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La Toscana è la prima regione italiana a regolamentare il suicidio assistito

La Toscana segna una svolta storica in Italia diventando la prima regione ad approvare una legge che disciplina il suicidio assistito, colmando il vuoto normativo lasciato dal Parlamento. Il Consiglio regionale ha dato il via libera con 27 voti a favore, provenienti da Partito Democratico (con l’eccezione di una consigliera dell’ala cattolica), Italia Viva e Movimento 5 Stelle, mentre il centrodestra ha votato compatto contro.

Un passo avanti dopo anni di incertezze

La legge, intitolata “Modalità organizzative per l’attuazione delle sentenze della Corte Costituzionale 242/2019 e 135/2024”, nasce da una proposta di iniziativa popolare presentata dall’associazione Luca Coscioni, sostenuta da oltre 10mila firme. Il testo stabilisce tempi e modalità precise per chi chiede di accedere al suicidio medicalmente assistito, garantendo un iter uniforme e gratuito, evitando le lunghe attese e le disparità di trattamento che finora caratterizzavano le varie Aziende Sanitarie Locali (ASL).

Alcuni slogan dell’Associazione Luca Coscioni

L’assenza di una legge nazionale aveva infatti reso ogni caso un percorso incerto, con pazienti costretti a battaglie legali o a cercare soluzioni all’estero. La Corte Costituzionale, già nel 2019, aveva depenalizzato il suicidio assistito per i pazienti affetti da patologie irreversibili, sottoposti a trattamenti di sostegno vitale e vittime di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, capaci di prendere decisioni consapevoli. Tuttavia, il Parlamento non ha mai regolamentato la questione, lasciando alle Regioni il compito di affrontare il problema.

Tempi certi e procedure definite

Il nuovo sistema prevede tempi precisi per l’intero iter, che si conclude in un massimo di 45 giorni:

Entro 15 giorni dall’entrata in vigore della legge, le ASL devono istituire una Commissione multidisciplinare permanente, composta da un medico palliativista, uno psichiatra, un anestesista, uno psicologo, un medico legale e un infermiere.

Entro 20 giorni dalla richiesta del paziente, la Commissione, con il supporto del Comitato etico, deve verificare il rispetto dei requisiti stabiliti dalla Corte Costituzionale.

Entro 10 giorni dalla risposta positiva, si definiscono le modalità di esecuzione.

Entro 7 giorni, la ASL garantisce il supporto tecnico e farmacologico per l’auto-somministrazione del farmaco letale.

Il personale sanitario pubblico sarà incaricato di fornire assistenza, ma è prevista l’obiezione di coscienza. In alternativa, il paziente potrà nominare professionisti di sua fiducia. La regione coprirà i costi del farmaco, che attualmente ricadono sui pazienti e sono spesso difficili da reperire. Per il triennio 2025-2027 è stato stanziato un budget di 10mila euro annui.

La persona che ha ottenuto l’autorizzazione può, in qualsiasi momento, interrompere o annullare il processo.

Dibattito politico e reazioni

L’approvazione della legge ha suscitato un acceso dibattito. Per il presidente della Regione, Eugenio Giani, si tratta di “un salto di civiltà”, poiché introduce regole certe su una materia che finora è stata lasciata all’arbitrio delle singole ASL.

Non tutti però la pensano così. Il centrodestra ha votato contro compatto, con Fratelli d’Italia e Forza Italia contrari fin dall’inizio, mentre la Lega ha deciso di opporsi solo all’ultimo momento, dopo aver inizialmente lasciato libertà di voto. Anche l’associazione Pro Vita & Famiglia ha duramente criticato la legge, definendola “incostituzionale” e accusando il Consiglio regionale di voler introdurre la “morte di Stato”. Il presidente dell’associazione, Antonio Brandi, ha chiesto al governo di impugnarla dinanzi alla Corte Costituzionale per violazione delle competenze legislative. D’altronde in Veneto, Lombardia e Piemonte iniziative simili erano già state bocciate.

Un precedente per le altre Regioni

La Toscana ha aperto la strada a un modello normativo che altre Regioni potrebbero seguire. Emilia-Romagna e Puglia hanno adottato delibere per regolamentare il suicidio assistito, ma la loro efficacia è meno solida rispetto a una legge regionale. Tentativi simili sono invece naufragati in Veneto e Lombardia. L’iniziativa toscana potrebbe ora esercitare pressioni sul Parlamento affinché legiferi a livello nazionale. Si potrebbe, così, porre fine all’odissea burocratica imposta per vedere riconosciuto il proprio diritto a scegliere sul fine vita.

Resta da vedere se il governo impugnerà la legge, come richiesto dalle associazioni contrarie. O se la Toscana resterà l’unica regione ad affrontare problema che in Italia è ancora fonte di divisioni politiche e morali.

Cosimo Mazzotta

LAUREATO IN GIURISPRUDENZA ALL'UNIVERSITA' DEL SALENTO CON UN ANNO DI STUDI IN SPAGNA PER APPROFONDIRE LE TEMATICHE DI DIRITTO INTERNAZIONALE. MI INTERESSO DI CRONACA, POLITICA INTERNA E SPETTACOLO. MI PIACE IL DIALOGO IN OGNI SUA FORMA. SFOGO IL MIO SPIRITO CRITICO ATTRAVERSO LA PAROLA E IL DISEGNO.

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