In Cile, il primo lunedì di marzo di rientro lavorativo e scolastico dopo l’estate, è chiamato “super lunes”. Quest’anno, il super lunes è iniziato con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine nel centro della capitale cilena, Santiago. Città che già durante tutto febbraio aveva visto prendere luogo numerosi scontri, in solidarietà con l’artista urbano di 27 anni Francisco Martínez, ucciso dalla polizia durante un controllo routinario, a inizio mese.
Centinaia di persone si sono radunate nel pomeriggio in piazza Italia, ribattezzata piazza Dignità dai partecipanti delle proteste iniziate a ottobre 2019, a protestare contro le misure neoliberali del governo di Sebastián Piñera. Buona parte dei manifestanti erano studenti, autoconvocati tramite i social per un raduno detto mochilazo, ma anche lavoratori della metro di Santiago. Tutti uniti a reclamare migliori condizioni di lavoro, stop all’abuso della polizia e, soprattutto, la rinuncia di Piñera.
Azioni femministe in vista dell’8 marzo
Il 1 marzo è iniziato anche con alcune organizzazioni femministe che hanno realizzato azioni di fronte alle metro del centro di Santiago del Cile, in cui cambiavano loro il nome con messaggi di giustizia sociale. Azioni che rappresentano un preludio dello sciopero femminista convocato per l’8 marzo, giornata internazionale della donna. “Ci siamo radunate qua da diverse parti del territorio cileno per realizzare la mappatura di desideri che portiamo avanti da tempo e che oggi, in piena fase di rivolta e ricomponimento della costituzione, torniamo a ribadire in vista dell’8 marzo.” segnala la Coordinatrice Feminista 8M, Javiera Manzi. I nomi delle metro sono stati sostituiti con cartelli reclamanti, tra le tante cose, parità di genere, educazione sessuale, diritto all’aborto, sostegno al popolo mapuche, migliori condizioni lavorativi e libertà per i prigionieri politici delle proteste del 2019-20.
In quel periodo, il Cile ha vissuto una delle crisi sociali più gravi dai tempi del dittatore Augusto Pinochet (1973-1990), che ha lasciato una trentina di morti (dichiarati) e migliaia di feriti. Si sono registrati anche numerose denunce a polizia ed esercito per violazioni dei diritti umani, tra cui torture, lanci di gas lacrimogeni e sparizioni di persone. Lo scorso 25 ottobre il Cile ha celebrato il risultato di un plebiscito storico, in cui l’80% della popolazione ha approvato il cambiamento della Costituzione, ereditata dalla dittatura di Pinochet.