priorità: le periferie del mondo, la vicinanza ai migranti e ai sofferenti. Fu il primo Pontefice a recarsi nella Penisola Arabica (Abu Dhabi e Qatar), in Iraq dopo la devastazione dell’Isis, e visitò l’isola di Lesbo due volte per testimoniare concretamente il dramma dei migranti.
Una geopolitica diversa per i cardinali
Anche nella nomina dei nuovi cardinali Francesco mostrò una visione nuova, rompendo le tradizionali logiche e dando la porpora a diocesi mai considerate prima, privilegiando le periferie ecclesiali.
Tre momenti storici
Tre eventi rimarranno emblematici del suo pontificato:
L’incontro storico con il patriarca ortodosso Kirill a Cuba (2016)
Il 12 febbraio 2016 ha rappresentato un momento storico. In un luogo simbolicamente neutro, lontano dai centri del potere ecclesiastico, avvenne l’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill, segnando un riavvicinamento storico tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa russa, separate da quasi un millennio.
“Ci siamo incontrati con gioia – si legge nella dichiarazione congiunta, firmata dai due per ribadire la necessità di superare le divisioni ereditate dalla storia – come fratelli nella fede, per parlare a viva voce, da cuore a cuore, affrontando i rapporti tra le nostre Chiese e le grandi sfide dell’umanità”.
La firma della Dichiarazione sulla fratellanza universale con il grande imam di Al-Azhar ad Abu Dhabi (2019)
il 4 febbraio 2019, Papa Francesco compie un altro passo fondamentale nella diplomazia spirituale, firmando ad Abu Dhabi, insieme al Grande Imam di Al-Azhar Ahmad al-Tayyeb, la Dichiarazione sulla fratellanza umana. È un testo che si propone come manifesto globale per la convivenza pacifica, fondato sul rispetto della dignità umana, dei diritti fondamentali e della libertà religiosa.
L’obiettivo è chiaro: promuovere una cultura della tolleranza e della pace in un mondo segnato da violenze, diseguaglianze e conflitti. I due firmatari invitano con forza a contrastare l’estremismo, la povertà, le ingiustizie sociali e ambientali, chiedendo una più equa distribuzione delle risorse naturali e denunciando un’economia che favorisce solo una ristretta élite a scapito della maggioranza dell’umanità.
La preghiera nella deserta Piazza San Pietro durante il Covid (2020)
Durante la pandemia di COVID-19, Francesco si è distinto per la sua straordinaria vicinanza spirituale. Rimarrà nella memoria collettiva il 27 marzo 2020, quando in una Piazza San Pietro deserta e sotto la pioggia impartì una straordinaria benedizione “Urbi et Orbi”, invitando l’umanità a non perdere la speranza davanti alla tragedia globale. Un’immagine diventata simbolo della pandemia e della sua vicinanza al popolo di Dio.
Le encicliche: un magistero per il mondo
Il pontificato di Francesco è stato segnato da alcune encicliche fondamentali, che hanno affrontato temi di importanza universale:
Laudato si’ (2015): un appello urgente per una ecologia integrale e la cura del pianeta, evidenziando l’interconnessione tra crisi ambientale, sociale ed economica.
Fratelli tutti (2020): un invito a vivere la fraternità e la solidarietà contro le divisioni alimentate da populismi e nazionalismi.
Dilexit nos (2024): dedicata alla riscoperta dell’amore umano e divino attraverso la devozione al Sacro Cuore di Gesù, cercando di riaccendere la speranza in un mondo ferito da indifferenza e conflitti.
I Giubilei della Misericordia e della Speranza
Due importanti Giubilei sono stati proclamati da Francesco durante il suo pontificato.
Il Giubileo Straordinario della Misericordia (2015-2016), che ha invitato la Chiesa intera a riscoprire la compassione e la misericordia di Dio, con aperture simboliche di Porte Sante in tutto il mondo.
Il Giubileo Ordinario del 2025, annunciato con la bolla “Spes non confundit”, dedicato alla speranza, ha posto al centro la pace, il perdono, e la solidarietà globale, con richiami concreti come l’amnistia per detenuti, la remissione dei debiti per i paesi poveri e iniziative contro la fame nel mondo.
La malattia e l’ultima Pasqua del 2025
Negli ultimi mesi del suo pontificato, la salute di Francesco si era gravemente deteriorata per una polmonite bilaterale complicata da infezioni multiple. Nonostante il precario stato di salute, il Papa ha voluto fortemente presenziare alla celebrazione della Pasqua, il 20 aprile 2025. Affacciatosi dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, ha impartito, con visibile sforzo e grande commozione, la tradizionale benedizione “Urbi et Orbi”, pronunciando poche parole: «Cari fratelli e sorelle, Buona Pasqua!».