Nel 2021 il Museo Egizio di Torino ha inaugurato una nuova sala, chiamata Alla ricerca della vita: cosa raccontano i resti umani?
Lo spazio ha un duplice scopo. Da una parte garantire l’opportuna conservazione delle decine di mummie di proprietà della fondazione torinese. Dall’altra, l’allestimento vuole farsi portatore di nuove informazioni per il pubblico, mostrando sei corpi che ripercorrano una sorta di vita ideale.
Al centro dell’ambiente un vault a temperatura e umidità controllate. Sono 91 i resti umani che hanno trovato qui la loro nuova casa. Il loro stato di conservazione, unito alla differenza nelle tecniche utilizzate per l’imbalsamazione, rende necessaria la presenza di team di restauratori molto variegati.
Il percorso di visita, disposto a ferro di cavallo attorno al deposito, è formato da teche dai vetri opachi, il cui interno risulta visibile solo con le luci accese. Gli individui selezionati per l’esposizione rappresentano sei differenti fasi della vita umana al tempo degli antichi egizi: gravidanza, infanzia, adolescenza, età adulta iniziale e avanzata, vecchiaia.
Il lavoro sulla sala ha riservato anche nuove scoperte, alcune potenzialmente molto importanti per l’egittologia tutta. Dal reale sesso della giovane Meres, a lungo considerata un ragazzo, alla nuova datazione del visir Imhotep, che potrebbe anticipare di un secolo la cronologia che conosciamo, le sorprese non sono mancate.
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