A Monaco di Baviera il Paris Saint-Germain ha vinto la Champions League 2024-2025 battendo l’Inter per 5-0. La squadra di Simone Inzaghi non è riuscita a concludere il percorso nella massima competizione europea con la coppa tra le mani. Ora è tempo di bilanci, soprattutto per il tecnico, che voci insistenti vorrebbero prossimo a lasciare Milano.
Il racconto della partita
L’onda parigina travolge l’Inter. Più veloci, più tecnici, più determinati, gli uomini di Luis Enrique hanno meritatamente conquistato la prima Champions League della loro storia. I ragazzi di Simone Inzaghi ci provano, con lanci lunghi e schemi da fermo, ma il livello – almeno per stasera – è troppo impari.
All’Allianz Arena la partita per i nerazzurri (questa sera in divisa gialla) parte subito in salita. Il Psg pressa forte, si gioca solo nella metà campo dell’Inter. Al dodicesimo minuto il primo gol: davanti alla porta Doué danza sul pallone e serve Hakimi, che insacca senza difficoltà. Passano otto minuti e Doué firma la seconda rete della partita. Il suo destro incontra il piede di Dimarco. La deviazione è minima, ma basta per spiazzare Sommer, che è già in ginocchio mentre il pallone entra nella sua porta.
Il terzo gol immortala quella che forse è l’immagine della partita. Il solito Doué segna e si toglie la maglia: sullo sfondo del suo fisico giovane e scolpito, Acerbi ansima e Thuram guarda sconsolato nel vuoto. È la rappresentazione più evidente di un’Inter che non riesce a tenere il passo, per quanto ci provi e ci riprovi.

Al 73esimo un lancio in profondità di Dembélé pesca Kvaratskhelia. È 4-0. L’Inter perde definitivamente le speranze. Qualche tiro velleitario viene sventato senza difficoltà da Donnarumma. Intanto il Psg continua a correre, spinto da una fame insaziabile. Un lampo di Barcola per un attimo gela lo stadio, ma è solo l’esterno della rete. La sensazione è comprensibile: i parigini giocano talmente bene che ogni azione sembra preludere al gol.
Effettivamente, il peggio deve ancora venire. Minuto 85, il subentrato Mayulu scambia in area con Barcola e mette in rete. Lo scarto di cinque centri è il passivo più ampio in una finale nella storia della Champions League e la partita termina su questo risultato. Al fischio finale ci sono lacrime da entrambe le parti: l’Inter, che dopo l’insperata vittoria con il Barcellona ci aveva creduto davvero; il Paris Saint-Germain, che dopo anni di investimenti ha finalmente trovato la formula vincente per alzare questo trofeo.
C’è solo il Psg
I protagonisti di questa partita sono tutti tra le fila dei parigini, e non potrebbe essere altrimenti. Dal primo all’ultimo minuto non cessa di strabiliare Ousmane Dembélé, giocatore completamente rigenerato. I suoi scatti da velocista lo hanno tenuto al centro del gioco per tutto il match e anche se il suo nome non è finito sul tabellino dei marcatori la sua è stata una prestazione importantissima.
Tre ex della Serie A hanno brillato, non solo questa sera, ma in tutta la stagione. Il primo è Gigio Donnarumma, chiamato in causa poco in questa finale, eppure decisivo per raggiungerla. Il secondo è Achraf Hakimi, ex Inter, che apre le marcature e gioca una grandissima gara. Il terzo è Kvicha Kvaratskhelia. Arrivato all’ombra della Tour Eiffel a gennaio, è diventato immediatamente una risorsa per la sua nuova squadra e anche in questa finale ha avuto modo di mostrare il suo enorme talento.

Da ultimo, impossibile non citare Désiré Doué. Classe 2005, l’esterno francese – che sembra brasiliano – compirà vent’anni fra pochi giorni, ma può già dire di aver alzato una coppa che altri fenomeni passati da Parigi prima di lui (come Mbappè) avevano potuto solo sognare. Finte, colpi di tacco, piedi rapidissimi, visione di gioco: il ragazzo di Angers ha veramente tutto. Lamine Yamal rimane l’ala destra più forte d’Europa, ma lui viene subito dopo.
Il futuro di Inzaghi
Per mister Inzaghi c’è ovviamente tanta amarezza, ma a far riflettere sono le parole sugli impegni futuri. La società per il momento continua ad accordargli fiducia, come assicurato dall’ad Marotta: «Non ci sarà nessun cambio di valutazione. Avevamo detto che ci saremmo veduti in settimana, ha ancora un anno di contratto e quasi tutti i meriti vanno iscritti alla sua professionalità». Ma dopo una stagione senza alcun trofeo, a fronte di tre secondi posti (Supercoppa, campionato e Champions League), può essere che lui per prima non voglia continuare. Interrogato dalla stampa, si è mostrato sibillino: «Vedremo nei prossimi giorni con la società, non so se sarò al Mondiale per club».
Una vittoria speciale per Luis Enrique
Se dopo anni di tentativi il Paris Saint-Germain ha finalmente vinto la sua prima Champions League, larga parte del merito va al tecnico Luis Enrique. Per il mister spagnolo, capace di creare gruppo tra i suoi giocatori e tirarne fuori tutte le potenzialità, questo risultato ha una valenza non solo sportiva.
Al fischio finale, il tecnico si è cambiato: la maglia che ha indossato ritrae un uomo e una bambina, disegnati come in un cartone animato. È l’omaggio che Luis Enrique ha voluto tributare a sua figlia Xana, morta nel 2019, a soli dieci anni, per una grave malattia. A Xana, prima che a chiunque altro, Luis Enrique ha voluto dedicare la vittoria. Un gesto d’amore che ha reso l’umiliante sconfitta un po’ più digeribile anche per la tifoseria avversaria.
