di Chiara Beria
Migliora la condizione femminile in Italia. Secondo l’Istat, le donne che hanno subito una violenza fisica o sessuale nei cinque anni precedenti la rilevazione sono passate dal 13,3% (2006) all’11,3% (2014). Merito dell’assertività delle vittime che, più frequentemente, riescono a interrompere l’abuso sul nascere. Aumenta, invece, la gravità degli episodi: le aggressioni da parte del partner che hanno causato ferite sono passate dal 26,3% (2006) al 40,2% (2014).
Gli ultimi dati, relativi al 2014, attestano che il 31,5 per cento delle donne tra i 16 e i 70 anni (6 milioni e 788 mila) ha subito nel corso della vita una qualche forma di abuso: il 20,2% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale e il 5,4% uno stupro tentato o consumato. Il 62,7% degli stupri è commesso dal partner; il 76,8% delle molestie, invece, da persone sconosciute alla vittima.
Rispetto all’indagine precedente (2006) le donne vivono meglio il rapporto di coppia. Il dato sulla violenza psicologica inflitta dal partner attuale cala dal 42,3% al 26,4%. È in aumento, invece, la consapevolezza femminile. Più donne considerano la violenza inflitta dal partner un reato (dal 14,3% al 29,6%), la denunciano alle forze dell’ordine (dal 6,7% all’11,8%), ne parlano con qualcuno (dal 67,8% al 75,9%) o cercano aiuto presso i servizi specializzati (dal 2,4% al 4,9%).
Il cambiamento culturale non ha effetto, però, su chi subisce un gesto di violenza estrema. Gli omicidi sono in continua diminuzione dagli anni Novanta, ma il calo ha riguardato soprattutto gli uomini: tra il 1991 e il 2015 il tasso è diminuito da circa 4 a 1 omicidio ogni 100 mila maschi e dallo 0,8 allo 0,5 ogni 100 mila femmine. Una tendenza analoga è osservabile anche nell’ambito della violenza sessuale. La quota di donne che ha subito uno stupro (tentato o consumato) è stabile: 1,2% sia per il 2006 sia per il 2014. Altri indicatori sono addirittura in crescita. Aumenta, infatti, il numero di vittime che hanno temuto per la propria vita: dal 18,8% (2006) al 34,5% (2014).
«Le violenze estreme – spiega il presidente della Società Italiana di Psicologia, Antonio Lo Iacono – giungono dopo continue conflittualità quotidiane, che fanno considerare “familiare” questo tipo di comunicazione. La violenza diventa quasi una consuetudine relazionale che, a lungo andare, può scaturire in un gesto tragico. Quindi il fenomeno non è legato alla cultura ma, piuttosto, alla natura dei rapporti interpersonali che si sono creati nel tempo».
L’ultimo Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes 2016), sempre a cura dell’Istat, fornisce ulteriori spunti di riflessione. La percentuale di donne che temono di subire una violenza sessuale è diminuita dal 52,1% del 2009 al 36,2% del 2016. Il calo è evidente soprattutto tra le giovani: -29 punti percentuali per le ragazze di 14-19 anni e -19 punti per le 20-44enni. Parallelamente, rispetto al 2009 aumentano le donne che dichiarano di “sentirsi al sicuro camminando al buio nella zona in cui vivono”: +7,2 punti percentuali per le 14-19enni, +6,8 per le donne di 55-59 anni, +3,7 per quelle di 19-24 anni e +3 per le 35-44enni.
«La percezione del pericolo – dice ancora lo psicologo – è influenzata da fattori sociali, culturali ed educativi. Ma si tratta, nel complesso, di un giudizio individuale e soggettivo. E proprio questa soggettività induce alcune donne a sottovalutare la pericolosità del loro compagno».