Era il 2021 quando Mark Zuckerberg presentò al mondo il Metaverso come la prossima grande rivoluzione tecnologica. L’idea sembrava destinata a cambiare radicalmente il nostro modo di vivere, lavorare e comunicare. Con il rebranding di Facebook in Meta e investimenti faraonici in tecnologie immersive, sembrava che il futuro fosse ormai segnato. Tuttavia, a distanza di soli 3 anni, quello che doveva essere il nuovo “Eldorado digitale” sembra essere stato relegato ai margini del panorama tecnologico, travolto da aspettative irrealistiche e perdite colossali.
La caduta del “buzz”
Dopo il clamore iniziale, la traiettoria del Metaverso ha subito un’ evidente involuzione. Nel 2022 era ancora l’argomento del momento. Oggi, con l’avvento di tecnologie più concrete e immediatamente utili come l’intelligenza artificiale, il Metaverso è quasi scomparso dal radar della maggior parte degli investitori. La divisione Reality Labs di Meta, cuore pulsante del progetto, ha registrato perdite per 21 miliardi di dollari nell’ultimo anno, senza chiari segnali di ritorno economico.
Anche il fiore all’occhiello di Meta, Horizon Worlds, si è rivelato un fallimento: un mondo virtuale poco frequentato, criticato per la scarsa qualità grafica e l’assenza di utenti. I numeri parlano chiaro: solo 300.000 utenti attivi mensili. Un’inezia rispetto ai miliardi che affollano Facebook e Instagram. Persino i visori VR, venduti in milioni di unità, si stanno trasformando in oggetti da collezione su eBay, più che in strumenti di accesso a una nuova realtà.
Tra ottimismo e realtà
Nonostante il ridimensionamento, alcuni esperti invitano alla cautela prima di dichiarare il Metaverso un flop definitivo. Matthew Ball, autore di riferimento sul tema, sottolinea che il progresso tecnologico non è mai lineare. Secondo lui, il Metaverso rappresenta ancora un percorso in evoluzione verso una versione tridimensionale di Internet. Le grandi aziende continuano a investire nelle tecnologie sottostanti, come l’interoperabilità tra piattaforme e i visori avanzati, come l’Apple Vision Pro.
Anche durante l’OnMetaverse Summit 2023, tenutosi a Milano, si è discusso delle potenzialità future del Metaverso, specialmente nei settori del gaming, del design e della formazione professionale. Tuttavia, gli stessi esperti riconoscono che la tecnologia è ancora agli albori e che molte sperimentazioni si sono rivelate fallimentari. “Il ritorno degli investimenti non è immediato”, ha dichiarato Lorenzo Cappannari, CEO di AnotheReality, sottolineando che per vedere risultati concreti potrebbe volerci un decennio.
Una tecnologia frammentata
Il Metaverso non è mai stato una realtà unitaria, ma un ecosistema di tecnologie diverse: realtà aumentata, virtuale, Internet of Things, design digitale, hardware e software. Alcune applicazioni pratiche hanno già trovato un mercato, come i simulatori sportivi o automobilistici, e strumenti come Weart, che permettono di percepire sensazioni tattili nei mondi virtuali. Ma queste soluzioni restano confinate a nicchie specifiche, incapaci di generare l’effetto dirompente che Zuckerberg aveva immaginato.
Opportunità e rischi
Se da un lato il Metaverso offre opportunità uniche, come l’uso della realtà virtuale per la formazione e la manutenzione industriale o per scopi riabilitativi, dall’altro solleva interrogativi sui rischi psicologici legati all’immersione in mondi virtuali. Andrea Gaggioli, professore dell’Università Cattolica, avverte: «Il Metaverso può influenzare profondamente la psiche umana, portando benefici in ambiti specifici, ma anche rischi di estraniamento e manipolazione».
«Vale per ogni tecnologia – ha spiegato – ma stavolta siamo di fronte un livello emozionale e a un coinvolgimento molto superiori. Non sappiamo ancora quanto essere immersi in una realtà virtuale possa influenzare la psiche ma di certo avrà un impatto che da parte nostra richiede cautela».
Una rivoluzione rimandata?
Mentre le risorse economiche e l’interesse del pubblico si spostano verso tecnologie più immediate, il Metaverso sembra destinato a rimanere nell’ombra. Tuttavia, non è escluso che questa idea, oggi considerata prematura, possa trovare una seconda vita in futuro, quando i suoi strumenti saranno più maturi e accessibili.
Per ora, la tanto annunciata rivoluzione resta un sogno a metà: un esempio emblematico di come il “next big thing” possa rapidamente trasformarsi in un caso di hype tecnologico mancato, ma anche una lezione su come la tecnologia abbia bisogno di tempo, realismo e pragmatismo per affermarsi davvero.