Ci lascia uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento, capace di oscillare dalla letteratura alla pittura, dal teatro al cinema, dal giornalismo alla poesia. Alberto Arbasino aveva compiuto 90 anni il 22 gennaio.
Uomo coltissimo e raffinato, nei suoi saggi adoperava una prosa elegante e complessa, a volte di non facile lettura, ma sempre in grado di danzare con estrema leggerezza sul costume italiano, descrivendo il mondo moderno nei suoi toni più accesi.
Quale momento più adatto, se non quest’amaro periodo di isolamento, per leggere Le piccole Vacanze del 1957. Si tratta del suo primo libro edito da Italo Calvino, una serie di racconti ambientati negli anni più bui della guerra e del dopoguerra, fra strade desolate e licei bombardati, le prime vacanze al mare, le vigne in collina e le corse in automobile, così ben descritte e trasognate al punto da far dimenticare i momenti più difficili. Un libro che lui stesso considerava “non engagé”.
Alberto Arbasino descrive splendidamente l’ambiente culturale italiano degli anni sessanta. Con Fratelli d’Italia rivela la scena artistica attraverso la storia di due ragazzi omosessuali che vanno su e giù per il bel Paese, con qualche sconfinamento in Baviera e a Londra; mentre in La Bella di Lodi, un racconto sul boom economico italiano diventato poi un film con Stefania Sandrelli, ritrae la nostra borghesia sulle spiagge della Versilia, cimentandosi con una storia d’amore fra una giovane lodigiana in vacanza e un operaio in servizio sull’autostrada del Sole. Era il 1963.
Intellettuale prolifico, quasi un “satiro della letteratura” – come lo descrive il suo amico Roberto d’Agostino – Arbasino è stato capace di raccontare le castronerie e i vizi degli italiani. Nel 1969 realizza la sua opera dadaista, ovvero il Super -Eliogabalo. Ma gli anni sessanta sono anche quelli del ritratto di una generazione, e della nascita del movimento di neoavanguardia Gruppo 63.
La stagione di Eco, Sanguineti, Manganelli, che pensava di utilizzare il boom economico per cercare di migliorare la qualità della letteratura. E non solo. In quel periodo fu amico di Moravia, aveva rapporti pessimi con sua moglie Elsa Morante, frequentava i due Guttuso, e poi Bassani, Pasolini e Gadda, così amato al punto da dedicargli un libro, L’ingegnere in blu, e poi Visconti e Fellini.
È anche grazie agli scritti di Arbasino, che quel tempo di ritrovato ottimismo e “spirito vacanziero”, sia entrato a far parte dell’immaginario collettivo degli italiani. Lo ricordiamo, inoltre, come storico collaboratore del Corriere della Sera e di Repubblica, e per le sue esperienze politiche negli anni ottanta come deputato indipendente nelle liste del partito Repubblicano.
Nel 2014 e nel 2016 pubblica Ritratti italiani e Ritratti e immagini: due raccolte di biografie, incontri e dialoghi con personaggi della cultura italiana e internazionale, sempre con il guizzo del grande scrittore, mai abbandonando la musicalità della sua prosa.