L’Italia è il paese dell’Unione Europea con il più alto numero di aree a rischio a causa di smog e ondate di calore: è quanto rivela l’ultimo rapporto dell’Agenzia dell’UE per l’ambiente, la EEA.
La ricerca mette a confronto diversi indicatori relativi a salute, ambiente e alla natura socio-demografica. Lo studio sottolinea in particolare come le disuguaglianze economiche e sociali contribuiscano al fenomeno, aumentando l’impatto dell’inquinamento atmosferico e acustico, nonché le temperature estreme. A farne le spese sono soprattutto i paesi del Sud e dell’Est Europa, i più vulnerabili in questa graduatoria.
Il rapporto dell’Agenzia UE rileva che i rischi maggiori per la salute, provocati da inquinamento e cambiamenti climatici, si registrano in aree dove i redditi e il livello di istruzione sono inferiori alla media europea. Altri elementi che possono alimentare il fenomeno sono elevati tassi di disoccupazione a lungo termine e l’anzianità della popolazione. Tra le città più a rischio del continente vengono citate Torino, Stara Zagora (Bulgaria) e Nicosia (Cipro).
Il record negativo del capoluogo piemontese fotografa una situazione critica per il Paese: un’emergenza che dura da tempo e che si concentra soprattutto nel Nord Italia e nelle province della Pianura Padana. Lo scorso anno, secondo uno studio di Legambiente, erano stati ben 39 i capoluoghi di provincia a superare i limiti annuali di 35 giorni per le polveri sottili. Tra le cause principali spiccava la forte concentrazione del traffico urbano: Milano, che figurava tra le città più inquinate, introdurrà l’Area B a partire dal 25 febbraio proprio per contrastare questo fenomeno.
Stando al rapporto europeo, l’Italia è uno dei tre paesi UE che presenta più territori in cui i rischi ambientali si sovrappongono ai fattori sociali, insieme a Grecia e Slovacchia. In particolare, la nostra penisola conta il maggior numero di aree esposte a ondate di calore e a tre differenti tipi di inquinamento atmosferico: da particolato, biossido di azoto e ozono. Questi elementi fanno sì che il paese soffra simultaneamente dei problemi di smog tipici delle aree urbane con reddito pro-capite inferiore alla media europea e a quelli delle regioni sviluppate.
Le variabili socio-economiche incidono, infine, anche sulla capacità di gestire fenomeni meteo estremi: invecchiamento, bassa disponibilità di reddito e uno scarso livello d’istruzione contribuiscono ad allargare le fasce vulnerabili della popolazione.