Con il 56,63 per cento dei voti a favore, Vito Bardi di Forza Italia è stato rieletto presidente della Basilicata. Promosso dalla coalizione di centrodestra formata da Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati, oltre che dalla stessa Forza Italia, il governatore uscente ha staccata di quasi 14 punti percentuali il concorrente Piero Marrese, rappresentante della lista di centrosinistra composta da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra.
🗳️ Elezioni regionali in #Basilicata, risultati definitivi:
Bardi (CDX) 56,6% ✅
Marrese (CSX+M5S) 42,2%
Follia (Volt) 1,2%— YouTrend (@you_trend) April 23, 2024
Doppietta di Vito Bardi
La Basilicata ha votato il centrodestra. Ma il conteggio dei voti solleva due questioni: la prima è la scarsa affluenza alle urne, simbolo di un elettorato che ormai si è fatto pigro, infastidito dagli ultimi scomodi avvenimenti che hanno riguardato la politica italiana. La seconda più che una questione è una domanda, il campo largo è a destra o a sinistra? Parliamo di dati. Gli aventi diritto di voto erano 568mila persone. Di questi solo il 49,8% si è presentato alle urne, significa che 282.864 cittadini hanno votato, un numero abbastanza basso. Su questo aspetto hanno giocato le diatribe della vicina Puglia. Gli abitanti della Basilicata erano decisamente sconsolati visti i problemi che la regione limitrofa ha avuto in questi mesi.
🔵 Vincono Fratelli d’Italia e il buongoverno. pic.twitter.com/uDo5PbcPSo
— Fratelli d’Italia 🇮🇹 (@FratellidItalia) April 22, 2024
Si continua a parlare di campo largo, ma i conteggi dei voti dimostrano un enorme frastagliamento a sinistra e un’unità compatta a destra. Fratelli d’Italia, Italia Viva, Forza Italia, la Lega e Azione giocavano insieme. Il primo partito si conferma Fratelli d’Italia con il 16,07%. Seguito da Forza Italia con il 12,5%, Azione al terzo posto con l’8%, Lega con il 7,78%, Orgoglio Lucano vicino a Italia Viva al 7,73%, chiude la Vera Basilicata con il 2,5%.
Alla guida della Basilicata viene riconfermato Vito Bardi, del partito Forza Italia, per il secondo mandato consecutivo. La prima a congratularsi per la vittoria è stata la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che vede il successo di Bardi di buon auspicio per le prossime elezioni europee. Bardi si giocava i voti con il candidato di centrosinistra Piero Marrese, del Partito Democratico.
Disfatta a sinistra
Altro flop, invece, per il campo largo di centrosinistra formato da Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Il candidato Piero Marrese, già sindaco del piccolo comune di Montalbano Jonico e presidente della provincia di Matera, ha accumulato solo il 42,16 per cento dei consensi, per un totale di 113.979 schede a favore. È la seconda battuta d’arresto di fila per il centrosinistra in una regione in cui la destra ha messo piede per la prima volta nel 2019, dopo quasi cinquant’anni di latitanza.
La sconfitta dell’alleanza d’opposizione arriva in un momento di forte tensione tra Schlein e Conte. A pesare, in particolare, i casi di corruzione e voti di scambio che hanno interessato membri del Comune di Bari, appartenenti al Pd. Casi dai quali i grillini – da sempre fazione anti-establishment e strenui sostenitori della trasparenza politica – hanno preso le distanze. È dunque possibile che i terremoti giudiziari e politici in Puglia abbiano reso poco appetibile il connubio con il Pd per gli elettori del Movimento 5 Stelle nella vicina Basilicata. O comunque, abbiano messo in crisi i legami di vicinanza tra i due partiti d’opposizione. I fasti di Sardegna, quando il campo largo aveva portato alla vittoria elettoriale della candidata grillina Alessandra Todde, sembrano oggi un lontano ricordo.
«Io gioco in nazionale e mi volete far tornare in serie B»
Oltre alla sostanziale impraticabilità del campo largo, va detto che la candidatura di Marrese è stata decisa in modo caotico. Prima di lui, infatti, i due partiti di centrosinistra avevano proposto altre tre persone, che però si erano tirate indietro. Il dibattitto sulla scelta del candidato di punta in Basilicata ebbe inizio lo scorso autunno, quando fu fatto il nome di Roberto Speranza. La sua candidatura risultava ideale per dare vita a un campo largo a livello regionale, essendo lui parte della corrente più a sinistra del Pd e avendo ricoperto in precedenza il ruolo di segretario del partito Articolo 1, non lontano dalle idee dei 5 Stelle.
Speranza, tuttavia, aveva declinato, poco entusiasta di lasciare la Camera di cui era membro per ricoprire il ruolo di governatore della sua regione d’origine. È probabile che l’ex ministro della Salute, prevedendo una disfatta alle elezioni contro il rivale di destra Vito Bardi, avesse scelto di rifiutare la proposta di candidatura per non incorrere in danni d’immagine. Nella fattispecie, il Corriere della Sera gli aveva attribuito la frase «Io gioco in nazionale e mi volete far tornare in serie B», emblematica del suo disinteresse per l’invito, che Speranza però negò di aver pronunciato.
Un pasticcio dopo l’altro
A fine ottobre è stato dunque il turno di Angelo Chiorazzo, ex vicepresidente del Potenza Calcio fino al gennaio scorso e fondatore della cooperativa sociale Auxilium. Pur essendo un candidato “civico”, venne incluso nelle fila del Pd in vista dell’appuntamento elettorale. A mandare all’aria tutto, in questo caso, fu la perplessità del Movimento 5 Stelle sul candidato. Il partito di Conte, infatti, non era stato consultato in merito alla scelta del papabile governatore della regione.
Al fine di trovare una soluzione che accontentasse entrambi i partiti, Conte e Schlein avevano dunque chiesto a Chiorazzo di trovare un sostituto e di farsi da parte. Piero Lacerenza fu la terza vittima sacrificale sull’altare del centrosinistra. A bruciare quest’ultima candidatura fu la totale confusione con cui venne presentata: a pochi minuti dalla proposta del suo nome, Lacerenza rilasciò interviste a vari giornali dichiarando che lui non ne sapeva niente. La ciliegina su un pasticcio tutt’altro che dolce per Pd e 5 Stelle.